MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 1


Domenica di Sessagesima


24 febbraio 1946

PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE  

   Maria Valtorta aveva premesso a questo libro un titolo ed un sottotitolo: Messe Angeliche, Direzioni; ma tali appellativi, se lasciano assai chiaramente immaginare il contenuto e lo scopo del volume, sembrano però abbastanza inadatti.
   Indubbiamente, Gesù sommo ed eterno Sacerdote, Maria Madre di Cristo e della Chiesa, gli Angeli e i Santi, intrecciano la celeste Liturgia con quella terrestre, celebrata dai sacerdoti cui si associano i semplici fedeli, i quali costituiscono con loro la Chiesa, universale o locale, pellegrinante nel mondo, in cammino verso l'eterna Gerusalemme. Anzi, la vetusta Preghiera eucaristica siro-antiochena, detta di S. Giacomo, arriva ad asserire che noi, durante il sacro Rito, invochiamo i Santi affinché essi offrano con noi il Sacrificio incruento. Tuttavia, il titolo Messe Angeliche potrebbe far supporre che gli Angeli siano sacerdoti e dicano Messa: pensiero che non rispecchia affatto la sana teologia e non concorda con la dottrina esposta nel presente volume.
   Ugualmente, il sottotitolo Direzioni, mentre sembra significare che il volume contenga indicazioni teoriche o pratiche, non lascia per niente trasparire quale sia la natura di tali avvertimenti e consigli, ed a quali persone o categorie siano rivolti.
   Tutto considerato, tra i vari titoli suggeritici, ne abbiamo scelto uno, semplicissimo, di sapore biblico: Libro di Azaria; titolo che si giustifica per il fatto che Autore del libro, secondo Maria Valtorta, sarebbe il suo angelo custode, Azaria, che glielo avrebbe dettato.
   Maria Valtorta, che era inferma, scrisse questo volume, come tutti gli altri d'indole religiosa, a Viareggio, in Via Antonio Fratti, nella casa che ora porta il numero civico 257; lo scrisse stando a letto, con il quaderno appoggiato alle ginocchia, di proprio pugno, con una delle penne stilografiche attualmente conservate in archivio, di getto, senza possedere o consultare libri adatti, senza correzioni, schemi previi, o revisione di sorta.
   Lo scrisse tra il 1946 e il 1947, in un tempo cioè assai triste e difficile per la Valtorta, come appare o traspare qua e là in questo volume e come sarà ancor più manifesto in seguito alla progettata pubblicazione del molteplice ampio Epistolario. 

 
   Il presente libro consiste, soprattutto, in un commento teologico e spirituale a 58 Messe festive, che figurano nel Messale riformato per ordine del Concilio Ecumenico Tridentino, promulgato da S. Pio V nel 1570 e aggiornato dai susseguenti Pontefici; Messale che ora ha ceduto il posto a quello restaurato per volontà del Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgato per ordine di Paolo VI nel 1970.
   I due Messali, come è noto, sono sostanzialmente identici; tuttavia il recente ha aggiunto, trasferito, ritoccato, rifatto numerose orazioni; ha introdotto tante altre letture bibliche, molte le ha cambiate di posto, ecc. Non è possibile, perciò, fornire qui la tavola comparativa: si entrerebbe in un ginepraio intricato e inaccessibile a buona parte dei nostri Lettori, che invece potranno trovare di grande utilità i rimandi biblici forniti nelle note e nell'indice. §
   In quanto è un commento teologico al Messale festivo, questo volume è rivolto, si può dire, ad ogni categoria di persone; tanto più che, data la chiarezza cristallina con cui vengono esposti anche gli argomenti dottrinali più eccelsi, esso è veramente accessibile a tutti, dotti e semplici, grandi e piccoli.
   In quanto, invece, è un commento spirituale, contiene direttive, consigli ecc. che riguardano la Scrittrice e persone con le quali ebbe relazione speciale, nonché due categorie ben definite: quella dei direttori spirituali dei carismatici e quella dei carismatici stessi, cioè di coloro che hanno ricevuto doni e compiti straordinari da Dio.
  
 
   Maria Valtorta - lo abbiamo già detto - presenta questo suo Scritto come dettatole da un Angelo, dal suo angelo custode, Azaria.
   Che pensare di tale affermazione?
   Indubbiamente non è impossibile che un Angelo, apparendo o non apparendo in forma umana o simile, parli, detti o comunque manifesti il suo pensiero: la Bibbia stessa, dell'Antico e del Nuovo Testamento, pullula di interventi angelici, sia per insegnare che per dirigere. E non si capisce perché fenomeni del genere non si possano o non si debbano assolutamente più verificare nella Chiesa d'oggi, che è identica a quella di tutti i precedenti secoli.
   Comunque, data la sublimità, originalità, esattezza, chiarezza di tanti insegnamenti e consigli contenuti in questo volume, se un Angelo non l'ha dettato, senza dubbio un Angelo ha illuminato l'inferma Scrittrice, esercitando una di quelle missioni che la Teologia cattolica concordemente riconosce agli Angeli, servi di Dio e annunziatori agli uomini dei misteri e delle volontà dell'Altissimo.
   Terminiamo ripetendo quanto abbiamo sempre asserito, anche e soprattutto in merito all'Opera maggiore di Maria Valtorta.
   La nostra missione è quella di pubblicare criticamente gli Scritti valtortiani e non di pronunziarci a riguardo delle varie spiegazioni che si danno o si daranno del fenomeno.
   Riserviamo il giudizio canonico alla sola competente Autorità Ecclesiastica; il giudizio strettamente scientifico ai dotti nelle singole branche del sapere.
   Noi curatori ed editori ci atteniamo a quanto Papa Pio XII, in una speciale udienza accordata a Padre Migliorini ed a me il 26 febbraio 1948, saggiamente, prudentemente e autorevolmente suggerì: "Pubblicate quest'Opera così come sta: chi legge, capirà". 
                 

   Roma, 2 febbraio 1972
   Festa della Presentazione del Signore 
   
   P. Corrado M. Berti O.S.M. 

 

PREFAZIONE ALLA ECONDA EDIZIONE

 

   Le lezioni dell'angelo Azaria, scritte da Maria Valtorta e raccolte in questo libro, riguardano le Messe festive del calendario liturgico che era in vigore prima della riforma voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, celebrato negli anni 1962-65.
   Ogni lezione è stata scritta nella stessa domenica nella quale si celebrava la Liturgia che veniva commentata. Una sola lezione non è domenicale, quella del giovedì 20 giugno 1946 sulla Messa del Corpus Domini. Tutte le altre lezioni illustrano le 50 Messe dalla domenica 24 febbraio 1946 alla domenica 2 febbraio 1947. In quell'anno, poi, sette domeniche coincidevano con le date di altrettante Feste, le cui Messe proprie - Ss. Trinità, Commemorazione di S. Paolo, Natività di Maria Ss., Cristo Re, Immacolata Concezione, Ss. Nome di Gesù, Sacra Famiglia - si trovano abbinate, nella lezione, con la Messa domenicale. Perciò il totale è di 58 Messe commentate in 51 lezioni.
   Alla data del giorno e al titolo della Messa, registrati da Maria Valtorta, abbiamo aggiunto in corpo piccolo le parti della Messa, che sono rinvii biblici (Introito, Epistola, Graduale, Vangelo, Offertorio, Comunione) e testi (Orazione, Segreta, Dopocomunione). Le citazioni rimandano alla Bibbia nella sua nuova volgata. I testi sono ripresi da un Messale del 1935 appartenuto a Maria Valtorta.
   Le lezioni si presentano come dirette a Maria Valtorta, per istruirla ancor più nella sua missione di "portavoce" e per confortarla in un periodo penoso, a causa delle avversità che la sua Opera incontrava in un Ordine religioso che avrebbe dovuto accoglierla e tutelarla. Sono dirette anche a tutte le anime che si offrono come "vittime" e che sono elette come "voci". Tuttavia i temi che esse trattano sono di tale interesse dottrinale e di tale valenza spirituale da non rimanere legati alle circostanze e da non porre limiti nelle persone dei destinatari.
   La stesura delle lezioni si interpone a quella di altre opere valtortiane, cui devono ogni tanto rinviare le nostre note. Una particolare attenzione abbiamo riservato alle citazioni bibliche, annotate sul margine delle pagine e rese reperibili con l'indice finale.
   La presente seconda edizione, pubblicata a distanza di 35 anni dalla prima edizione, più volte ristampata, è stata curata rispettando, nella sobrietà delle note, la natura e gli scopi delle lezioni angeliche. Il testo è stato nuovamente collazionato con il manoscritto originale. 
 

   Isola del Liri, 14 marzo 2007
   110° anniversario della nascita di Maria Valtorta
  
   Emilio Pisani 

 

 

LIBRO DI AZARIA

 

   Introito: Salmo 44 (43), 2.23-26.
   Orazione: O Dio, che vedi come noi non confidiamo in nessuna nostra azione, concedici propizio d'essere difesi contro ogni avversità dalla protezione del Dottore delle Genti.
   Epistola: 2 Corinzi 11, 19-33; 12, 1-9.
   Graduale: Salmo 83 (82), 14.19.
   Tratto: Salmo 60 (59), 4.6.
   Vangelo: Luca 8, 4-15.
   Offertorio: Salmo 17 (16), 5-7.
   Segreta: Il sacrifizio a te offerto, o Signore, ci riempia sempre di vita e di forza.
   Comunione: Salmo 43 (42), 4.
   Dopocomunione: Ti supplichiamo umilmente, o Dio onnipotente, di concedere a quelli da te ristorati coi tuoi sacramenti, di poterti pure servire con una santa vita.
  

   Ore 11 antimeridiane.
   
   Mi dice S. Azaria:
   «Vieni, sentiamo insieme la S. Messa. La liturgia di oggi, pur rivolgendosi a tutti, si rivolge in particolare proprio a voi, strumenti straordinari di Dio.
   Mentre cantano gli uomini in Terra e cantano gli angeli in Cielo, contempliamo gli insegnamenti della S. Messa d'oggi, applicandoli a voi in particolare.
   Senti? "O Dio che vedi come noi non confidiamo in nessuna azione nostra, concedici propizio d'essere difesi in ogni avversità dalla protezione del Dottore delle Genti".
   Ecco. L'umiltà: una delle virtù essenziali negli strumenti straordinari, portati più di ogni altro a cadere in peccato di orgoglio per ciò che sono, confondendo la Fonte con la foce. Un fiume non deve essere glorioso e grato alla sua foce. Ma alla sua sorgente, non ti pare? Senza di essa, inesausta nel darsi, seccherebbe il fiume e non vi sarebbe la foce. Il fiume deve dunque riconoscere che è la Fonte quella che va lodata e ringraziata.
   Nello spirito del giusto, e specie dello strumento straordinario, vi deve essere sempre riconoscimento che egli è foce perché Dio gli è fonte. Perciò mai superbia di dire la demoniaca parola: "Io sono", causa di ogni male, sempre.
   Solo Dio è. Solo Lui può dire: "Io sono. Sono per Me stesso". Tutti gli altri sono perché Egli li fa essere. Gli strumenti sono perché Egli li fa tali. Per loro propria potenza nulla sono e nulla sarebbero, sempre.
   Non confidare mai perciò in ogni vostra azione è prudente e santa abitudine.
   Le azioni dell'uomo, fossero fatte per sua sola capacità, sarebbero sempre limitate e imperfette al sommo grado.
   La conoscenza della Legge di Dio, la Grazia, i Sacramenti e i sacramentali aumentano la capacità dell'uomo di fare azioni sante e giuste. I doni gratuiti di Dio fanno sì che queste azioni raggiungano lo straordinario, superando le comuni facoltà dell'uomo e del credente, per raggiungere potenze al di sopra dell'ordinario. Ma di essi non si deve l'uomo vantare. Riceverli con l'anima umile, ubbidiente e adorante, non esigerli, non sciuparli col volerli aumentare di volume con gli stracci che porge il padre della Menzogna e della Superbia. E li porge con arte sottile e sorriso tentatore. Oh! non metta mai, lo strumento straordinario, sul metallo prezioso che Dio gli ha dato, luridi e poveri cenci per farlo apparire più grandioso! Ve lo immaginate un diamante, piccolo ma di luce purissima, ricoperto di involucri di semplice vetro? Sembrerà, sarà più grosso. Ma il vetro verdastro, messo a strati e strati sulla gemma, ne diminuirà la luce facendola apparire come di un vetro comune.
   Sincerità. Essere ciò che si è, e nulla più.
   Tu, anima che mi sei affidata, lo sai quante volte seduce il Tentatore, proponendo di fare commedie, di aggiungere orpelli, per stupire, per apparire più ancora! Il grande pericolo! Solo chi sa resistere ed essere ciò che Dio lo fa, e nulla più, conserva il dono e resta strumento. Con quanto tremore ti ho vista tentata ogni volta! E con che laude di gloria ho benedetto il Signore e ringraziato la Corte celeste per averti aiutata a resistere, ogni volta che ti ho vista uscire dalla prova stanca, sofferente, ma più matura, ma vincitrice!
   L'angelo del Signore è come un giardiniere che cura una pianta preziosa. Dal nascere al maturare... Sempre vigile, tremando dei venti, dei geli, delle tempeste, dei parassiti, dei roditori. La sua completa pace di angelo, l'angelo la ritrova quando risale al Cielo col frutto colto dal ramo, levato alla Terra, con l'anima che si è salvata fino alla fine. Allora, con un ardore di gioia, va a ritrovare i fratelli, e dice: "L'anima mia si è salvata! È con noi nella pace! Gloria, gloria, gloria al Signore!".
   Riconoscimento dunque umile, sempre costante, del vostro "nulla" e supplica continua ai beati cittadini dei Cieli di darvi il loro aiuto. La S. Comunione dei Santi invocata ad aiuto dei militanti, e specie da quelli che, per la loro particolare condizione, sono più esposti, è vero, al Sole Eterno, ma anche alle tempeste che scatena Satana e il mondo. Le tempeste si avventano sulle cime isolate...
   Secondo ammaestramento della Liturgia d'oggi, specialmente per voi, strumenti straordinari, è nelle parole di Paolo, Dottore delle Genti, il quale "rapito fino al terzo cielo... udì parole arcane che non è lecito all'uomo di proferire".
   Voi non siete rapiti al terzo cielo, ma udite parole arcane, che però vi sono date perché siano date. Siete dunque molto inferiori a Paolo. Eppure: udite le parole di colui che meritò di essere rapito tanto in alto da sentire i segreti, i misteri di Dio! Egli confessa di essere stato schiaffeggiato da un angelo di Satana e, giustificando il Signore di averlo permesso, illustra le ragioni di bontà per cui fu permesso l'assalto satanico: "Affinché la grandezza delle rivelazioni non mi facesse insuperbire, m'è stato dato lo stimolo della carne, un angelo di Satana che mi schiaffeggi". Riconosce di essere ancora uomo, ossia soggetto alle tentazioni sataniche. Non dice: "Io, che fui nel terzo cielo, sono un serafino intangibile". No. Umilmente dice di essere un uomo, circuito da Satana, e vede che questo serve a tenerlo umile nonostante la grandezza di ciò che egli ha ricevuto.
   E vi insegna la medicina per essere liberati: "Tre volte ne pregai il Signore perché lo allontanasse da me".
   Buono è umilmente dire "non mi indurre in tentazione, ma salvami dal Maligno". Lo disse il Ss. Signore Gesù, l'Innocente, il Figlio di Dio. Debbono dirlo tutte le creature che credono in Dio Uno e Trino, Santo, Buono, Padre degli uomini. Volere fare da sé per respingere Satana non è buona cosa. È presunzione. La presunzione è superbia. La superbia è maledetta da Dio.
   Invocate, invocate il Signore Benedetto, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, invocate i celesti cori dei santi e degli angeli. Contro l'astio di Satana non sono mai sufficienti le difese. Ed essi, la Trinità Benedetta e tutti gli abitanti dei Cieli, non chiedono che di aiutarvi in questa lotta senza tregua fra le potenze infere e la parte inferiore da una parte, la parte superiore e le Potenze celesti dall'altra.
   E sentite, a conforto delle vostre constatazioni penose sulla vostra impotenza ad essere intoccabili da Satana, che per ira vi schiaffeggia, e lo fa proprio perché non può trascinarvi dove vorrebbe, sentite la risposta del Signore all'apostolo sconfortato per gli schiaffi del Male: "Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si fa sentire meglio nella debolezza".
   Non bisogna pretendere tutto, anime elette allo straordinario. Avete il Cielo. Dovete sopportare l'Abisso che vi si presenta per terrorizzarvi. Ma voi lo sapete adesso: ciò è perché non insuperbiate.
   In tal modo, conoscendo come siete nulla, conoscendolo il mondo che nulla siete, e vedendo che compite ministeri superiori e, secondo la dottrina di ciò che sentite per dare, vi rimodellate in perfezione, "meglio si fa sentire (meglio si manifesta) la potenza di Dio che soccorre la vostra debolezza".
   Sù dunque, o care anime che sapete dei doni straordinari farvene grazia e santificazione! Cantate con l'apostolo: "Volentieri dunque mi glorierò delle mie infermità affinché abiti in me la potenza di Cristo".
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo! Gloria a Gesù per cui tutto fu fatto. Gloria in eterno per le opere meravigliose di Dio!».
   E il mio Azaria, che ha parlato con una dolcezza meravigliosa, mi saluta con un sorriso e tace...