MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 184


23 novembre 1943

   Dice Gesù:
   «Io do sempre il doppio, il triplo, il centuplo, l’infinito in compenso di quanto voi non date. Perché vi amo, figli, e vi giudico con un rigore che l’amore tempera. Così non vi pago come le vostre iniquità richiedono, ma, più forte del bisogno di castigo, sento il bisogno dell’aiuto per voi, perché vi vedo disgraziati e di vedervi tali ne soffro.
   Osservate nei miei castighi da quando l’uomo è. Vedrete che sempre ho cercato di salvare chi appena aveva un poco di buono in sé. Non erano perfettamente giusti i salvati nei flagelli con cui punivo l’uomo divenuto prevaricatore, sacrilego, ladro, omicida. Ma vedevo in essi lo sforzo di esser giusti, e quel tanto anche se minimo di giustezza, che rappresentava tutta la loro capacità d’esser tali, mi bastava.
   E può forse un padre, che ha un figlio malaticcio ma volonteroso, schernirlo perché non è un lavoratore resistente, un camminatore instancabile, un forte che nulla fiacca? No, che anzi si industria a sopperire le insufficienze del figlio, e lo fa con ansiosa cura perché egli non se ne avveda e se ne mortifichi. E il Padre vostro che avete nei cieli, il Padre santo, potrà agire diverso?
   Io vi prevengo, vi metto nelle mani gli aiuti e lo faccio con tanta cura che voi non ve ne accorgete e credete d’esser voi capaci di tanto. No, figli. Sono Io che opero in voi per tre quarti, voi fate il resto con la vostra volontà.
   Maria, credi tu che da te sola avresti potuto ciò che puoi? Oh! povera figlia! Saresti ancora all’a, b, c dell’amore e ai primi passi nella via della perfezione. Ma Io ti ho presa, ti ho istruita, ti ho portata. Come vento che rapisce un fiore al bordo di una via, Io ti ho alzata sopra la polvere e il fango e ti ho portata nella Luce. Sempre più ti porterò in Essa se tu mi asseconderai con la tua volontà.
   Ma quanti posseggono la volontà retta? Pochi, troppo pochi. Onde, nonostante tutte le mie cure, voi non progredite.
   Sono venti secoli che una “Voce” ha detto il già detto[603] da Isaia: “Preparate le vie del Signore”. Ma le vie sono rese sempre più ingombre al Signore dalla vostra mala volontà asservita alla Bestia, che vi fa accumulare monti di orgoglio, creare crepacci di colpa, vie storte di menzogna, valli di accidia.
   Come può il Pastore santo raccogliere il suo gregge sbandato se prima non si sono radunate le pecore intorno alla verga della sua Parola? Eccomi. Io vengo a pascere una volta ancora i miei agnelli e a sorreggere le pecore che allattano, ossia i ministri del Cristo che vi dànno il latte della sua Parola.
   Lasciate da parte ciò che non è pascolo mio. Riunitevi intorno alla Croce. È l’insegna della vittoria su tutti i nemici del­l’uo­mo. Tutti i nemici. Quelli esterni dati da guerre, pestilenze, fame. Quelli interni, doppiamente, incalcolabilmente distruttori, dati da spirito di mondo, razionalismo, triplice idolatria, mene di Satana.
   Aprite gli occhi, o uomini. Levate da essi la crosta che tanto errore vi ha accumulata, e vedete Me. Me quale sono, in tutta la mia potenza di Dio Uno e Trino, Creatore, Redentore, Animatore vostro.
   Umiliate la vostra creta superba che non è capace di nulla d’eterno e riconoscete questo vostro nulla che è grande solo se Dio l’alita essendo nel vostro spirito. Umiliate la vostra intelligenza, che è mia perché Io ve l’ho infusa, e pensate sempre a ciò che Io sono e a ciò che voi siete.
   Non vi è bisogno di ponderose opere di scienza per giungere a credere. Il più bel libro è l’universo che ho creato dal nulla e senza aiuto di uomo. Sappiate leggere in esso il nome di Dio e guardando l’immensità del firmamento cominciate a capire l’immensità mia, guardando il moto degli astri cominciate a capire la mia potenza.
   Atomi di polvere sul granello rotante negli spazi che chiamate Terra - un pulviscolo portato dal soffio di Dio e che passa veloce presso infiniti altri pulviscoli ad esso simili - non vi sentite stritolare la vostra superbia se contemplate il firmamento oltre il quale Io sono? Effimere che durate lo spazio di un attimo d’eternità, non cominciate a comprendere la mia Eternità la cui durata è baratro senza fondo in cui sprofondano i millenni, e sono pulsazioni del mio ardore?
   Tornate al Signore che avete lasciato. Egli nella sua trina qualità tornerà ad essere Creatore del Bene che avete distrutto, Salvatore del Bene che v’è restato, Animatore al Bene che ora più non sapete servire.
   Venite. Io vi porterò se mi date voi stessi.»

[603] già detto in Isaia 40, 3 e ripetuto da Giovanni Battista in Matteo 3, 1-3; Marco 1, 2-4; Luca 3, 3-6. All’intero capitolo 40 di Isaia rimanda l’annotazione che la scrittrice inserisce a matita accanto alla data del presente “dettato”.