MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 188


27 novembre 1943

   Dice Gesù:
   «Se tutte le donne che non sono delle depravate conoscono l’estasi della gioia femminile pensando alla gioia della prossima maternità, quale estasi avrà raggiunto la santa Madre mia ormai prossima alla sua sublime maternità?
   Maternità bene intesa è vertice d’amore. Più caldo dell’amore che unisce i figli di una sola cuna, più casto dell’amore che unisce due carni, l’amore materno, quando è giusto, è l’amore completo, perfetto e più alto degli amori della Terra.
   Ma Maria non era soltanto la creatura che ama la creatura che si forma in lei e che è il frutto di un duplice amore di creature. Maria amava nel suo figlio Dio, a Lei venuto con la sua Volontà, col suo Amore, con la sua Ubbidienza, a farsi carne della sua carne.
   Guardava l’inviolato ventre suo e lo vedeva ciborio del Dio vivo. Sentiva pulsare un altro cuore e lo sapeva Cuore di un Dio fatto carne. Anticipava col desiderio il momento di fare delle sue braccia l’altare mio per la prima offerta dell’Ostia di perdono. Ed a sé stessa giurava di amarmi come solo Essa, senza peso di colpa, poteva amarmi per riparare in anticipo ciò che già faceva lacrimare il suo occhio e sanguinare il suo cuore: le torture della mia missione di Redentore.
   Se è costume dei pii di compiere uno spirituale ritiro alla vigilia di un evento per loro importante, per poter conoscere la Volontà del Signore ed esser degni della sua benedizione sul­l’opera che sta per iniziarsi, potete ben comprendere come questa Creatura, già perfetta nella orazione, si sia cinta di mistici veli per isolarsi in uno spirituale ritiro che sempre più crebbe quanto più l’evento era prossimo a compiersi.
   Il viaggio da Nazareth a Betlemme fu compiuto da Maria come se la stessa fosse circondata da una mistica clausura aperta solo verso il Cielo, che sempre più si avvicinava a Lei per esserle sopra con tutti i suoi splendori, le sue teorie angeliche, le sue armonie celesti, come velo di baldacchino regale trapunto di gioielli.
   Era già nell’estasi. E la folla che vedeva passare un uomo silenzioso conducente alla briglia un asinello cavalcato da una poco più che fanciulla tutta assorta in un suo pensiero interiore, si scostava perché pareva che una luce emanasse da quel gruppo e dietro ad esso rimanesse un profumo celeste. E non sapeva la folla spiegare il perché i più poveri fra essa paressero dei re davanti ai quali le folle si dividono in ossequio come onde di mare solcate da maestosa nave.
   Era la Stella del Mare che passava, era la nave portante la Pace che passava fra la guerra del mondo, era la Vincitrice che passava dove Satana aveva strisciato, per mondare la via al Verbo che veniva per ricongiungere Cielo a Terra.
   Pallida e mite andava incontro all’Amore, non più unicamente abbraccio di fuoco spirituale, ma tepore di carni vere che eran di donna ma che erano Dio, e quando Giuseppe rompeva quell’estasi, penetrandovi rispettoso come varcasse le soglie di Dio, per dare alla sua Donna conforto di cibo e riposo, non erano parole lunghe, ma solo uno sguardo, una parola: “Giuseppe!”, una stretta di mano, e in Giuseppe si rovesciava l’onda dell’estasi come da coppa colma fino al bordo.
   Le parole turbano l’atmosfera dove vive Dio. Né per i giusti occorrono parole per esser fatti persuasi della presenza di Dio e dei mirabili effetti di essa presenza in un cuore.
   O si crede o non si crede. Se avete Dio in voi credete poiché sentite Dio, oltre i veli della carne, vivente in una creatura. Se non avete Dio, nessuna parola può farvi persuasi della fusione di Dio ad un cuore umano. È la fede che dà capacità di credere, ed è il possesso di Dio che dà possibilità di vedere Dio vivente in un vostro simile. Non si può spiegare con metodo umano il mistero di Dio, i perché di Dio. Sono al disopra dei vostri metodi. Solo vivendo umilmente nel soprannaturale potete vedere, per lo spiraglio aperto dalla Bontà per voi, gli spirituali rapporti e gli estasianti contatti fra un’anima e Dio.
   Come faville danzanti in un incendio, le creature prescelte da Dio per l’estasi vivono in una festa di fulgori, in un ruggire di fiamme divine, in un fondersi di favilla a fiamma per sempre più vivere, accendersi e accendere. Alimento che si alimenta al Centro dell’Amore, esse portano all’Amore il loro amore e ne aumentano la gloria, e da esso Amore traggono vita e gloria propria.
   Maria aveva in sé il Fuoco santissimo ed era fuoco. E le leggi della vita erano quasi annullate da questo vivere d’ardore. E sempre più si annullavano quanto più l’incendio si avvicinava per mutarsi in Carne testé nata, onde nel momento beato del mio apparire al mondo Ella sprofondò nell’estasi, nel fulgore del Centro di Fuoco da cui emerse portando sulle braccia il Fiore dell’Amore, passando dalle voci della divina Fiamma alle melodie angeliche, dal rutilare della Trinità contemplata fino alla fusione, alla visione dei cori angelici scesi a dare l’annuncio alla Terra e la promessa di Pace ed a fare corona alla Madre Regina, alla Madre del Re dei re; e dopo aver abbracciato Dio col suo spirito rapito abbracciò il Figlio di Dio, suo Figlio, con le sue braccia che non conoscevano abbraccio d’uomo.»