MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 37


24 giugno 1943

   Dice Gesù:
   «Adesso hai capito[83] cosa volevo dirti con quei richiami biblici e quale attinenza con te essi avessero. Hai capito perché dico che questo “è il tuo piccolo Oreb di prima e di dopo”. Frase che ti aveva tenuto la mente occupata per molti giorni e che nella tua ignoranza biblica non riuscivi a spiegare. Hai anche capito perché da ieri mattina Io ti sussurri che tu per molto tempo hai fatto quello che già fece il mio antico Servo e Profeta. Per la fatica che ti è costata la ricerca del passo che ti si riferisce, non dimenticherai più l’episodio.
   Quando il Padre ubbidì ad una ispirazione mia - perché tutto quanto è bene per le anime si compie per mia ispirazione - e ti portò la Bibbia perché tu la conoscessi, avrei potuto anche dirti dove trovare il passo a cui accennavo. Ma sarebbe stato troppo facile. Ho voluto che trovassi da te per persuaderti sempre più che questo non è un inganno, ma è verità.
   Sei così sospettosa! Ti ho dovuta condurre lentamente, molto lentamente al punto dove sei ora perché ti impuntavi, per paura, come una capretta restia. È per questo che alla tua preghiera di ieri ho risposto dicendo quelle parole. Non credi forse che avverrebbe così?
   Sì. Per colpirmi gli uomini hanno coraggio. Ma per venirmi accosto, attratti dal mio amore, no. Credono ciecamente nel Male e nel Principe del Male. Quello lo seguono senza paura, non appena si manifesta in una delle sue infinite forme dagli infiniti nomi. Ma non credono, o credono molto malamente, nel Bene e nel Dio del Bene, e davanti alle sue manifestazioni fuggono. Sono coperti di colpe e imitano Adamo quando si nascose[84] al Creatore dopo avere peccato nell’Eden.
   Per non avere paura della mia Voce e del mio Volto bisogna avere l’anima sgombra di colpe gravi. Le imperfezioni permettono ancora che in voi sussista quel minimo di coraggio che vi permetta di udire, senza tramortire, la mia Parola. Se per meritarla aveste dovuto essere senza imperfezioni, nessun mortale l’avrebbe udita, tolta mia Madre.
   Tu, lo vedi? Tu hai dovuto prima subire una vera opera di ricostruzione e di bonifica spirituale fatta da Me, ed aiutata da te, per potere arrivare a meritare e a sopportare la mia Parola e la mia Vista. Cosa logica. Peccato, anche veniale, vuol dire parentela col demonio. Dove è demonio non può essere Dio.
   I peccatori potrei terrorizzarli con una apparizione tremenda in cui apparissi il Dio irato che giudica e punisce. E qualche volta l’ho fatto per conquistare dei singoli cuori che volevo proprio per Me e che solo con quel mezzo avrei preso. Ma sono casi rari.
   Preferisco attirare con l’Amore. E l’Amore non è sentito da chi ha un amore colpevole col demonio. Ecco perché non mostro alle turbe il mio Volto tutto amore. Lo serbo a chi mi ama dando a costoro la missione di parlare ai più sordi ripetendo la mia Parola, chiedendo a costoro di divenire piccole copie di Me: Carità e Redenzione, Innamorato e Vittima.
   Io verrò, per tutti, un giorno. L’ultimo. Ma solo coloro la cui anima sarà stata purificata in vita dall’amore potranno sostenere, senza precipitare nell’abisso, il mio Volto, il mio Sguardo, la mia Voce il cui tuono farà sconvolgere i firmamenti e tremare gli abissi.»
   Ora spiego io, altrimenti lei non ci capisce nulla.
   Una diecina di giorni or sono, forse più che meno, sentii dire dalla cara, adorata Voce, mentre fra dormiveglia pensavo a Lui: “Tu sei sul tuo piccolo Oreb. Ricordalo”. Da allora, molte volte avevo sentito ripetere, tutta per me, la frase: “Questo è il tuo piccolo Oreb di prima e di dopo”.
   Per quanto tormentassi la mia testa per spremere una luce storica e geografica, non trovavo nulla. Volevo chiederne a lei, perché avevo capito che era qualcosa di biblico come la faccenda dei dieci giusti[85]. Ma proprio quando mi ero decisa a chiedere a lei, ecco che lei mi porta la Bibbia. Oh, bene! mi dissi. Ora troverò. E pazientemente ho cominciato a leggerla, decisa di leggerla dalla prima all’ultima parola. Ma non avevo, per ora, trovato nulla.
   Ieri mattina, dopo avere scritto le parole di Gesù e descritto, con parole mie, la visione, feci questa preghiera: “O Gesù, perché non mostri a tutti quanto sei divinamente bello e divinamente buono? Se gli uomini ti vedessero così come ti vedo io, non potrebbero non capire la tua Bontà infinita ed amarti di un amore che li farebbe buoni. Marta vorrebbe che tu mostrassi il tuo Volto irato per spaurire. Io, invece, ti chiedo di mostrare il tuo Volto amoroso per conquistare come hai conquistato me”.
   E Gesù ha risposto:
   «Sarebbe inutile. L’amore non è capito. Se apparissi così, chi mi deriderebbe e chi fuggirebbe. Non l’hai fatto tu pure? Per anni ed anni mi sei sfuggita. Eppure ti apparivo sempre con veste d’amore nei sogni e nelle ispirazioni. Per altri anni hai sempre avuto paura delle manifestazioni mie, e quando Io mi avvicinavo facevi come il mio antico Servo e Profeta: ti nascondevi il volto per non vedermi. Ti ho dovuta preparare con una pazienza infinita e anche adesso, in fondo, hai un po’ di paura che ciò sia un inganno. E hai la mia pace! Pensa che farebbero coloro che non hanno la mia pace ma la guerra demoniaca in cuore…».
   Udito questo mi sono detta: qui occorre cercare assolutamente chi è questo Servo e Profeta e cosa è l’Oreb. E ieri sera mi sono dedicata ad una passeggiata biblica.
   Ho cercato nei profeti. Niente. Ho trovato il nome di Oreb e ho capito che era un monte. Ma era troppo poco. Su e giù, giù e su. Avevo la testa che mi scoppiava e non trovavo nulla. È venuto l’allarme e io, dopo avere pregato per i bombardati, ho ripreso la mia scorreria biblica. Non trovavo nulla. Sfido io! Mi ero partita da Giosuè in poi! Ero convinta, nella mia enorme ignoranza, che Mosè non c’entrava e... lo trascuravo.
   Visto che proprio non trovavo nulla, ho pregato lo Spirito Santo di farmelo trovare. Ero decisa di sapere nella notte a costo di arrivare a mattina sfogliando la Bibbia. E lo Spirito Santo m’ha detto: “Leggi l’Esodo”. Ho trovato subito. Ero lì vicina, perché sono alla fine della Genesi, e andavo a cercare lontano! Ora so e sono contenta. E chi lo immaginava che l’Oreb era il Sinai? Nella mia asineria sapevo che Mosè era andato sul Sinai e perciò dicevo: “Mosè non c’entra!”.
   Ecco perché Gesù dice che questo è il mio piccolo Oreb di prima e dopo e che io sembro il suo Servo e Profeta. Infatti qui ho trovato la voce di Dio; infatti ci sono montata senza pensare a Dio, seguendo una via comune, come Mosè dietro al suo gregge; infatti quando meno me l’aspettavo ho ricevuto là le parole di Gesù e... mi sono coperta la faccia perché non ardivo guardarlo. Ora però ho imparato a guardarlo. Mi ci ha avvezzato. E sull’Oreb ci torno volentieri. Ecco spiegato.
   Grazie, Padre, di avermi dato modo di leggere la Bibbia. Questo mi renderà meno ochetta e capirò meglio.
   Dice ancora Gesù, oggi 24 giugno:
   «Anche oggi, che è la festa del mio Corpo divino, Satana mi ha colpito nelle mie chiese e nei miei figli. Non passo trionfalmente, Ostia di Pace, per le vostre contrade, su tappeti di fiori, fra canti di osanna. Cado fra le macerie, nel fragore d’inferno dell’odio contro la Carità, scatenato con tutta la sua forza.
   I fiori di oggi, Corpus Domini del tempo dell’ira, sono i miei figli uccisi. E beati, fra questi, coloro che cadono innocenti e che la loro morte senza rancore diviene bella come un martirio. Non si vede il mio Sangue fra il sangue degli uccisi. Io resto col mio candore di Ostia. È il sangue degli altri che mi spruzza, come è la crudeltà degli asserviti al Nemico che mi ferisce e ferisce con Me coloro che sono ostie come Me. Dal più grande fra voi - dritto come su una mistica croce fra il tempio e il cielo, e ferito, sputacchiato, trafitto, flagellato, come il suo Signore, dalla menzogna venduta al Nemico - al più piccolo bimbo sgozzato come un agnello innocente. Ma queste ostie non sono immolate inutilmente. In loro non è macchia di odio. Sono le vittime. Beati in eterno d’essere le vittime!
   Nei miei figli più cari, nei figli veri, sta il mio segno. Vi ho segnati tutti, voi che mi amate e che Io amo. Più della tiara che l’incorona, quel segno è divinamente indicatore sulla fronte del mio Pietro attuale[86], nel Pontefice di Pace in cui non vive lievito di odio. Più di ogni aureola quel segno splende sul capo delle vittime che cadono con Me sotto le armi di Satana e che sono i precursori del secondo avvento di Cristo.
   E gli stessi angeli delle chiese colpite che pregano, adorando le Particole travolte, raccolgano le anime innocenti che avranno il loro pianto consolato in Cielo.»

[83] hai capito, come spiegherà la scrittrice, riferendosi al personaggio di Mosè nel racconto di Esodo 3.
[84] si nascose, come si narra in Genesi 3, 8-10.
[85] la faccenda dei dieci giusti, cui si è accennato l’11 giugno.
[86] Pietro attuale, cioè Pio XII, papa dal 1939 al 1958.