MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 25


Ottava domenica dopo Pentecoste


4 agosto 1946

   Introito: Salmo 48 (47), 2.10-11.
   Orazione: Concedici, te ne preghiamo o Signore, lo spirito di pensare ed agire sempre secondo giustizia, affinché noi, che non possiamo sussistere senza di te, riusciamo a vivere secondo il tuo volere.
   Epistola: Romani 8, 12-17.
   Graduale: Salmo 31 (30), 3; 48 (47), 2; 71 (70), 1.
   Vangelo: Luca 16, 1-9.
   Offertorio: Salmo 18 (17), 28.32.
   Segreta: Accetta, te ne preghiamo o Signore, i doni che, grazie alla tua liberalità, ti offriamo, e fa' che questi sacrosanti misteri, per l'efficace virtù della tua grazia, ci santifichino nel corso della vita presente e ci facciano giungere ai gaudi eterni.
   Comunione: Salmo 34 (33), 9.
   Dopocomunione: Il mistero celeste ci rinnovi, o Signore, nell'anima e nel corpo, in modo da farci sperimentare l'efficacia del culto reso.
  

   Dice Azaria:
   «Comprendi bene la frase dell'Introito di questa S. Messa. Per esattezza di traduzione è scritto: "Abbiamo ricevuta la tua misericordia in mezzo al tuo tempio". Ma per rendere esatta l'idea della frase liturgica io ti dico di meditare la frase modificata così: "Abbiamo ricevuta la tua misericordia a mezzo, o: per mezzo, del tuo tempio".
   Considera. Chi è il Cristo? Il Cristo reale e il Cristo mistico? Egli è il Tempio di Dio. Egli stesso lo ha detto. E questa sua verità gli fu gettata contro come un'accusa e una beffa nelle ore della sua Passione, e persino negli ultimi momenti: "Tu che hai detto di poter ricostruire il Tempio in tre giorni"; e prima: "Lo abbiamo sentito dire: 'Posso distruggere il Tempio di Dio e riedificarlo in tre giorni'", mentendo vilmente, perché è mentire alterare una parola detta da un altro allo scopo di rendere la frase più accusativa, o tale da mutarsi da frase giusta in ingiusta, e passibile di severo giudizio, è mentire come inventare totalmente una notizia o dire: "Io non ho fatto questo" quando invece lo si è fatto.
   I malvagi usano questo sistema, perché tutto serve ai malvagi, tutto serve per nuocere, anche la bontà, anche la verità, anche la condiscendenza e la pazienza altrui. E serve persino il miracolo che essi sanno prendere e mostrare come prova di satanismo o di anomalia fisica e psichica. E non dovete stupirvi o rammaricarvi, voi, anime predilette, voi, care voci, per i commenti e le derisioni degli uomini, per la loro condotta verso di voi. Non dovete neppure giudicarla.
   Limitatevi a pensare che non è tutta volontà di nuocervi ciò che fanno, ma è difetto, ma è, talora, oppressione del Nemico che lavora, come può, a rallentare e sminuire le opere di Dio e a vendicarsi sugli strumenti, facendoli oggetto della persecuzione altrui. È difetto: come non tutti gli uomini sono perfetti nei cinque sensi e nelle membra, così pure non tutti gli spiriti sono perfetti nella loro sensibilità al divino e al soprannaturale.
   È oppressione del Nemico. Non è detto che chi è oppresso sia un demonio o un peccatore. Anzi molto sovente è proprio uno spirito che cammina nelle vie del Signore, e che perciò è inviso a Satana, il quale, non potendo in altro modo farlo apparire malvagio e ostacolatore di Dio agli occhi degli uomini, lo appesantisce, lo sbalordisce, lo opprime, finché Dio lo permette. Vedi che io non dico: sono possessioni, e neppure ossessioni. Dico: sono oppressioni. Il leone infernale ha colto un momento di languore spirituale, o di distrazione, e ha abbattuto la preda, tenendola oppressa sotto la sua tenebra, ma non la può divorare perché essa è un guerriero abbattuto, ma difeso ancora dalla corazza delle sue virtù, per cui potrà rimanere ottuso dall'urto per qualche tempo ma poi rinvenirsi e risorgere liberandosi del peso che l'opprime.
   Altri ancora sono oppressi perché, per uno sbaglio iniziale, si sono messi sul sentiero del leone, ossia hanno fatto un peccato, lieve per qualità, di modo che non hanno perduto la Grazia, ma tale da avvilupparli sempre in una rete che non si rompe altro che quando essi percorrono a ritroso il mal sentiero, dicendo umilmente: "Ho sbagliato". Questi, finché non si rimettono di spontanea volontà sul sentiero buono, stentano di più a liberarsi, perché, annaspando alla cieca in tutti i sensi, meno che in quello eroico di confessare con umiltà il loro primo errore, sempre più si impigliano nella rete che ha teso loro Satana, senza neppur aver faticato ad assalirli, la rete messa per fare dispetto a Dio, e nello spirito di chi vi è caduto, e in quelli che il suo errore mette in difficile situazione, rendendo di conseguenza difficile il loro ministero straordinario.
   Siamo andati lontano dall'Introito, anima mia. Ma il desiderio di noi, Celesti, che tu sia sempre più dotta di quella Scienza delle scienze che è la conoscenza degli spiriti e dei loro movimenti, di modo che tu non possa errare nel conoscere e giudicare, rendendoti disforme dalla Carità, è tale, che prendiamo ogni cura per istruirti in essa Scienza. L'istruzione in essa crea bontà e misericordia perché quando si sono sviscerati i meandri degli animi viene, per i loro mancamenti o imperfezioni, la stessa compassionevole pietà che hanno i buoni medici per i corpi malati o costituzionalmente deboli o deformi. Il Ss. Signore Gesù, perché conosceva con perfezione di Dio i meandri dei cuori, tu sai con quale misericordiosa bontà su essi curvava la sua Perfezione assoluta.
   Noi vogliamo in te questa completa conoscenza, perché essa generi un mare di misericordia dolcissima in cui tu possa depurare gli animi dei fratelli, assolvendoli, di tuo, da ogni colpa, e chiedendo al Dio della misericordia di assolverli. Ricordati sempre che il tuo e mio Signore ti ha insegnato che la forza che ottiene il perdono di Dio a un peccatore è il perdono dell'offeso. È un capovolgimento della petizione dell'Orazione di Gesù Ss. "Padre, perdona a noi i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori", dice il Pater. La misericordia di un cuore che tutto e tutti assolve dicendo: "Sono degli infelici, non dei malvagi", grida invece: "Padre: perdona ai nostri debitori perché noi abbiamo loro tutto perdonato già".
   Non senti tu che questa è la dolcezza che sommergeva nei suoi amarissimi affanni il Cuore morente di Cristo mentre pregava il perdono per i suoi crocifissori e fra le tenebre della tremenda sua Ora gli faceva chiudere gli occhi in pace nella contemplazione di un sole in cui erano i volti di tutti i "salvati dal suo perdono"1? Non senti che tu, per il moto che avesti in questi giorni, così pieno, così completo, così benedetto dalla Carità, hai lo spirito nella dolcezza?
   Veramente come Ezechia tu puoi dire: "Ecco che si cambia in pace l'amarissima amarezza mia. Tu hai liberata l'anima mia". Dio medica tutte le tue ferite, anima mia, ricordalo. Abbandònati sempre più al Dolcissimo e ogni piaga prodotta dagli uomini sarà guarita da chi ti ama di amor di predilezione, rimanendo solo le cicatrici dei dolori, le gemme che splenderanno in Cielo.
   Ma torniamo all'Introito. Io ti dicevo: Chi è il Cristo, il Cristo reale e mistico?
   È il Tempio vivente di Dio. In Lui riposa la Promessa e la Legge, ed è deposta la Manna, e splende la Divinità nella sua Trina Gloria. Questo è il Cristo reale. Il Cristo mistico è poi quel Corpo di cui Egli è il capo e i fedeli le membra, e che ha nome: Chiesa.
   Ora, da che è venuta misericordia agli uomini? Dal Tempio vivo di Dio, dal Verbo Incarnato che per gli uomini è morto sulla Croce, e dal Tempio che è la Chiesa, attraverso la quale, nelle sue gerarchie, scendono le acque dei sette Sacramenti ad irrorare le anime e a nutrirle dei frutti di essi. Ed ecco che è giusto dire, e giusto comprendere, che è per il vero Tempio di Dio: Gesù vivente in eterno in Cielo e vivente nella sua Chiesa, che gli uomini hanno ricevuto e ricevono la misericordia del Signore, ossia la Grazia e il Perdono.
   La riconoscenza degli spiriti al Ss. Gesù, per il quale la Misericordia si effonde, dovrebbe essere proporzionata alla grandezza del dono e alla santità del Donatore, ossia dovrebbe essere perfetta e completa, perché perfetto e infinito fu il donarsi di Gesù Cristo, Dio e Uomo, perché voi, a Suo mezzo, aveste la Divina Misericordia e poteste sussistere, nello spirito, perché questo è ciò che è importante che sussista, onde avere la Vita eterna.
   La Sapienza viene da Dio, e da Dio la Giustizia, da Dio la Fortezza, e ogni altra virtù che vi renda capaci di "vivere secondo il volere divino", e tutte queste forze: nutrimento e luce dei vostri spiriti, vengono da Dio, sì, per cui giusto è dire che per Lui voi sussistete, ma vengono propriamente da Dio Figlio, da Gesù, nel quale si sono compendiate le Perfezioni dei Tre Ss. per farne il capolavoro dell'Amore che salva, del Divino Amore Misericordioso.
   Ascolta S. Paolo: "Noi non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne". Nulla dovete di sudditanza alla carne, se realmente voletevivere. Perché la carne è morte, quando è regina; la carne è mezzo, quando è schiava. Morte e mezzo di che? A che? Allo spirito e dello spirito.
   Lo spirito dominato da una carne prepotente muore. Lo spirito dominatore della carne vive e si orna dei meriti acquistati, delle vittorie conseguite attraverso le sofferenze della carne domata. Se gli uomini meditassero la regalità dello spirito, e quale dignità dà all'uomo essere un essere in cui lo spirito regna, veramente nessun uomo vorrebbe vivere diversamente che per lo spirito.
   Sentite l'Apostolo: "Coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio".
   Lo Spirito di Dio, lo sapete, non abita che colà dove la carne [non]2 è incatenata nelle sue fami animali e [non] regna la libertà priva di uno spirito-re. Allora lo Spirito di Dio scende ad essere Maestro e Guida dello spirito dell'uomo, e poiché il contatto di Dio non può lasciare allo stato che trova, ecco che lo spirito dell'uomo, per la coabitazione in lui dello spirito di Dio, si trasforma, si divinizza e prende, del Padre, la paternità. Ecco che l'uomo, per essere tanto spirito da meritare di essere abitato e ammaestrato dallo Spirito di Dio e condotto da Lui nelle diverse sue azioni, fa opere ed ha pensieri, luci, movimenti, non più umani, ma divini; è un piccolo dio, perché la sua personalità umana si annulla nella potenza di Colui che lo possiede. Il servo non è più neppur servo: è assorbito dall'Eterno Padrone e perciò diviene Lui, parte di Lui3, parte beata, erede dei paterni beni, coerede col Figlio diletto del Padre, fratello al Cristo, avente come Egli il diritto di chiamare "Padre" l'Altissimo.
   A noi angeli non è concesso di chiamare "Padre" l'Eterno. A voi uomini sì. E Padre, realmente Padre, Egli vi è, o voi, giusti, che avete ricevuto, che avete saputo ricevere in voi questo benedetto Spirito di Dio non per avere in voi un nuovo motivo di timore, ma per avere un nuovo motivo di fiducia, di pace, di gioia, non sentendovi nell'esilio soli, nelle prove deboli, ma uniti al Cristo, fratello vostro, che vi ha amati fino alla morte per darvi la Vita e per darvi lo spirito di Dio il quale è Sapienza e Luce.
   "È bene per voi che Io me ne vada (alla morte) perché se Io non vado non verrà a voi il Consolatore. Se me ne vado ve lo manderò... E quando sarà venuto questo Spirito di Verità vi ammaestrerà in ogni vero". E ancora: "Pregherò il Padre che vi dia un altro Consolatore che resti con voi per sempre: lo Spirito di verità che il mondo (ossia la carne che è mondo) non può ricevere... Egli vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà quello che vi ho detto".
   Anime, ricordate attraverso che [cosa] avete ricevuto lo Spirito di Dio! Attraverso il sacrificio del Cristo. Egli, questa Luce beatissima, questo Fuoco d'amore, è passato attraverso gli squarci della Carne dell'Agnello e, come fiamma che prorompe fuori da una fornace scoppiata, è sgorgato dal Cuore dilacerato del Figlio di Dio e fratello vostro Ss.
   Sia dunque il vostro amore al Cristo sempre più forte, perché veramente tutto quanto avete, per Lui l'avete. E santificatevi per glorificarlo, ché questo è il vostro debito verso di Lui.
   Riposa, anima mia, e sii sempre più spirito condotto dallo Spirito di Dio. Non errerai mai perché Egli conduce attraverso i sentieri infiammati della Carità.
   Sia gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 salvati dal suo perdono è un'affermazione che può trovare una spiegazione nel "dettato" del 20 aprile 1946, riportato nel volume I quaderni del 1945-1950.

   2 [non], inserito da noi due volte, si giustifica dando all'espressione "incatenata nelle" il significato di "incatenata dalle", "imprigionata dalle".

   3 parte di Lui, non nel senso di "porzione" ma in quello di "partecipazione" o "appartenenza". Il testo stesso chiarisce che l'uomo è chiamato a far parte della natura spirituale di Dio.