MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 21


Quarta domenica dopo Pentecoste


7 luglio 1946

   Introito: Salmo 27 (26), 1-3.
   Orazione: Fa', te ne preghiamo o Signore, che il corso del mondo si svolga tranquillamente, secondo i tuoi ordini, e che la tua Chiesa abbia le gioie di una tranquilla devozione.
   Epistola: Romani 8, 18-23.
   Graduale: Salmo 9, 5.10; 79 (78), 9-10.
   Vangelo: Luca 5, 1-11.
   Offertorio: Salmo 13 (12), 4-5.
   Segreta: Nel ricevere le nostre offerte, plàcati, te ne preghiamo o Signore, e propizio assoggèttati le nostre volontà sebbene ribelli.
   Comunione: Salmo 18 (17), 3.
   Dopocomunione: Deh! fa', te ne preghiamo o Signore, che i ricevuti misteri ci purifichino e ci difendano con la loro virtù.
  

   Dice Azaria:
   «Tutta per te, tutta per te, anima mia, per esserti conforto e cibo sapienziale al posto del Pane1 che per te realmente doveva essere "quotidiano", cara anima che tutto hai dato per amore dei fratelli per imitazione del Cristo e che nella tua prigionia di segregata dall'Amore che immola non avevi che questo Sole.
   È detto nei salmi: "Beato colui che ha l'intelligenza del povero e dell'indigente". E della povertà nelle sue forme. Perché povero e indigente non è soltanto chi manca di pane materiale e di denaro. Povero, e in un senso molto più alto, è anche colui che, per un crocifiggente volere di Dio, è impossibilitato a sfamarsi anche del pane che Gesù, per bocca di Isaia, promette, offre ai poveri, a quelli che non hanno denaro, con le parole: "Sitibondi, venite alle acque, e voi che non avete denari venite a comperare e a mangiare, venite a comperare senza denaro". Parole nelle quali si ritrova amplificata in potenza la Parola di Gesù nel Vangelo di Giovanni: "Cercate di procurarvi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell'Uomo darà... Il Padre mio vi dà il vero pane del Cielo... Io sono il Pane di Vita: chi viene a Me non avrà più fame, chi crede in Me non avrà più sete... Tutto quello che il Padre mi dà verrà a Me, né Io scaccerò chi a Me viene, perché Io sono disceso dal Cielo per fare la volontà del Padre mio. E la Volontà del Padre è che Io non perda nemmeno uno di quelli che Egli mi ha dato... Io sono il Pane vivo disceso dal Cielo... Il Pane che Io darò è la mia Carne data per la vita del mondo". E ancora: "Chi ha sete venga a Me e beva".
   La parola di Dio è chiara. Egli vuole che il suo Pane sia dato, e con abbondanza, a tutti coloro che lo chiedono, e specie a quelli che portano una croce, perché siano fortificati col Pane dei forti.
   La carità, che troppi confondono con l'elemosina, non ha limitazioni nella impossibilità di uno ad andare, a parlare, a difendersi, a potersi procurare cibo e difesa. Ma anzi la carità, la vera carità intelligente e cosciente - e tale perché, essendo vera, ha perfezione di cosa divina - va sollecita là proprio dove, per un complesso di cose, vi è impossibilità di venire, di parlare, di procurarsi cibo e difesa. La carità comprende i bisogni materiali e spirituali dei poveri, di questa categoria speciale di poveri che sono nell'impossibilità di andare là dove si compera "senza denaro" il Pane disceso dal Cielo. È la più alta delle carità, questa, perché è portare Dio alla creatura che di Lui appetisce, e mettere nella creatura il Consolatore, il Maestro, l'Amico, Colui che grida con instancabile voce: "Voi tutti che soffrite, venite a Me".
   Chi non comprende questo non ha l'intelligenza delle povertà, e del povero e dell'indigente, e non conosce le anime dei fratelli, come non conosce Dio. Non lo conosce perché non ha e non è nella carità, e chi non è e non ha la carità non è in Dio.
   E allora? Che farai, povera anima che non sei soccorsa da chi non ha pietà della tua miseria? Sarai "sola" perché essi si ritirano? Sarai desolata per questo? Dovrai dubitare di esser amata o salvata da Dio?
   Nulla di questo. Ma anzi giubilare devi, così come il Cristo che, dopo l'Ora tremenda del Getsemani, nella quale [lo sommerse] tutto il dubbio del mondo e dei mondani, mosso da Satana come una macchina di guerra per abbattere il Forte, risorse nella certezza della sua missione, vedendo che il Signore lo consumava nei patimenti caricandolo di tutto il peso dell'espiazione, abbandonandolo all'odio dei nemici, per poi farlo Trionfatore della Morte, del Peccato. Allora, morendo trafitto, percosso, vilipeso, maledetto, il Cristo disse, nel suo Cuore morente: "Io sono il Re e Redentore. Invano, o Satana, mi hai voluto rendere dubitoso. Questo è il segno che Io sono nella Grazia del Signore e nella sua compiacenza, e che tutto otterrò perché tutto è contro Me. Le contraddizioni di Satana e del mondo, contro uno che del mondo non è, è il segno più sicuro che colui che è perseguitato è in Te, o Padre mio".
   Sì, Maria. La contraddizione su un'opera buona, la persecuzione su un'anima innocente, è il segno probatorio più sicuro, mai mancato, che quell'opera è da Dio e che quell'anima è al servizio di Dio.
   Credilo, credilo come fosse certezza di fede, - lo puoi credere perché un angelo non mente - che quando uno è perseguitato senza aver meritato persecuzione, che quando un'opera buona è osteggiata, è perché Satana li odia. E l'odio di Satana è sempre contro là dove è Dio.
   Giubila dunque di essere perseguitata e contraddetta, perché questo è il segno che tu sei in Dio e la tua Opera è da Dio. E ripeti al tuo animo affranto le parole dell'Introito: "Il Signore è la mia luce e la mia salvezza. Di che allora ho a temere? Il Signore protegge la mia vita. Chi potrà allora farmi tremare?".
   Oh! Maria! Alza gli occhi dello spirito a contemplare i cittadini dei Cieli. Quei cittadini che prima di essere spiriti beati nella contemplazione di Dio furono uomini sulla Terra. Ebbene? Che vedi su essi? I segni per cui conquistarono quel posto. E non uno, meno i pargoli morti avanti l'uso di ragione, manca del segno della contraddizione del mondo alla loro virtù e missione. Questo segno di martirio, sia cruento o incruento, non manca in nessuno di essi. Perché il mondo odia, perseguita e schernisce chi è da Dio.
   Così come ad un inferocito toro è di aizzamento il rosso, ugualmente agli invidi o ai negatori è di aizzamento il fulgore della carità che si espande dai diletti al Signore, e contro essa si avventa per abbatterla, distruggerla. Non può. Ogni urto la fa aumentare in potenza. E la potenza di essa è tale che, come dice l'Introito, "i nemici vacillano e cadono".
   Lasciali cadere senza rancore, senza giubilare della loro caduta. Lasciali cadere senza distrarti per il rumore della loro caduta. Ascolta Dio e le sue voci, e non tremare nel tuo cuore.
   Prega soltanto. Prega il Signore che il corso del mondo si svolga tranquillamente, secondo i suoi ordini, e che la Chiesa abbia le gioie di una tranquilla devozione. E intendi ciò che questo vuol dire.
   Il mondo non è, secondo il pensiero comune, tranquillo. Sventure, calamità di ogni sorta lo scorrono e tormentano. Ma tutto ciò avviene ancora per volontà di uomini. Il mondo in sé stesso, la Terra, il pianeta, svolge tranquillamente il suo corso secondo che la volontà del Creatore gli ha ordinato. Come astro che compia la sua traiettoria nel firmamento, il pianeta, che ha nome Terra, da decine di migliaia di anni segue il suo corso che si è iniziato coll'esser creato e che avrebbe dovuto terminare con la disgregazione, quando la sua fine fosse venuta al tempo segnato.
   Ma come, nella sua infanzia, fu minacciato di distruzione perché la corruzione degli uomini aveva fatto pentire il Creatore di averli creati, così, in questa sua età nella quale la corruzione supera ogni misura, e si trova nelle regge e nei tuguri in uguale misura, e non è esente il luogo sacro da inquinamenti corrotti - e l'amore è morto per far luogo all'odio senza più neppure ragione nazionale, all'odio per l'odio, all'odio per l'umanità, e perciò per sé stessi, e gli uomini sono insieme suicidi, omicidi e deicidi, alzando la mano armata di livore e di empietà e delle sataniche scoperte contro Dio nelle creature, e contro Dio in Sé stesso, e contro sé stessi e contro tutto - non può questo peccato continuo contro la carità e questo satanico ribollire di superbie in molti, in troppi uomini e per tutti i motivi, provocare un "Fiat" divino che interrompa il corso del mondo e provochi il disgregamento di esso con orribili convulsioni, per cui folli di terrore gli uomini - per guerre, fami, stragi di epidemie e terremoti, cicloni, inondazioni, grandine, fuoco, pestilenze, invasioni di animali distruttori e creazione di macchine e veleni micidiali, in un apocalittico succedersi di castighi - gli uomini, accecati nella vista per le tenebre e nel cuore per il terrore e l'ateismo, vadano a morte e poi al tremendo Giudizio avanti l'ora?
   Ricordate tutti che se le preghiere2 dei giusti e della Tutta Grazia accelerarono di anni la venuta del Cristo, e fu grazia grande, questo accelerare i tempi della fine del mondo, con le colpe senza numero, sarà la disgrazia più grande di cui l'Umanità avrà a soffrire, perché sarà l'ira del Signore quella che colpirà.
   Pregate dunque, o voi buoni, perché il mondo muoia quando è segnato che muoia. Pregate perché Dio non mandi i suoi giustizieri a colpirlo, così come fece con Lucifero e con Adamo. Perché i decreti di Dio sono eterni, sì. Ma possono conoscere mutazione quando la sua Giustizia e il decoro di Sé stesso impone all'Amore di ricordare alle creature che Uno solo è Dio e nessuno è più grande di Lui. Questo per il mondo.
   E per la Chiesa "le gioie di una tranquilla devozione" sai quali sono, anima mia? Quelle che vengono da una esatta conoscenza, da una giusta applicazione, da una santa volontà, della Fede, del Vangelo, della carità.
   Una esatta conoscenza della Fede e una giusta applicazione del Vangelo, nel quale, portata alla perfezione, è tutta la religione antica fusa alla religione cristiana, impediscono la creazione di eresie e di sètte, di esaltazioni o di freddezze colpevoli, e una santa volontà di amore distrugge, col suo fuoco, le venefiche piante delle eresie e delle sètte.
   È l'amore, sempre, quello che salva e conserva. Non è l'esaltazione fanatica, né il rigore agghiacciante. È l'essere cristiani, così come Cristo ha voluto. E nella Chiesa in tutte le sue gerarchie, e nei fedeli in tutte le loro condizioni. Allora, da una Chiesa militante, veramente cristiana in tutti i suoi membri, nutrita di Cristo come la pianta si nutre del midollo e ne spinge il vigore sino all'ultima fogliuzza sulla più alta fronda, verrà la gioia della tranquilla devozione, priva di febbri intercorrenti di misticismo sterile e di oscuramenti per cui le tenebre salgono ad avvolgere la Luce, dando scosse dannose agli spiriti che non sono tutti di adulti, ma anzi, per la più parte, sono di deboli pargoli spirituali, bisognosi di tranquilla gioia per crescere nel Signore, di costante fede, di calda carità che li fasci e corrobori per proteggerli dalle insidie dell'Avversario, del mondo e della carne.
   Prega, prega sempre, tu figlia della Chiesa, per questa tua Madre, prega per i fratelli che sono come te figli della Chiesa, forse prodighi, talora separati, tal'altra traviati, perché siano con la Madre, e la Madre non abbia che la carità di Cristo per il gregge fedele e per le pecorelle sviate, e richiami, esorti, conforti, sostenga, materna, materna, materna, santa, perfetta come il suo Capo: il Signore Nostro Gesù.
   Ed ora leggiamo Paolo. Ecco che ti conforta con una santa parola. Accettala perché è verità. Paolo la disse sulla Terra. Ma ora scende dai Cieli, confermata dall'approvazione di Colui che più di tutti patì e che, divinamente glorioso, manifesta nel suo Corpo che ha patito e che perciò è glorioso come Uomo oltre che come Dio. "Io tengo per certo che i patimenti del tempo presente non sono da paragonarsi alla futura gloria che sarà manifestata in noi".
   Ciò è. Molti i patimenti dei figli veri del Dio vero. Ma superiore, senza misura, la gloria futura che avranno in Cielo.
   Il Verbo era Dio. Perciò era infinita la sua gloria di Dio. Ma Egli stesso era gloria a Sé stesso. Si fece Uomo e patì nel tempo, atrocemente, completamente. Poi salì al Cielo, e alla sua gloria infinita unì la gloria di tutti i salvati. E ogni santo è aumento di gloria che il Verbo si è ottenuto col patimento nel tempo. Che cosa sarebbero stati i Cieli senza il suo patire? La statica gloria di Dio li avrebbe empiti, è vero. Ma non avrebbero conosciuto gli osanna dei mille e diecimila beati, dei centoquarantaquattromila di ogni tribù, né avrebbero conosciuto il cantico nuovo appoggiato su un suono simile a quello di molte acque e al rombo del tuono, simile ad un concerto di arpisti che suonino i loro strumenti, il cantico nuovo dei vergini che seguono l'Agnello dovunque vada, e portano sulla fronte il suo Nome e quello del Padre, il cantico che solo quelli che furono riscattati dalla Terra, primizie all'Agnello e a Dio, possono cantare.
   Tutta questa gloria che si moltiplica intorno a quella del Verbo per ogni santo viene al Cristo perché, nel tempo, patì, e ciò che era rifulse per i suoi patimenti e rifulge in eterno in Lui e nel suo Corpo glorificato come nel suo Spirito Divino.
   "Difatti, la creazione sta ansiosamente aspettando la rivelazione dei figli di Dio".
   Attenta bene, anima mia. Cosa vuol dire questa frase?
   Di quale rivelazione parla? Una volta ti ho parlato3 dei due rami dell'Umanità: il ramo dei figli della libera e quello dei figli della schiava. Ecco: quella spiegazione ti aiuta a capire questa frase.
   La creazione attende di conoscere i figli di Dio per distinguerli dai figli del peccato. Quando lo conoscerà? Quando, il tempo essendo finito, saranno passati nella grande rassegna tutti gli uomini e separati, secondo giustizia, i figli di Dio dai figli del peccato.
   Per ora è un lavoro continuo, incessante per giungere a questa rivelazione. Ogni creatura lo deve compiere in sé stessa, e l'unione di tutte le creature, e la conoscenza del lavoro di ognuna, darà la rivelazione dei figli di Dio da distinguersi da quelli che non vollero esserlo.
   La vita di ogni singolo è simile ad una tessera di mosaico. E ognuno può dare ad essa, liberamente, il colore che vuole. Quando tutte le vite saranno riunite nella risurrezione finale, si comporrà il gran quadro della storia dell'umanità, di questo lato della creazione, il più eletto e, per essere il più eletto, il più insidiato dall'Avversario che nei progenitori assoggettò tutta l'Umanità alla vanità, con la permissione di Dio, per provare i suoi figli e poterli premiare con moltiplicati meriti per la loro santità conseguita con sforzo proprio e non con dono gratuito di Dio.
   A quale funesto orgoglio sarebbe mai giunto l'uomo se per una colpa in due modi felice e propizia non avesse conosciuto l'umiliazione all'alba della sua esistenza! Felice la colpa per avere ottenuto il Cristo, felice per aver mortificato l'uomo prima che secoli di immunità lo avessero fatto orgoglioso quanto Lucifero che, per essere senza colpa, si credette simile a Dio.
   Provvidenza anche questo cadere dell'Umanità, questo suo mordere il fango per ricordarsi che è fango animato da Dio, per sé stessa soltanto fango, per volontà di Dio: spirito in un fango, a santificarlo, a dargli l'impronta, la somiglianza con l'Inconosciuto, col Perfetto, con lo Spirito, con l'Eterno. Provvidenza questo cadere all'inizio del suo giorno, per avere un lungo espiare e poter risalire tutta la via, tornare al Cielo dall'abisso, tornarvi con la buona volontà, con l'aiuto del Salvatore, con la battaglia contro la Tentazione, con la fortezza che spezza le catene della concupiscenza, con la Fede, la Speranza, la Carità, con l'Umiltà santa e la santa Ubbidienza, per giungere ad essere meritatamente gloriosi e liberi della libertà gloriosa dei figli di Dio.
   Troppe volte l'uomo maledice sterilmente il primo peccato e bestemmia contro Dio come un imprudente Signore che ha messo l'Uomo in tentazione più forte di lui. Ma cosa sarebbe avvenuto se l'Uomo, in luogo di cedere alla Tentazione che lo induceva a credere che mangiando il frutto proibito sarebbe divenuto simile a Dio, fosse giunto, senza alcun tentatore, a credersi da sé Dio perché senza peccato, perché senza dolore, perché senza morte?
   Non più redenzione allora, perché l'Uomo sarebbe stato un nuovo Lucifero. Anzi una legione senza numero di luciferi, perché col corso dei secoli l'Umanità si sarebbe aumentata per tutti i procreati, e non un uomo e una donna, ma tutti avrebbero peccato per questa eresia sacrilega, e la razza sarebbe perita tutta in un castigo infernale.
   Il Creatore amò la creatura più bella del creato. Quella in cui l'anima gettava luci celesti. E la volle in condizione d'esser salvata ancora. E che? Può l'uomo dubitare che Dio non avrebbe potuto impedire a Satana di entrare nell'Eden? No. Non pensate questo. Ma credete che l'atto di Dio fu buono come ogni suo atto, e causa ad atto infinitamente buono, quale fu quello dell'Incarnazione del Verbo per la salvezza dell'uomo.
   "Noi sappiamo che fino ad ora tutte le creature sospirano e sono nei dolori del parto".
   Infatti ognuna deve partorire sé stessa, l'eterna sé stessa, colei che nasce al Cielo o all'Inferno nel momento in cui la prima morte leva l'anima e il respiro, e la prima chiamata, davanti a Colui che non si può ingannare, avviene. Dalla materia, come da fiore frutto - dalla materia che i Sacramenti aiutano a divenire da catena, intralcio, peso alla santificazione, alla nascita alla Vita del figlio immortale di Dio, al beato abitante cittadino del Cielo, strumento di santificazione col suo stare soggetta allo spirito, e spirito di giusto, di ubbidiente, di umile a Dio e alla sua Legge - dalla materia, come frutto dal fiore, ecco che sarà partorito, con doglie di tutta la vita, con peso di gestazione per tutta la vita, il figlio di Dio, fratello al Cristo, compartecipe, per promessa divina, alla divinità.
   "Voi siete dèi" è scritto nella Scrittura e nelle lettere di Paolo. Né Gesù ha negato che l'uomo, facendosi santo con uno sforzo costante verso la perfezione, non divenga simile a Dio Padre suo con la proporzione di figlio verso il Padre, dello spirito creato allo Spirito Ss. Increato.
   Ma per giungere a questa glorificazione occorre sospirare e soffrire con pazienza e speranza, con fede e amore, proprio come una madre che per lunghi mesi soffre e spera, e va volentieri incontro al dolore pur di dare alla luce la sua creatura.
   Vedete come è buono Dio? Alla materia concede di procreare, di quasi essere dei piccoli creatori. Ma a tutti gli spiriti concede di ricreare sé stessi, perché l'anima, data da Dio, può ricrearsi e supercrearsi, raggiungendo la dignità eccelsa di figli di Dio, compartecipi della gloria eterna del Padre.
   "E non esse soltanto, ma anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi sospiriamo dentro di noi stessi aspettando l'adozione di figli di Dio e la redenzione del nostro corpo, in Gesù Cristo Signor Nostro".
   Il possedere doni straordinari non elimina dal dover soffrire per ricrearsi al Cielo. Anzi, in proporzione della gioia che dal Cielo vi viene, dovete saper soffrire per giungere a sempre più alti gradi di perfezione spirituale. E avere la "parola di Dio" non è avere le primizie dello Spirito, anima mia? Perciò proporzionata a questa grazia sia la tua forza.
  Procedi dal tuo rifugio sicuro, dalle braccia del Padre tuo che ti conforta nella tua tribolazione e ti dà i suoi conforti per compensarti di quelli che gli uomini ti negano. Tienti nella Luce perché i tuoi occhi siano illuminati e perché tu non ti addormenti mai nella morte spirituale affinché chi ti è nemico non possa dire mai: "L'ho vinta!". Pensa che devi essere desta, giusta, luminosa, sapiente, e per l'anima tua e per l'Opera di Dio che una tua defezione anche lieve svaluterebbe. Sii santa per dar gioia a Dio, pace alla tua anima e vita eterna e per non menomare il dono di Dio. Pensa che faresti il giuoco dei nemici. Incorònati la fronte di spine, sii ferma sotto la flagellazione, vai sotto la croce. Ma fa' che chi ti tormenta debba dire un giorno la parola dei crocifissori sul Calvario: "Era uno spirito giusto", e si batta il petto dicendo: "Le sofferenze che le demmo pesano sulla nostra coscienza e gridano a Dio perché abbiamo conculcato un'innocente che serviva Dio. Perciò Dio abbiamo combattuto". 
   Vieni, vieni, anima mia, anima sempre più amata. Vieni, riposati sul seno di chi non tradisce i figli suoi. Riposati su chi ti è dato per padre.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 al posto del Pane… Si tratta del Pane Eucaristico, di cui la scrittrice era stata privata dal 2 luglio. Accenni al riguardo sono in uno scritto del 12 luglio 1946 (nel volume I quaderni del 1945-1950), in un "dettato" del 6 gennaio 1949 (nel volumetto Quadernetti) e in una lettera del 9 gennaio 1949 (nella raccolta delle Lettere a Mons. Carinci). Cinque capoversi più sotto, alle parole Sarai "sola" perché essi si ritirano?, la scrittrice annota a matita sulla copia dattiloscritta: Allude al Padre Generale che proibì di portarmi più la S. Comunione

  2 le preghiere… della Tutta Grazia accelerarono… la venuta del Cristo… È un concetto espresso in vari punti dell'opera L'Evangelo come mi è stato rivelato, dove li abbiamo richiamati in una nota del capitolo 561 (volume 9°). 

  3 ti ho parlato…, il 31 marzo, nella lezione sulla Messa della quarta domenica di Quaresima.