MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 22


Quinta domenica dopo Pentecoste


14 luglio 1946

   Introito: Salmo 27 (26), 1.7.9.
   Orazione: O Dio, che per quelli che ti amano tieni preparati invisibili beni, infondi nei nostri cuori i sentimenti del tuo amore, affinché, amandoti in tutto e sopra tutto, conseguiamo le cose che hai promesse, le quali sono superiori ad ogni desiderio.
   Epistola: 1 Pietro 3, 8-15.
   Graduale: Salmo 21 (20), 1; 84 (83), 9-10.
   Vangelo: Matteo 5, 20-24.
   Offertorio: Salmo 16 (15), 7-8.
   Segreta: Sii propizio, Signore, alle nostre suppliche e accogli benigno queste offerte dei tuoi servi e delle tue serve, affinché ridondi a salute di tutti ciò che ciascuno ha offerto in onore del tuo nome.
   Comunione: Salmo 27 (26), 4.
   Dopocomunione: Dopo averci saziati con il dono celeste, concedici, te ne preghiamo o Signore, di essere purificati dai nostri occulti peccati e liberati dalle insidie dei nemici.
  

   Dice S. Azaria:
   «Anche questa tutta per te, per consolarti in quest'ora dolorosa1.
   "Ascolta, o Signore, la voce della mia preghiera; sii il mio aiuto, non mi abbandonare, non mi disprezzare, o Dio, mio Salvatore. Il Signore è la mia luce e la mia salvezza. Di che ho a temere?", dice l'Introito.
   L'Introito che io spiego sempre molto, perché è la nota base di ogni singola S. Messa. Dopo, il cantico liturgico prosegue, si scioglie, sale sempre più in alto, ma la nota iniziale perdura in tutte le sue parti. Qui è nota di fiducia nei divini aiuti, quelli dei quali tutti hanno bisogno, e tu in specie, anima mia, che non hai che Dio a tuo aiuto in quest'ora. Ma confida. Uno sguardo solo di Dio è più potente di tutte le male forze degli uomini messe insieme.
   Che vuoi mai cercare di far piegare gli uomini che resistono anche al Signore, tu, povera creatura? Le tue parole e le tue prove cadono, dopo aver percosso il blocco durissimo del loro volere che ti è nemico, senza neppure lasciare uno sfregio sulla superficie tetragona ad ogni penetrazione. Solo un volere divino può penetrarli, può sbriciolarli come il fulmine spezza ciò che colpisce. E il fulmine divino è il più forte di tutti e non si resiste ad esso. Ma tu non desiderare, per essi, fulmini che non siano d'amore. Anche questo è fulmine, ma non distrugge, anzi edifica, trasforma, ammolla, rende buoni i non buoni, muta in sostenitori i persecutori, e soprattutto impedisce la rovina della loro anima.
   Questo, tu, vittima offertasi per la salute delle anime e perché il Regno di Cristo, ossia l'amore, si instauri nelle anime, lo devi avere a meta principale di ogni tua azione.
  Essi duri, tu dolce; essi nemici, tu sorella; essi mossi a ferirti, tu a carezzarli. Sino ad ora sei stata eroica in questo amore opposto all'astio, in questa pazienza contro il loro volere ostinato a dissolvere ciò che Dio vuole e [che] tu chiedi in nome di Dio. Essi hanno alzato la mano, spiritualmente, a trafiggere il tuo spirito. Ebbene, imita l'agnello che bacia la mano di chi lo sgozza e il Divino Agnello che, mansueto, non si sottrasse ai suoi percotitori, ma anzi spinse l'amore a pregare per loro con le sue ultime parole.
   Fa' così. E se neppure questo li ammolcirà e tu morrai consumata davanti alla loro muraglia impenetrabile, non temere. Giustizia è nel Cielo. E giustizia sarà per la fiamma che si è spenta dando luce e calore sino all'estremo, e per coloro che rimasero gelidi e oscuri davanti al suo guizzare amoroso. Affidati a Dio. Supplicalo soltanto che non ti abbandoni e non ti disprezzi Lui, e poi non ti preoccupare degli abbandoni e disprezzi del mondo. Sono un onore per chi li riceve, perché è segno che egli non è del mondo ma di Dio.
   Senti l'Orazione? "O Dio che per quelli che ti amano tieni preparati invisibili beni".
   Tu lo ami. Molto più di te stessa. Quel che non sia gloria di Dio non ti suscita desiderio di averla. Solo questa gloria. Tutto quanto Dio ti aveva concesso hai dato per la sua gloria.
   Ricorda, a tuo conforto, l'episodio del giovane ricco. Egli chiede al Maestro: "Che devo fare per avere la vita eterna?". E Gesù gli dice: "Tu sai i comandamenti". Quello risponde: "Li ho osservati fin dalla mia giovinezza". E allora il Maestro Divino gli dice: "Ti manca ancora una cosa: vendi quanto hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in Cielo, poi vieni e seguimi".
   Ecco. Dopo i Comandamenti osservati dalla tua giovinezza, e dopo avere venduto ogni tuo bene col sacrificio della tua salute, supremo olocausto e il più meritorio perché offerto da te, non accettato come gli altri che Dio ti chiedeva, ti sei messa al seguito, non del Re, ma del Martire. I poveri, per te, sono coloro ai quali hai ottenuto amicizia di Dio con la tua oscura immolazione. Ora se Gesù Ss. assicura la vita eterna a chi vende il suo, il suo materiale, per darlo in materiale soccorso ai poveri, che non darà a quelli che si spogliano anche della vita e con questa moneta acquistano la Vita a coloro che sono languenti o morti nello spirito?
   Hai dato tutto. Dio ti darà infinitamente. E ti dà da ora infinito amore, ti dà il bene del suo amore sensibile, la sua parola, anticipi del bene immisurabile che ti attende lassù: il bene che sarà Lui stesso, il tuo Dio, non più costretto a velare Sé stesso per adeguarsi alla tua capacità di creatura di sostenerne la presenza.
   "Infondi nei cuori i sentimenti del tuo amore".
   Oh! E di che vivi, tu spoglia di tutto, di tutto priva, sin del suo Pane, se non di questi sentimenti di amore divino? Ma guarda i fratelli tuoi. In quali, in quanti è la pingue misura che Dio ti dà di Sé stesso?
   "Affinché amandoti in tutto e sopra tutto".
   L'amore si ricambia con l'amore, e nell'amore ogni sacrificio è possibile, e con l'amore "si conseguono le cose che Dio ha promesse, le quali sono superiori ad ogni desiderio".
   Sono superiori ad ogni desiderio! Veramente quale creatura, per quanto possa esser avanti nella conoscenza del Bene, può giungere col suo pensiero desideroso ai limiti, anche solo ai limiti di ciò che è il premio che lo attende nel Cielo? E là, non ai limiti, ma dentro, nella beatitudine perfetta, sarà immerso lo spirito di quelli che, avendo amato Dio in tutto e sopra tutto, avranno conseguito il possesso di Dio. Ora esausta, là nutrita; ora sanzionata dalle creature, là dal Creatore premiata.
   Dimentica il tempo e gli uomini. Guarda l'eternità e l'Eterno. Non è qui il tuo luogo. Come pellegrina in un albergo dove i mercenari ti servono male, o negano di servirti, tu sei sulla Terra. Ma nella Casa del Padre tuo non conoscerai più i disagi di ora. Non ti affliggere dunque di ciò che soffri ora, ma pensa che ogni giorno che cade ti avvicina al luogo celeste in cui sarai amata dal Padre e dai fratelli come si ama in Cielo dove è soltanto perfezione, e sempre più aumenta la tua formazione, ricordando la Parola di Gesù Signor Nostro: "Siate perfetti come è perfetto il Padre mio".
   Come si giunge a questa perfezione? Oh! sempre attraverso l'amore. Non ha insegnato altro mezzo il Maestro vostro Ss., non ne ha insegnato altro il suo primo Vicario, il Beato Pietro. "State tutti concordi, compassionevoli, amanti dei fratelli, misericordiosi, modesti, umili". Queste diverse manifestazioni di virtù cristiane non sono forse amore? Amore ai fratelli nelle prime quattro. Amore a Dio nelle due ultime riconoscendo che, se una sua bontà vi fa qualcosa più che non siano gli altri, questo è dono di Dio, e perciò, nella vostra elezione, siate sempre più modesti, sempre più umili, perché l'elezione non si muti in rovina, in una falsa santità atta ad ingannare gli uomini ma non il Signore, ipocrita santità di cui sareste chiamati a giustificarvi davanti al Giudice e della quale sareste puniti.
   Da queste prime virtù ecco che Pietro passa a virtù più difficile: quella del perdono. Il perdono alle offese è il saggio della vostra carità e della vostra unione al Verbo. "Ché se voi amate quelli che vi amano, che merito avete? Amate quelli che vi odiano e porgete l'altra guancia a chi vi schiaffeggia". Così ha detto il Signor Nostro Gesù. Perché vi vuole salvi. E se a chi lanciava un insulto al suo simile il Sinedrio dava condanna, e il fuoco della Geenna era promesso a chi offendeva il suo simile - e ciò mentre ancora l'Amore non era venuto ad ammaestrare e regnare sulla Terra, nel cuore dei suoi seguaci - colui che, nella Nuova Legge, non sa amare i suoi nemici e sopportare le offese ma reagisce, con animalità opposta all'animalità altrui, belva pronta ad ogni bassa reazione del bruto, incontrerà un ben più grave giudizio di quello del Sinedrio, e un fuoco ben più atroce quando, spogliato della carne come di una corazza che lo faceva offensivo e oscuro, si presenterà col suo spirito nudo al Giudice che insegnò l'amore e che redense con l'amore.
   Pietro, eco fedele del suo Maestro, ripete: "Non rendete male per male, né maledizione per maledizione, ma anzi benedite; perché per questo siete stati chiamati: per ereditare la benedizione".
   Oh! è difficile! Lo comprendo che è difficile! Nelle creature anche più spirituali la carne non è annullata e tenta dei soprassalti sotto la sferza delle offese. Ma ti voglio insegnare il segreto per ottenere vittoria sull'io umano, troppo aizzato dalle frecce continue che ti feriscono.
   Senti, anima mia. Se tu contempli le frecce delle offese per quello che sono: offese, non le puoi amare. Se tu contempli quelli che te le scoccano per ciò che sono: ingiusti, non li puoi amare. Ma se tu contempli le frecce delle offese come armi di martirio e pensi, come pensava il beato Sebastiano2, che ogni nuova freccia era una nuova penna concessa al suo prossimo volo, se tu le contempli come tanti strali di fuoco che, consumando con accelerato incendio la tua carne, valgono a purificarla e a sciogliere la carcere della tua anima, se tu guardi i tuoi torturatori come i cooperatori più validi a darti la corona di martire, se pensi che Dio ti ama senza limite al punto di permettere che tu sia simile ai suoi Confessori, simile al Figlio suo, ucciso dagli uomini per redimere gli uomini, se tu farai questo che ti dico, tu amerai le offese che ti traffiggono, le bacerai come i martiri le loro catene, e amerai quelli che, aprendoti il Cielo col levarti la vita, sono, senza saperlo, i tuoi primi benefattori.
   "Non sanno quello che fanno" nel male. Perché se lo sapessero e lo facessero ugualmente, misere le loro anime! Ma credono di servire Dio, novelli giudei, e di salvare il popolo, mettendo a morte l'innocente. E però anche "non sanno quello che fanno" nel bene. Perché ti danno di loro mano i mezzi con cui essere coronata dopo quest'ultima battaglia. Li devi amare per ciò.
  Il Nostro Signore Ss. te lo ha detto una volta, parlando in una visione3: "Non c'è nessun uomo che sia completamente cattivo, volontariamente cattivo per tutta la vita. Perciò bisogna compatire, pensando a ciò che uno ha potuto fare di bene e che noi non conosciamo". Fa' così, anima mia.
   "Chi dunque vuole amare la Vita e vedere giorni felici raffreni la sua lingua dal male e le sue labbra dal parlare fraudolento, schivi il male, faccia il bene, cerchi la pace, si sforzi di conseguirla".
   Non la povera vita di un'ora, ma la Vita eterna nomina il Beato Pietro, e parla dei giorni eterni, quelli che per i "vivi" nel Signore saranno veramente felici. Oh! merita saper tacere, ché il parlare tante volte trascina fuor dalla carità, facendo sbalordito lo spirito col frastuono delle parole proprie e altrui, e, nello sbalordimento, può uscir fraudolenza pur di primeggiare nel combattimento coll'avversario, e la disputa può degenerare da giusta in ingiusta, e chi ha ragione può passare dalla parte del torto passando la misura del rispetto e dell'amore, e soprattutto altera la pace e la altera nel cuore altrui.
   Nella pace è Dio. Non conviene dunque, per conseguire una povera vittoria, perdere Dio. Ma anzi, soffocando ogni rivolta dell'umanità, che si inalbera sotto le sferzate ingiuste, lasciate cadere ogni diritto, anche giusto e lecito, per essere liberi di aderire con tutte le vostre forze a Dio solo. E la pace sarà in voi piena, luminosa, amica buona e maestra santa, "perché il Signore ha gli occhi sopra i giusti e le orecchie intente alle loro preghiere". Anzi, non "sopra", ma dentro voi sarà Iddio, perché i pacifici saranno nel Padre e il Padre in loro, secondo la promessa beatifica del Verbo.
   Avere Dio, la Pace in voi! Se noi angeli consideriamo cosa è vedere Dio, possiamo ben capire cosa deve esser per voi ciò che è avere Dio, il Pacifico in voi. E possiamo anche intuire cosa debba essere la vita di quello che, in un'ora di meditazione, comprende di aver agito male e perciò di avere su di sé, fisso, lo sguardo irato di Dio e il suo severo giudizio.
   Oh! Anima mia! La pace, la pace, sempre in te la pace. Perché tu sei nel tabernacolo, sotto la tenda di Dio. Non ne uscire neppure se tutti i turbini scuotono la tenda e squassano il tabernacolo per spaurirti, neppure se sciacalli o malandrini si aggirano intorno per il deserto che ti circonda. Nella fuga ti perderesti, nella reazione saresti vinta. Resta dove sei. Ricordati ciò che dice Gesù della sua Chiesa: "E le porte dell'inferno non prevarranno su di lei".
   Tu, chiusa nel padiglione sapienziale di Dio, nel tabernacolo del suo Cuore, del suo Amore, sei come in una Chiesa vivente "e le forze del male non prevarranno". Io te lo dico perché il mio Signore mi comanda di dirtelo insieme al Beato Pietro, che vi assicura che nessuno potrà nuocere a chi è zelante nel bene e chiama, con verità, beatitudine il soffrire per la giustizia, ricordando ancora una volta le parole del suo Maestro che ha promesso il Regno dei Cieli a chi soffre persecuzione per causa della giustizia.
   E con l'Apostolo e Pontefice ti dico: Non temere le loro minacce, non ti turbare, ma santifica nel tuo cuore Cristo Signore, dandogli la lode della tua giustizia onde gli uomini abbiano a proclamare: "Veramente in lei era vivo Cristo, il Santificatore, e per questo ella fu vittoriosa sulla sua umanità e sulle tentazioni e su coloro che la perseguitarono senza ragione, come perseguitarono il Cristo, suo Sposo, Maestro e Signore".
   Benedici il Signore che ti dà consiglio. Sta' sempre davanti al Signore e tieni davanti ai tuoi occhi il Divino Modello per ricopiarlo fedelmente in te. Appoggiati a Colui che ti ama, e non vacillerai. Chiedi una sola cosa al Signore e cerca questa sola: di abitare nella casa di Dio, sotto la tenda sapienziale che ti ha eretta a difesa e conforto, nella sicurezza del suo tabernacolo vivo, nel suo Cuore, per tutti i giorni della vita terrena, sino al momento in cui la fiamma, dopo un ultimo guizzo, si staccherà dalla lampada terrena e salirà al Cielo, piccola luce che torna alla Luce, piccolo fuoco che viene riassorbito dal Fuoco Divino, amore di creatura che si divinizza perdendosi in quello di Dio.
   Gloria, Gloria, Gloria al Signore che divinamente compensa i suoi servi e martiri!
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 in quest'ora dolorosa. Si tenga presente, anche per altri simili accenni che seguiranno, la nostra nota a pag. 161. Si legga, inoltre, lo sfogo della scrittrice nel brano 8 del capitolo 454 (nel volume 7°) dell'opera L'Evangelo come mi è stato rivelato.

  2 Sebastiano, santo martire del 3° secolo. Soldato pretoriano convertito al cristianesimo, subì a Roma la condanna al supplizio delle frecce. 

  3 parlando in una visione, che forse possiamo ravvisare nel capitolo 365 del volume 6° dell'opera L'Evangelo come mi è stato rivelato. La frase citata, quasi testualmente, è all'inizio del brano 3.