MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 167


5 novembre 1943

   Dice Gesù:
   «Quando un uomo, anche lontano dalla conoscenza del vero Dio, conosce, per elevazione di anima retta, che un Dio vi deve essere e nel suo cuore eleva un altare al Dio ignoto di cui parla Paolo,[545] questo uomo è molto più vicino a Dio di coloro che, dopo essere stati istruiti sull’esistenza di Dio, hanno voluto dare teorie umane alle mirabili opere di Dio.
   Più ancora idolatri e più ancora maledetti, coloro che adorano il loro pensiero o il pensiero di altri omuncoli pari a loro, di quelli che adorano un astro o un animale. Costoro sono selvaggi e involuti. I primi invece sono dei progrediti che si fanno selvaggi. Pari a coloro che si mutilano spontaneamente, essi amputano la loro parte più nobile e santa e la gettano come parte scurrile.
   Guardate alle cose di Dio con occhi onesti e onesto pensiero. Vi vedrete splendere Dio. Perché scrutare le leggi delle vite e i segreti dell’universo e prima non confessare che questo universo e queste leggi sono la prova innegabile di un Dio?
   Ma tutto il vostro progresso è atto forse ad aumentare di un filo d’erba il prato che vi dà il suo verde? Ma la vostra scienza riesce forse a generare un nuovo animale uscendo da quelle leggi che Dio ha messe da quando li creò maschi e femmine?[546] Ma, nonostante i vostri esperimenti che vi empiono di boria, riuscite forse, non dico a creare la vita, ma ad arrestare la morte?
   No. Riuscite a fecondare le uova dei più semplici fra i milioni di animali che sono. Riuscite a continuare il battito di un cuore embrionale. Ma non riuscite a fare ciò che Dio fece: un uomo dal nulla. Ma non riuscite a mantenere il battito ad un cuore che muore quando Dio dice[547] alla polvere di tornare polvere e all’anima di tornare a Lui. Senza seme non riuscite a far spuntare un solo filo d’erba. Con tutta la vostra elettricità non riuscite a ridare energia a un corpo spento. Riuscite solo a generare morbi e morte, stragi e sventure.
   E come non riuscite a questo, aumentando unicamente la confusione sulla Terra e nelle coscienze, così non sapete più crearvi nell’intimo quella Fede senza la quale è inevitabile l’errore. Deviate. Vi fate delle religioni. Ma non avete la Religione.
   Amate un figlio, un marito, un parente più di Dio. Perdete amore e rispetto a Dio se ve lo rapisce. Amate, anzi: venerate come un dio qualche disgraziato uomo che si autoproclama “dio” ed è tre volte più fango di voi, e davanti a lui curvate non solo la schiena - sarebbe poco male - ma curvate il vostro criterio, la vostra coscienza soprattutto. Peccate per far piacere a lui. Se ancora compatisco quelli che peccano per amore disordinato di un parente, non perdono a chi si vende e vende la sua coscienza ad un potere contrario a Dio.
   Occorre esser figli di Dio anche contro i tiranni e accettare tutto fuorché di bruciare la propria anima davanti agli idoli di fango. Quando l’uomo perde il culto santo al vero Dio e cade nell’idolatria di esseri suoi pari o inferiori, depravando in se stesso la mirabile gemma che lo fa simile a Dio, tutto in lui si deprava. E non è esagerato dire che il tempo in cui siete è un campione di tale depravazione. Non ne manca una.
   Ai miei altari, o cristiani bugiardi che di cristiani avete l’e­sterno ma non siete tali nell’interno vostro, vengono molti che non sono quali dovrebbero essere. E ciò è male per l’uomo, il quale dovrebbe saper non fornicare e, se la carne con la sua voce di sangue lo sprona, scegliersi una sposa senza attendere d’esser già vecchio, ma a questa sposa portare un corpo incontaminato. Per giustizia, perché tal cosa vuole da lei, e per carità, perché le contaminazioni non sono sempre senza pericolo, ma anzi insieme al corpo che si avvilisce e all’anima che si corrompe vi è la malattia che fa di voi tanto spesso dei lebbrosi, e tale lebbra comunicate alla compagna e agli innocenti.
   Doppiamente male è per la donna presentarsi a Dio, all’altare di Dio per giuramento ad un uomo, con la macchia più brutta che possa macchiare una donna. Mentitrice a Dio, al­l’uo­mo suo compagno, al mondo, carpisce una benedizione, una protezione e un rispetto di cui non è degna. Ma la benedizione su lei si muta in punizione poiché Dio non si inganna. Ladra e adultera sarà, in base a tali sue colpe, giudicata. Ladra perché defrauda il compagno del suo diritto e ruba ad esso una fiducia di cui ella non è degna, e a Dio una benedizione di cui è ancora più indegna, ruba a pre-nati una madre e dei diritti, né, nella sua anima morta, non scorre un fremito pensando ai soppressi avanti l’alba della vita o agli abbandonati ai margini della vita come cuccioli randagi. Adultera, perché[548] “colei che guarda un uomo con desiderio già commette adulterio”, ed ella l’adulterio l’ha consumato perché non ha saputo domare il desiderio della carne, ma saziarsene nella sua fame depravata.
   Vivendo in idolatria divenite facili a spargere il sangue in singoli omicidi o in omicidi collettivi quali sono le guerre, le quali sono quasi sempre, e quelle di ora tutte, null’altro che furti e frodi non giustificati da nessun movente. Ladri siete delle terre e dei diritti altrui e omicidi siete dei figli altrui.
   Menzogneri siete e frodatori nel piccolo ambito e nel grande ambito. Non c’è più onestà nella vita. La parola dell’uomo è priva d’onore e perciò commettete con tranquillità opere di disonore.
   Corrotti siete. Nel pensiero, nei gusti, nelle opere, nei sensi. Corrotti sino al profondo. Più di corpi sepolti da dieci volte quattro giorni.[549] Siete corrotti anche in quello che Io vi avevo creato incorruttibile: nello spirito, che avete ucciso e che è tutto un verminaio brulicante sozzi pensieri e sozze opere.
   Corrotti e corruttori. Di vostri simili, grandi e piccini. Non rispettate più neppure l’infanzia davanti alla quale fornicate indifferentemente con l’atto e la parola, sporcando quei bocci di giglio col vostro marciume. Essi si apriranno già sporchi e daranno odori di morte, sempre più, perché sempre più voi li corrompete. La vostra arte, fino l’arte, segno della vostra regalità sugli altri animali, segno della vostra natura di semidei che dal vero Dio vostro Creatore avete avuto una scintilla del suo Pensiero creativo, fino l’arte è corrotta e corruttrice e fa ribrezzo a coloro che, più rari di solitario pino montano, sanno ancora ricordarsi del Cielo e rimanere tesi al Cielo.
   Infedeli siete. Infedeli a Dio, alla patria, alla famiglia, alla sposa, ai figli, ai parenti, agli amici. Giuda che vendete tutto per un luccichio di denaro o per un sorriso di femmineo serpente, non sapete più neppure cosa sia la fedeltà che rende sicuro l’animo nell’onorare Dio sopra ogni cosa e a qualunque costo, che rende eroico il cuore nel difendere la bandiera, che rende sincero l’amore verso chi vi ama e costante l’amicizia verso chi a voi si affida.
   Rissosi siete. E di ogni occasione vi fate strumento per dare agio al vostro istinto di fiere di scatenarsi e affondare le zanne nel sangue fraterno.
   Menzogneri siete perché dite di amare Dio, patria e famiglia, ma lo dite con le sole labbra, pronti a tradire tutto e tutti se sperate averne un utile sulla Terra. E dato che, secondo la vostra anima cieca, da Dio direttamente poco vi può venire, vi fate di Dio un trampolino di lancio per conquistare la stima degli uomini nominando Dio, mettendo in opera l’ipocrisia per sembrare buoni e ottenere ciò che agognate da uomini ingannati dal vostro aspetto di agnelli, o ipocriti caproni pieni di peccato.
   Oppressori siete perché, non seguendo la mia legge di carità, è inevitabile cadiate nella legge opposta, e vi credete lecito l’illecito purché vi faccia comodo: odiate perciò i simili vostri e li opprimete e, dato che i pari a voi in durezza di cuore vi sanno tenere testa, opprimete coloro che non reagiscono perché sono “i figli di Dio” nel vero senso della parola.
   Contaminatori di tutto quanto toccate. È lo sguardo, persino lo sguardo vostro, una contaminazione, uomini pieni di appetiti osceni. È la parola volta a sedurre come il sibilo del vero vostro padre: l’infernale Serpente. È il pensiero che partorisce lavori che son veleno delle menti e degli occhi, per cui lo stimolo del vostro veleno scende a turbare i sentimenti e a svegliare i sensi.
   Invertiti nei sensi. Mai come ora, frutto venuto da secoli di vizio, questa caratteristica, che vi fa inferiori ai bruti, è diffusa. Né voi la combattete, ma anzi, poiché siete dei depravati, ve ne compiacete e la sfruttate per le vostre borse. Fate ribrezzo ai demoni. E non dico altro per rispetto del mio portavoce.
   Questo vi dà l’idolatria del senso e del potere che voi ora praticate con tanto accanimento. E vi ci abbandonate senza pensare che di essa e dei frutti di essa sarete puniti da Colui che vede.
   Non sono un dio di carne o di creta che non sempre è presente o che non ha occhi per vedere. Sono Colui che è,[550] e che ovunque è, e dall’alto del mio trono scruto e noto le opere degli uomini.
   Sono Colui che ha parlato per darvi modo di condurvi. Ciò che ho detto ho detto, e per scorrere di millenni non muta. Sono l’Eterno, Unico Dio. Sono il Signore Iddio vostro del quale non ve ne è altra copia. Unico sono nella mia Santissima Trinità.
   Maledetti coloro che di Me non si curano e mi ripudiano per seguire la Bestia.»

[545] di cui parla Paolo, nel discorso riportato in Atti 17, 22-31. Accanto alla data, la scrittrice mette a matita il rinvio a Sapienza 13-14.
[546] li creò maschi e femmine, come si legge in Genesi 1, 27.
[547] Dio dice, come in Genesi 3, 19.
[548] perché…, come è detto in Matteo 5, 27-28.
[549] quattro giorni, con riferimento alla morte di Lazzaro, in Giovanni 11, 17.39.
[550] Colui che è, come è definito in Esodo 3, 14.