MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 168


6 novembre 1943

   Dice Gesù:
   «Io so che siete insidiati e deboli. Lo so e vi giudico tenendo conto di questo. Non sarei più giusto se non tenessi conto della vostra debolezza e delle opere del Maligno.
   Quello che mi fa divenire severo è che molte [volte] voi non cadete per debolezza o per insidia demoniaca. Cadete scientemente. Vi buttate volutamente nel baratro dicendovi: “E che me ne importa di Dio?”. È allora che Io vi chiamo “Giuda”[551]. Mi vendete col mio Sangue prezioso. Mi date in mano di Satana dando ad esso la vostra anima, che è mia perché l’ho ricomprata col mio morire. Mi tradite dicendovi cristiani, ma compiendo opere da anticristiani.
   Anche Giuda consumò l’Eucarestia e con Me nel petto andò a prendere il denaro del baratto e colle mani contaminate da quel denaro mi abbracciò per segnalarmi al nemico. Giuda vi fa ribrezzo. Ma che fate di diverso voi che cercate di sfruttare la vostra posizione di cristiani per fini vostri e non servite gli interessi di Cristo? Tanto poco li servite che lo lasciate per andare dietro al Seduttore.
   Quanta misericordia avrò per coloro che cadono con volontà contraria al cadere e che si pentono della loro caduta! Una, due, dieci, cento cadute non maliziose non feriscono a morte l’Amore. Sono scalfitture reciproche, che le vostre lacrime guariscono e che il mio amore risana. Voi mi dite: “Pietà, Signore” ed Io vi dico: “Vieni, povero figlio, al Padre”.
   Sempre miei siete finché l’amore non è estinto in voi. Ed è per i figli feriti che ho dato il mio Sangue. Siate dunque giusti e pietosi seco voi come Io lo sono. Sforzatevi di conoscermi ed amarmi per non defraudare l’anima vostra del suo diritto alla gioia eterna.
   Rimettetevi nella via della Vita. I miei comandamenti sono quella via. Cercate di averli presenti durante la vostra giornata. Ché se poi la debolezza vi trascina in errori leggeri, Io vi assicuro che non vi dovete accasciare. Domani farete meglio di oggi e dopodomani meglio di domani. Una pianta cresce lentamente. Ogni giorno una nuova radicetta, ogni giorno una nuova foglia. Ma quando è cresciuta come è bella! Così è la perfezione, figli. Si conquista per gradi.
   Ma che credete, che Io darò premio minore a chi non fu sommo di improvviso? No, anzi. Fra chi fu santo per grazia mia e chi volle esser santo contro la sua natura, Io guarderò con occhio due volte amoroso questo eroe dell’amore. Il premio nel­l’eternità è unico: la vista di Dio. Ma l’abbraccio iniziale dell’u­nio­ne fra il combattente vittorioso contro la carne, il mondo e il demonio, che per tutta la vita avranno agitato in esso la loro essenza serpentina, mille volte mozzata e mille volte risorta, sarà intenso di una estasi speciale.
   Io ve lo dico. Credete a Me, Verità. Come è urgente ora il bisogno di quel ricordo in voi! Morite di non ricordarvi d’esser cristiani. Volgetevi al Cristo. Dice[552] la Sapienza: “E chi si rivolgeva a quel segno non era guarito per ciò che vedeva, ma per te, Salvatore di tutti”.
   Ecco, o figli. Non guarite dai vostri mali individuali e pubblici perché non sapete vedere Me. Le pratiche non contano, le ritorsioni creano più vasto male, le vendette uccidono prima chi le fa che chi le riceve,[553] i ripari cadono senza ripararvi. Ma se veniste a Me sareste salvati. In ordine alla vita di questa Terra e a quella dell’al di là.
   Ripeto il mio desiderio.[554] Siano fatte molte adorazioni alla Croce che è il trono di potenza di Gesù Salvatore vostro. Come il serpente[555] innalzato sulla croce aveva potere di guarire gli ebrei, così Io, Colui che è immortale, innalzato sulla Croce, avrò potere di mettere in fuga ciò che vi spaurisce e tormenta, perché Io sono il Signore della vita e della morte e posso mettere vita dove già è incombente morte e vincere la morte richiamando alla vita.
   Niuno, tolto Io, può far questo. Satana può darvi tutti i poteri, ma non quello di richiamare il moto vitale. Anzi esso vi istruisce a spezzare le vite in odio al Datore della vita, il quale per nutrirvi non solo alla vita corporale, per la quale vi fa germinare e spigare il grano, quanto per la vita spirituale, vi dà il Pane che gli angeli adorano poiché è la Carne del Figlio di Dio. Ve lo dà non chiedendovi in cambio che amore e fede, ed anzi come Mendico santo vi prega di accoglierlo in voi poiché d’esser con voi fa la sua gioia.
   In voi quel Pane si trasforma in Vita e Grazia, si trasforma in Salute, in Luce, in Gioia, in Sapienza. Tutto divenite quando siete un tutto col Figlio di Dio. Parla soavemente la Parola del Padre quando sta come cuore nel vostro seno. Ed è la mia Parola quella che conserva per la Vita eterna coloro che non abiurano la loro figliolanza soprannaturale.
   Beati quelli che non solo ti amano, o Pensiero del Padre che l’Amore fa Parola, nelle ore di gioia, ma che anche prima che sia la gioia, anche sotto nubi di uragano, benedicono Te, Luce che non conosci pause nello splendere. Beati quelli che sanno lodarti col pianto sul ciglio e la fiducia in cuore e stanno certi della tua pietà. In verità vi dico che chi col più bell’atto di fede sa sperare in Dio, mentre le tenebre incombono portando disperazione, conoscerà il Sole eterno.
   Pochi, troppo pochi questi credenti veri. In questa notte di impotenza sbucata fuori dall’inferno cadono gli spiriti malati come foglie marcite dall’acqua e strappate dal vento. Il loro peso li trascina e, ad aumento della carne, hanno Satana che li tiene accecati e stretti per impedire loro di avere un conato di elevazione che basterebbe a salvarli. La paura, l’avvilimento li ottundono, il vizio li paralizza, la disperazione li brucia. Sono delle rovine che tremano di ombre fatue e non sanno che dovrebbero tremare di se stessi, uccisori della loro immortalità.
   Le chiese si svuotano, gli altari non hanno adoratori, il mistico Pane non è cercato, le trine virtù sono languenti o morte e quelle cardinali ugualmente.
   Vi è rovello e caotico sforzo per cercare salvezza e sprezzo, sprezzo, sprezzo per i figli della Luce, più che sprezzo desiderio di oppressione per spegnere quella Luce a loro odiosa. Ma più vi sprezzeranno e vi conculcheranno, o figli cari che siete la mia luce portata agli uomini, e più questo povero mondo precipiterà nelle tenebre. Il Delitto[556] e i delitti faranno muro e barriera alla Luce. E sotto quei gravosi ripari l’umanità perirà in una carcere disperata.
   Respingete pure i segni che dal Cielo vi mando e ridete degli avvertimenti ultraterreni. Credetevi pure tutto lecito. Quando meno ve lo crederete, Io vi farò conoscere un segno davanti al quale precipiterete atterriti e la collera che ora scagliate contro gli inermi si ributterà su di voi.
   Quel segno sono Io. Al mio apparire, non sulla Terra - non è ancora venuto il tempo - ma spiritualmente ai figli dell’ira e al padre dello sterminio, le vostre e le sue armi cadranno come polvere quando cessa il vento. E se dalla Terra, in luogo di maledizioni, fossero salite preghiere, quel mio apparire sarebbe già stato, e sareste stati liberati, disgraziati che tremate e non sapete venire a chi vi ama, dai vostri terrori.
   Io sono che vinco. Io sono che so. E di vedervi correre qua e là come pecore spaurite seguendo i consigli più stolti, ubbidendo a chi è, oltre che stolto, malvagio, mi è grande pena. Vorrei morire una seconda volta pur di aprirvi gli occhi dell’anima e fare di voi quel popolo santo, grande e glorioso, che Dio si era prefisso di fare quando creò il Genitore primo. Vorrei crearvi una seconda volta pur di non vedervi così disformi dal mio Pensiero. Ma ciò che è, è.
   Parlo a tutti. Sarò udito da pochi. Compreso da meno ancora. La Sapienza non è amata più e non è più compresa. Ma ai suoi fedeli la Sapienza darà sempre forza e luce sulla Terra, salvezza e gaudio oltre la Terra. Darà Se stessa, e l’uomo che l’ha servita e meritata sarà fra i centoquarantaquattromila di cui parla Giovanni,[557] e sarà sua la Gerusalemme santa in cui è il trono della Sapienza che si immolò per portare Sé agli uomini di buona volontà.»

[551] Giuda, di cui si parla in Matteo 26, 14-16.20-25.45-50; 27, 3-10; Marco 14, 10-11. 17-21.41-46; Luca 22, 3-6.19-23.47-48; Giovanni 13, 21-30; 18, 1-9.
[552] Dice in Sapienza 16, 7. Ma all’inizio, accanto alla data, la scrittrice ha messo a matita il rinvio al Cap. 15, poiché il presente “dettato” allude, almeno in principio, a Sapienza 15, con cui sembra esserci già un contatto verso la fine del “dettato” precedente, dove si parla di “un dio di carne o di creta” (Sapienza 15, 8).
[553] le riceve… Richiamando qui con una crocetta, la scrittrice annota in calce, tra parentesi: che anche qui alluda al bombardamento di questa notte sul Vaticano?
[554] Ripeto il mio desiderio, espresso il 23 ottobre.
[555] il serpente, di cui si parla in Numeri 21, 8-9, richiamato in Giovanni 3, 14-15.
[556] Il Delitto… Richiamando anche qui con una crocetta, la scrittrice annota in calce, tra parentesi: altra allusione forse al bombardamento alla città del “figlio della Luce”? E alla parola inermi, di poche righe più sotto, annota: (e qui?).
[557] di cui parla Giovanni in Apocalisse 7, 4; 14, 1.