MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 38


Ventunesima domenica dopo Pentecoste


3 novembre 1946

   Introito: Ester 4, 17b-17c (volgata: 13, 9-11); Salmo 119 (118), 1.
   Orazione: Custodisci con incessante bontà, te ne preghiamo o Signore, la tua famiglia, affinché sotto la tua protezione sia libera da ogni avversità e nelle opere buone sia devota al tuo nome.
   Epistola: Efesini 6, 10-17.
   Graduale: Salmo 90 (89), 1-2; 114 (113), 1.
   Vangelo: Matteo 18, 23-35
   Offertorio: Giobbe 1 (Nel paese di Us viveva Giobbe, uomo semplice, retto e timorato di Dio. Satana domandò a Dio di poterlo tentare e il Signore gli diede potere di far man bassa sulle sue sostanze e sul suo corpo. Allora Satana gli fece perdere tutte le ricchezze e tutti i figli e colpì il suo corpo con orribili piaghe).
   Segreta: Accetta propizio, Signore, le ostie con le quali volesti esser placato e con bontà potente fa' che esse restituiscano a noi la salute.
   Comunione: Salmo 119 (118), 81.84.86.
   Dopocomunione: Ricevuto l'alimento della immortalità, ti preghiamo, Signore, a far sì che custodiamo con animo puro ciò che abbiamo ricevuto con la bocca.
  

   Dice Azaria:
   «L'uomo, novello Lucifero, vuole sovente ribellarsi al Signore e, superbo, si crede padrone di deviare gli eventi voluti da Dio, annullarli anche, e crearne dei nuovi, dei suoi. Fa resistenza, mette leggi sue, si gloria di farlo. Il risultato è il dolore. Perché ogni cosa che esca dalla giustizia e dall'ordine è causa di dolore. E l'uomo si procura il dolore perché esce dall'ordine e dalla giustizia soprannaturale. Si castiga da sé stesso, e poi accusa Dio di castigarlo duramente. Ma il primo autore del castigo all'uomo è proprio l'uomo, perché Dio è tanto Padre che a certe ferocie di castighi non giungerebbe mai.
   Castighi ingiusti quelli degli uomini, perché provocati da ingiuste cose; castighi che travolgono colpevoli e innocenti, anzi che si accaniscono più sugli innocenti che sui colpevoli, che, soprattutto, sugli autori principali del castigo. È la loro ora. Satana li protegge perché essi lo servono a dovere. Ma, oltre la vita terrena, l'equilibrio di giustizia sarà rifatto, e Satana non potrà più proteggere i suoi servi, né tormentare i servi di Dio, e il volere di Dio sarà intoccabile e decreterà gaudio ai martiri dell'uomo e di Satana, gaudio a coloro che piansero e soffrirono persecuzioni, gaudio a chi seppe mantenersi fedele alle virtù e alla Legge d'amore, e punizione tremenda ai ribelli, ai superbi, ai crudeli, agli ingiusti, ai persecutori dei fratelli e offensori di Dio.
   Nel giorno di Tutti i Santi io ho taciuto, perché tutto il Paradiso ti parlava con il suo amore. Tutto era lezione nel gaudio di cui gioivi. Io perciò sono stato al tuo fianco, tutore del mistero e adoratore con te della Divinità che ti beneficava. Che dovevo dire più di quanto ti dicesse ciò che vedevi e ciò che gustavi e comprendevi? La Chiesa gloriosa, dandoti ciò che tu hai chiamato: il suo amore - ed era giusta definizione - ti dava la spiegazione più bella e più giusta di ciò che è il dogma della Comunione dei santi, di ciò che è la santità, di quale sia il modo per divenire santi e di ciò che costituisce il premio a chi sa divenire santo. La liturgia della festività di Tutti i Santi si mutava da parola in visione, da visione in comprensione, da comprensione in partecipazione. Io tacevo, vegliando e venerando.
   Ma oggi posso ben dire: Ecco, hai visto la beatitudine di coloro che seppero essere senza macchie nella loro via. Procedi come essi nella Legge del Signore e giungerai a quella beatitudine che vi compensa di ogni dolore sofferto quaggiù.
   E ama, come ti sei sentita amare dal grande e luminoso Popolo dei Santi; ama e prega per tutti i tuoi fratelli militanti, per attirare su loro la custodia protettrice di Dio che li difenda da prove che essi non sanno superare e li attiri, con la sua bontà, a bontà di opere e di pensieri. E tu sai da quali devi sempre incominciare... Gesù sulla croce ebbe la prima parola, e di preghiera, per coloro che erano i maggiori peccatori e i suoi più sottili carnefici, anzi suppliziatori, perché anche alla parte che non è carne davano dolore, il maggior dolore.
   Amare così richiede una grande fortezza di spirito, una inesausta fortezza. L'io vostro è una trinità di forze diverse e di sensazioni diverse. Quello superiore a tutti, l'io spirituale, nei veri figli di Dio ha volontà continua di amore e perdono per imitare il Cristo Ss. e per conseguenza del suo vivere nell'Amore e con l'amore. L'io morale reagisce già con più forza contro ciò che lo colpisce. Gli affetti lesi si risentono. Le stime scosse si accasciano. Le delusioni portano a severi giudizi. Le offese, a volontà di rendere ciò che si è ricevuto, o quanto meno a risentimenti che induriscono verso i colpevoli.
   L'uomo ha pesantezze di materia anche nel suo modo di pensare e di agire in risposta a ciò che riceve. Soltanto l'io spirituale evade da questa vostra condanna di essere sensuali anche nel morale, quasi che le radici dell'albero della vostra carnalità si sprofondassero, oltre la carne, dentro alle immateriali, eppur già opache e pesanti rispetto allo spirito, fibre del vostro pensiero.
   La parte materiale poi, l'io animale - anche perché il dolore, quale che ne sia l'origine e la forma, è sempre esasperazione di carne e sangue, nervi e organi - urla, ad ogni più piccola causa di dolore o di offesa, che turbando l'equilibrio fisico e psichico dà disturbi a tutto l'uomo, la sua animale volontà di reagire violentemente. Nell'uomo è nascosto un dio e una belva. Al centro, a far da asse alla bilancia di queste due forze opposte, sta la volontà, la ragione dell'uomo, il suo "che" morale, e l'ago della bilancia è soggetto a continue scosse. Pende alla belva se predominano le forze oscure. Pende al dio se predominano le luminose forze spirituali. Ma se l'asse sta saldo, se non si disimperna e l'uomo sa conservarsi animale ragionevole, l'ago della bilancia si sposta là dove è fervore di opere soprannaturali, e la belva è vinta, e trionfa il dio.
   Potrei anche dirti che la volontà dell'uomo, libera e cosciente, è come l'ago calamitato di una bussola tremante sul sottile perno centrale, sospesa quasi ma attirata dalla forza divina, dal Polo perfetto opposto al polo demonico. Se la volontà sa conservarsi buona, l'ago deve necessariamente volgersi sempre là dove è il soprannaturale. Possono i fatti della vita volgere e rivolgere la creatura in ogni direzione, come foglia presa da un turbine di vento. Ma il suo ago, la sua volontà, sarà sempre in direzione di Dio. Talora dovrà fare un giro completo su sé stessa per ritrovare Dio. Ma lo farà quando Dio è il suo Tutto. E sarà sempre in Dio, sempre nell'amore, anche se uomini e demoni si studieranno con lavoro inesausto a turbarla, a travolgerla, a portarla nella tempesta, verso scogliere di perdizione. No. Se uno è forte in Dio, il suo ago non perde il suo magnetismo, e a Dio si volge, e per Dio opera, e per Dio perdona.
   Come si ottiene di rimanere in questa fortezza? Lo dice Paolo: "Rivestendovi dell'armatura di Dio", ossia prendendo le sue virtù per farne piastre alla corazza di difesa. Perché solo le forze di Dio possono resistere alle forze che vi assalgono, e che non sono i piccoli uomini, che all'apparenza sono i vostri assalitori; non sono le forze della carne e del sangue latenti, in voi stessi; ma sono i dominatori di questo mondo tenebroso, i principi e le potestà infernali che sono in realtà gli agenti motori di quelli che vi danno assalto e dolore. Gli uomini, molte volte, sono fantocci manovrati da Satana, e non lo sanno, e non lo credono. Da soli non potrebbero fare tanto male. Ma, superficiali svagati e superbi come sono, non si tengono sulle difese, sprezzano le difese che Dio offre loro, e nudi, deboli, assonnati, suggestionati, finiscono con l'essere afferrati dall'Avversario che li agita, a dolore dei figli di Dio.
   Altra forza pericolosa è la carne. Essa è in voi, ed è la ribelle che drizza sempre il capo. Ma le armi di Dio la domano. Prendetele dunque per resistere nelle tentazioni che hanno mille e mille nomi, che vengono da mille e mille parti, che si avventano tanto alla animalità dell'uomo, come al suo morale, come al suo spirito, e sarete vittoriosi. Verità, giustizia per spada e corazza. Fede per scudo. Conoscenza profonda della Sapienza pre e post cristiana per poter camminare senza pericolo di errore sulla via pacifica e santa di Dio.
   Fede, fede, fede. Chi crede alla vita futura da godere uniti a Dio, chi crede alle verità insegnate non si perde. I dardi infuocati, dice Paolo - io dico anche i dardi avvelenati del Maligno - vengono resi freddi e innocui dal candido fiume della Fede. Fede, Fortezza e Sapienza. E avrete lo spirito vittorioso sulle seduzioni e assalti di tutto ciò che è odio a Dio.
   E pazienza anche con voi stessi. Non impazientirsi se, nonostante ogni cura, qualche botta vi raggiunge. Non dirvi: "Segno è che sono in disgrazia di Dio". Pensate sempre che Satana lavora contro chi non è suo. Non è uno stolto, da perdere tempo con quelli che ha soggetti. Il suo tempo lo usa intelligentemente bene a fare il male là dove merita farlo, là dove vi è da dar dolore a Dio, là dove lasciare in pace vorrebbe confessare che si vuole una sconfitta e una perdita. Perché Satana vede il passato e il presente, ma non il futuro. Perciò può lusingarsi, sinché l'uomo vive, di far suo anche colui che al presente è un giusto. E con la sua perseveranza qualche volta ci riesce.
   Rifugiatevi nel rifugio di Dio, e non temete. Abbiate presente Giobbe di Us. Satana sfidò Iddio, Satana che non vede il futuro e spera vittoria anche su chi ha già il suo nome scritto in Cielo, e, derisore di Dio e del giusto, satireggiò:
   "Toccalo in ciò che possiede, e vedrai se non ti maledice!". E il Signore gli permise di tentarlo, ma non di levargli la vita. E Satana infuriò sul giusto, non risparmiandogli nessun dolore, neppure quello dei rimproveri ingiusti di falsi giusti, ossia di giusti soltanto a parole e perché godevano di ogni bene.
   Tu conosci cosa è questo dolore. È quello che è più penoso della malattia, della morte, della perdita dei beni. Quello che cimenta le virtù più di ogni altra cosa. Ma Giobbe - non osservare se nel dolore ebbe lamenti, era sempre un uomo - perché era rivestito della fortezza delle virtù di Dio, rimase un giusto, e Satana perse la battaglia, e furono umiliati i tre fantocci mossi da lui per aumentare il dolore del provato e indurlo a parole di lamento.
   Satana può sino ad un limite, e non di più. Ricordalo sempre. E lascia pure che ti perseguitino i novelli Elifaz, Baldad e Sofar, parlando con la sola lingua come uccelli parlanti o strumenti meccanici, senza la luminosità della ragione. Lasciali fare, e non ti struggere nella tema che Dio non ti soccorra. Dio vede te e loro, e Dio provvede. Stai nella via del Signore ed Egli sarà con te.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».