MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 35


Diciottesima domenica dopo Pentecoste


13 ottobre 1946

   Introito: Salmo 122 (121), 1; Siracide 36, 15-16 (volgata: Ecclesiastico 36, 18).
   Orazione: L'azione della tua misericordia, te ne preghiamo o Signore, diriga i nostri cuori, perché senza di te non possiamo piacerti.
   Epistola: 1 Corinzi 1, 4-8.
   Graduale: Salmo 102 (101), 16; 122 (121), 1.7.
   Vangelo: Matteo 9, 1-8.
   Offertorio: Esodo 24, 4-5.
   Segreta: O Dio, che per gli augusti scambi di questo sacrificio ci rendi partecipi della tua unica, somma divinità, come ci fai conoscere la tua verità, concedici, te ne preghiamo, di poterla conseguire con degni costumi.
   Comunione: Salmo 96 (95), 8-9.
   Dopocomunione: Ristorati dal sacro dono, ti ringraziamo o Signore, scongiurando la tua misericordia a renderci sempre più degni di parteciparvi.
  

   Dice Azaria:
   «Certa è la ricompensa data al paziente perché il paziente imita il suo Padre Celeste, che tanto è paziente nell'attendere le conversioni degli uomini peccatori, ma che poi ha ricompensa della sua amorosa pazienza col godere dei suoi salvati. L'imitazione di Dio, essendo amore in atto, ottiene sempre ricompensa da Dio. E, finché dura questo giorno vostro terreno, la ricompensa è pace profonda di spirito, pace che ignorano quelli che non sanno servire il Signore. Oltre il piccolo giorno terreno la ricompensa è gloria eterna e gaudiosa. Altra ricompensa di chi sa essere paziente è l'esaudimento delle grazie richieste che potranno essere procrastinate, ma che, prima o poi, vengono concesse, e sempre nel momento che è buono concederle.
   Abbandònati perciò con piena fiducia alla Misericordia che ti ama e ti dirige, e dirige i tuoi affari più cari, e piacerai tanto a Dio, e tutto quanto ti preme riuscirà a bene, perché Dio stesso prenderà fra le sue mani le tue cose e le farà sue, difendendole e portandole a termine.
   Così sapessero fare tutti gli uomini e si lasciassero muovere dalla Misericordia Sapiente come morbida stoffa che si piega al soffio del vento, anche se leggero come la brezza in cui il profeta sentì Iddio! Si troverebbero portati al Cielo senza neppur sapere come ci sono venuti, così come un infante che, incapace di camminare, può toccare la vetta di un monte e gioire del sole, dell'azzurro, della vastità, dei fiori, perché portato lassù dalla madre, fra il dolce rifugio delle sue braccia.
   E meditiamo Paolo. Esser la testimonianza di Cristo confermata in mezzo ai fedeli non vuol dire già che quei fedeli abbiano ricevuto il Battesimo e gli altri Sacramenti. Ma vuol dire che le loro opere testimoniano il loro essere imitatori di Cristo. Le pratiche religiose limitate alle ore del culto, l'osservanza di certe date cerimonie senza che poi, finite queste, la religiosità, l'ubbidienza ai precetti e consigli di vita cristiana prosegua intensa e sincera in tutte le ore, ed eventi, e azioni della giornata, non costituiscono testimonianza di Cristo in voi, ma unicamente ipocrisia, o, per lo meno, una ben debole vita cristiana. Sareste simili, se così faceste - e così sono chi in tal modo fanno - a quegli sterili infanti che dal latte e dalle cure materne traggono un minimo sufficiente appena a non morire, ma insufficiente a crescere, rimanendo degli atrofici esseri senza moto e senza forza, soggetti a tutte le malattie, finché una disavvertenza nel cibo o contro gli elementi li uccide.
   Ugualmente è di quegli spiriti che non fanno succo vitale con quanto vien loro dato attraverso i Sacramenti e si limitano a ricevere e non si sforzano a dare, parassiti che vegetano e non vivono, invalidi nel corpo vitale di Cristo destinati a morire perché tiepidi, abulici, sterili, facilissima preda di tutte le infezioni spirituali, sempre più deboli, finché periscono come piante dalle radici marcite.
   Paolo, grande maestro della dottrina del corpo mistico di cui Cristo è il capo, rallegrandosi coi suoi Corinti per la testimonianza di Cristo che essi danno, della magnifica vitalità dei membri vivi e volonterosi si rallegra e non già dei parassiti che sono un peso e un pericolo per gli altri e uno scandalo e una vergogna e un'offesa a Dio, che "né tiepidi né caldi", come sono, "li rigetta da Sé", come dice l'Apocalisse.
   Paolo si rallegra per vedere confermata dalle virtù dei cristiani il carattere di cristiani dei Corinti "divenuti ricchi di ogni cosa, di ogni dono di parole e di scienza" per la grazia di Dio ottenuta per il Cristo, e mantenuta e aumentata dei meriti della creatura di buona volontà.
   Se ne rallegra e li esorta a sempre più crescere in Cristo, suggendo e assimilando i succhi vitali del Cristianesimo, che è vita e non formula, che è verità e non ipocrisia, che è via e non pantano dove si sprofonda e si sta, perché "non manchi in essi nessun dono" - ho già spiegato1 che i doni vivono veramente solo se la buona volontà della creatura li fa vivere - onde alla venuta del Signore Gesù essi siano senza colpa. Senza la colpa più grande: quella di avere sprezzato i doni infiniti di Dio, trascurandoli tanto da non farne vita della propria vita e perfezione dello spirito, mancando perciò in tutte le virtù e divenendo non perseveranti nella Fede, Speranza, Carità, Fortezza, Prudenza, Giustizia e Temperanza, ma cedendo alle lusinghe del demonio, del mondo e della carne, spiriti decaduti o morti affatto, per i quali vano è stato il sacrificio di Cristo, o penoso oltre misura.
   Non ti dico di più, anima mia, anima vittima. Soffri col Cristo e per il suo trionfo regale, e sia questa la tua perpetua S. Messa.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 ho già spiegato, nella lezione della domenica precedente.