MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 175


14 novembre 1943

   Dice Gesù:
   «Quando avete fatto il vostro dovere - continuo a parlare[580] a voi sacerdoti - vi autorizzo a dire ciò che insegnai a dire ai miei apostoli mandati in missione per la Palestina. Però ricordatevi di non stancarvi troppo presto. Io ho ripetuto per tre anni la mia dottrina. Ero Dio. Dopo tre anni, su dodici uno mi tradì fra coloro che erano stati saturati di Me. Infiniti altri mi abbandonarono nell’ora della prova. Pretendete voi di essere più solleciti di Me? Più potenti? Più ubbiditi?
   Ricordate[581] che se ai fratelli va perdonato settanta volte sette, ai figli spirituali - e tutti i cattolici sono per voi dei figli: tutti, senza eccezione - va perdonato settanta volte settanta volte.
   Ricordatevi che per voi non esistono le differenze degli umani circa le anime. Vi è anzi un capovolgimento dei valori. L’uomo ammira e riverisce l’onesto, il buono, il puro. Voi dovete non ammirare ma amare colui che è un infelice spirituale. Più uno è sozzo, più uno è lontano da Me, e più voi dovete esser per lui padre e luce. Nessuna ripugnanza, nessuna stanchezza, nessun abbandono, nessuna paura vi è concessa. Dovete piegarvi su tutte le miserie. Le dovete cercare per curarle. Le dovete amare per portarle all’Amore. Respinti, tornate all’assalto; derisi, aumentate la vostra carità. Servitevi delle cose umane per portare le anime alle soprannaturali.
   E che vi devo Io insegnare le soavi astuzie dell’amore? Non avete mai avuto un padre, una madre, dei fratelli, coi quali le avete usate per cattivarvi un amore sempre più grande? I vostri fedeli sono per voi dei figli. Oh! un padre per farsi amare dal figlio quante cose studia! Il figlio è ancora un infante e il padre, stanco del lavoro, pure si china sulla cuna e ripete le dolci parole per udirle poi dire dalla bocchina innocente. È un pargolo, e il padre si curva per insegnare al piccino a fare i passetti, e gli mostra i fiori e le stelle, educa la mente alle prime sensazioni, ai primi pensieri. Anche fosse un tardo, un ebete, il padre si sforza ad aprire la mente del figlio. Anche fosse un capriccioso indomabile, con mille astuzie cerca mutargli il cuore.
   E voi? Perché non avete viscere di padre per i vostri figli spirituali? Sono atei? Non importa. Sono lussuriosi? Non importa. Sono delle sentine di vizi? Non importa. Pregate e osate. Oggi, domani, e dopo domani ancora, e sempre, sempre, senza stancarvi.
   Molte volte basta saper guardare con sguardo di vero amore un’anima per conquistarla. Molte volte le anime non sono malvagie come credete. Sono disgustate, sono malate, sono vergognose. Disgustate di ciò che il mondo, e il clero fra esso, ha avuto per loro. Malate perché Satana ha sopraffatto la loro debolezza. Vergognose d’esser malate. Desiderano esser guarite, ma si vergognano di confessare le loro malattie.
   Date ad esse ciò che non hanno avuto: amore santo. Andate loro incontro. Persuadetele ad aprirsi senza vergogna. Sono fiori restii. Ma se l’amore li scalda essi si aprono.
   Oh! sante rugiade e benedetti raggi che voi sacerdoti col vostro sacrificio attirate sulle anime! Pentimenti e redenzioni che fanno di esse dei figli di Dio. Sacramenti e grazia che voi infondete e che fanno santi voi e loro. Siate benedetti per quest’opera, o servi fedeli che curate la mia messe e la mia vigna. E benedetti anche se vi curvate sulle erbe selvagge nate fuori della mia vigna.[582]
   Non occorre lasciare la patria per essere missionari, o figli. L’Europa, il mondo è tutta terra di missione, perché l’uomo è tornato idolatra e eretico. In verità vi dico che occorrerebbe dissodare il terreno natìo, per carità di patria, prima dell’altrui, perché è da una patria cristiana che viene il benessere della Patria, e dove sono ora le nazioni cristiane?
   Guardatevi intorno. Che vedete? Cumuli di rovine e cumuli di vittime. Chi li ha fatti? Uno? Due? Quattro individui? No. Essi sono gli agenti, i ministri del Male che li usa da re dispotico. Ma essi sono quello che sono perché le popolazioni su cui imperano li hanno lasciati essere tali avendo in loro l’esponente maiuscolo dei loro stessi sentimenti. Da un popolo privo di Dio - e i popoli ora sono privi di Dio perché se lo sono strappato dall’anima sostituendovi carne, denaro e potere - germinano i cobra che uccidono per la loro triplice fame che Satana aizza.
   Inutile dire: “Furono loro la causa del presente male”. Dite tutti, dico tutti, voi sacerdoti compresi: “Fummo noi”, e sarete sinceri.
   Ora più duro è il lavoro nel campo incolto. Ma agite. Tornate ad essere come i primi miei apostoli. Tornate ad essere eroi del sacerdozio che è l’unica milizia santa. Fate tutti il vostro dovere sino all’immolazione. Che se poi le folle si ostinano a perdersi, Io provvederò a loro. Voi ne avrete ugualmente premio anche se venite a Me con le braccia, spezzate nel faticoso lavoro, cariche di ben poche spighe.
   Ma, ve ne prego - e sono Dio - non rendetevi colpevoli di disamore. Non perdono la mancanza di carità. Essa è negazione di Dio.»

[580] continuo a parlare, con riferimento a Isaia 8, 5-16, visto che la scrittrice mette, accanto alla data, il rinvio a Isaia 8, 5.
[581] Ricordate quanto è detto in Matteo 18, 21-22.
[582] mia vigna, secondo l’immagine di Matteo 20, 1-7.