MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 161


30 ottobre 1943

   Dice Gesù:
   «Leggiamo insieme la Sapienza. Ha inizio con la esortazione[507], tante volte da Me dettata, a tutti i potenti della Terra perché siano potenti più in giustizia che in forza.
   La forza non è un attributo di santità. Non mette l’uomo ad un livello superumano. Una sola è la forza che vi eleva: quella dello spirito. Ma quella è l’antitesi della forza che voi amate e ammirate come fosse una grande cosa.
   Voi amate la “violenza”, la “prepotenza”, la “ferocia”, e questo trinomio lo chiamate “forza” e la venerate con temenza come la belva alla catena teme l’imperio del domatore. Ma badate che quella forza è comune ai bruti. Forza unicamente di carne e sangue, vi fa commettere azioni di carne e sangue. E perciò ben raramente è giustizia.
   L’ho detto[508] e lo ripeto: “Voi, potenti, siete tali finché Io lo permetto e non oltre”. Cosa è dunque questo agitare la frusta sopra coloro che non hanno una autorità specifica? Spogliàti di quella veste che vi è venuta per eredità, se siete dei re, o per fortuna e astuzia, se siete dei dignitari, dei ministri, dei capi di provincia, dei capi-paese, dei direttori di un istituto, di una fabbrica, di un ufficio, di un convento, cosa siete voi di diverso dagli altri? Nulla.
   Molte volte i vostri inferiori sono più meritevoli di voi di quel posto. Meritevoli umanamente e soprattutto spiritualmente. Pensatelo sempre che se anche per paura essi tacciono, vi giudicano e vi giudica Iddio, che meglio di tutti vede le vostre azioni e il vostro essere delle dorate e incoronate statue di fango, e fango nero del più corrotto stagno. I bugiardi e obbligati ossequi con cui volete essere incensati, fanno ribrezzo a Dio, il quale perdona a quelli, fra le folle, che ve li fanno perché forzati a farlo, e maledice voi e gli altri: idolatri di voi al punto da credervi dèi e di darvi quel culto di onore e rispetto che a Me non dànno.
   Uno solo è Dio. Colui che ha fatto la Terra su cui voi imperate nel vostro breve giorno e col vostro stolto o crudele orgoglio. Se volete esser veramente dei “grandi”, dei “forti”, attingete questa grandezza e questa fortezza dal Grande e Potente: da Dio, seguendo la sua Parola, restando in Lui come figli. Non siete da più dell’ultimo fra i nati di donna, rispetto a Dio che è il Padre Creatore di tutti e che può tenere sul cuore come perla preziosa il povero che voi sprezzate, a Lui diletto per la sua santità, mentre guarda con rimprovero voi che lo sfidate dall’alto del vostro seggio precario.
   Quanto bisogno di luce avete voi che governate la Terra. La luce viene da Dio. Egli solo è il Padre e generatore della Luce. Rimanete dunque sotto al suo raggio santo, seguite la Luce, non ripudiatela per le Tenebre.
   Cercate il Signore per vostro consigliere. Egli non è uno di quegli stolti, bugiardi, interessati consiglieri che vi stanno intorno, adulandovi e eccitando i vostri istinti peggiori o per spirito servile o per interessato piano di trarvi in errore, per creare la vostra caduta e sostituirsi a voi[509] sul seggio da cui siete caduti.
   Ma non pensate di cercarlo, questo Signore santo e onniveggente, con menzogna di intenti. Maledetti coloro che sempre mi nominano, e con Me la Provvidenza mia, per illudere le folle fingendosi agnelli mentre sono lupi. Quel Nome grande e potente, che tuona e splende come sole benedetto sui buoni e come folgore sui malvagi di questa Terra e della dimora di Satana, diviene sulle loro labbra blasfeme carbone che scende ad ardere il cuore.
   Io sono dove un figlio mi chiama. Ma non convalido del mio aiuto le opere dei malvagi. Pensate, o uomini, che i loro trionfi effimeri, che vi fanno credere che Io sia con loro e dubitare della Giustizia mia, non sono venuti da Me. È il loro duce e padre: è Satana, che glieli concede come a suoi figli e militi devoti, per creare ad essi un sempre più grande tormento dopo la morte.
   Io sono dove è un fedele che crede in Me. Ma costoro non sono fedeli. Se lo fossero, osserverebbero la mia Parola e la Volontà di Chi mi ha mandato. Invece essi calpestano la prima, disubbidiscono alla seconda e offendono lo Spirito Santo uccidendo il loro spirito con l’odio contrario all’amore, con la lussuria profanatrice, con la superbia corruttrice di anime. Sono barche senza timone prese da vento e da corrente malvagia. Vanno sempre più lontano dalla mèta che è Dio e finiscono a perire nel pozzo d’abisso.
   Quando un cuore è pieno di pensieri di carne o di pensieri d’inferno, quintessenza dei pensieri di carne, come può entrarvi Iddio con le sue luci? Quando un cuore, già di Dio, se ne separa male operando, come può continuare il mio Spirito ad essergli maestro?
   Sono il Misericorde. Compatisco e perdono. Tanto perdono. Perdono quello che vi vedo fare per debolezza umana, non quello fatto con freddo calcolo umano. E non sarò mai tanto severo giudice come con chi, col suo pensiero venduto a Satana, compie più delitti di un bandito, induce altri a compierne, e soprattutto compie il delitto dei delitti: quello di indurre gli animi a dubitare di Dio.
   Oggi questo delitto di omicidio e di deicidio è privativa di non pochi. Uccidono corpi ed anime e uccidono l’idea di Dio nelle anime rendendole cieche come orbite vuote.
   Troppo tardi le folle distinguono. Ma Io vedo nel momento che pensate ed agite, e voi tutti, empi della carne e dello spirito, sarete giudicati con severissimo giudizio.»

[507] esortazione che si legge in Sapienza 1, 1-11. Potrebbe essere questo il rinvio, quasi indecifrabile, che la scrittrice annota a matita accanto alla data.
[508] L’ho detto il 23 ottobre.
[509] a voi, invece di ad essi, è correzione nostra (sostituirsi sembra corretto da sostituirvi).