MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 194


3 dicembre 1943

   Dice Gesù:
   «Io sono Colui che ha vinto Satana.
   Molestia infinita mi ha arrecato da quando fui nel mondo, scatenandomi contro l’odio del potere cieco e avido che sempre sogna che altri gli levi i suoi beni di usura, aizzandomi contro la classe dirigente immeritevole e che dei miei meriti si sentiva rimproverata. Anche la mia parola era rimprovero. Ma quando ancora non parlavo già ferivo, perché la santità è rampogna agli indegni. Mi suscitò nemici e traditori e mi spinse al dubbio discepoli e amici. Mi circuì nel deserto,[645] mi schiacciò coi suoi terrori nel Getsemani. E non contento, ancora mi deruba continuamente seducendomi i cuori degli uomini.
   La battaglia fra Me e lui non avrà fine altro che quando l’Uomo sarà giudicato in tutti i suoi esemplari. E la vittoria finale sarà mia ed eterna. Ora la Belva infernale, sempre vinta e sempre più feroce per esser vinta, mi odia di odio infinito e sconvolge la Terra per ferire il mio Cuore. Ma Io sono il Vincitore di Satana. Là dove egli insozza, Io passo col fuoco dell’a­mo­re a mondare. E se con inesausta pazienza non avessi continuato la mia opera di Maestro e Redentore, ormai sareste tutti dei demoni.
   Per mondarvi dal più grande peccato ho ubbidito al desiderio del Padre. Il più grande peccato era disubbidienza al comando di Dio. Da essa era venuta sete di potere, superbia e con­cupiscenza. Le tre Furie che vi tengono sempre in loro potere quando non le sapete annichilire con una vita vissuta in Dio. Io ho riparato con la mia ubbidienza alla disubbidienza iniziale.[646]
   Per mondarvi dagli altri peccati mi sono addossato le misere vesti di iniquità che erano le vostre vesti e, per levare ad esse l’iniquità di tutta la stirpe dell’uomo, le ho inzuppate del mio Sangue e in esso le ho deterse.
   Dopo è venuta la gloria. Ma prima vi fu il dolore. Dopo è venuto il diritto di giudicare. Ma prima vi fu il dovere di espiare. Dopo fui fatto fondatore del nuovo Tempio nel quale è la fonte santissima dello Spirito settiforme. Ma prima dovetti Io essere la Vittima immolata per purificare la Casa di Dio.
   E che vi pensate, o voi sacerdoti ai quali pesa il lieve giogo dell’osservanza al vostro dovere? Che mi fu facile essere Sacerdote? E quale fra voi, per quanto oppresso da cure, è oppresso da tormenti pari ai miei? Ma queste anime che vi affido, lo sapete che sono la parte che mi sono acquistata col mio morire? Non fate che esse si perdano. Strappatele a Satana a costo della vostra vita come Io le strappai a prezzo della mia.
   Per imparare non avete che a studiare Me. Non occorre essere dei dotti. Siate solo dei ricercatori di Dio, e Dio: Io, vi illuminerò.»

   Lo stesso giorno, alle 8 antimeridiane

   A me. Dice Gesù:
   «Mia Madre ti ha parlato[647] dell’ombra che l’avvolse come Madre di Dio. Ciò non è in opposizione al mio dire di giorni or sono.
   Se tutti notavano qualcosa di speciale in quella coppia che poveramente passava per le vie affollate, come una luce e un profumo, ciò non illuminava la loro cecità e non aveva voce per la loro sordità di spirito. Era un percepire simile a chi attraverso a bende opache sente, più che vedere, il fulgore del sole sul suo capo fasciato ed ode un lontano rumore che giunge appena al timpano come sospiro di aria rotta da un suono che è tanto lieve da non essere più parola.
   Mia Madre si è detta la “Silenziosa”. Molti attributi andrebbero aggiunti alle sue litanie, e su questi attributi molto avreste da meditare. Vergine silenziosa, Vergine luminosa e Madre della Luce, Ella era ed è.
   Con una riluttanza estrema ha sollevato qualche velo ai miei evangelisti, ma unicamente quei veli che nella sua scienza soprannaturale giudicava utili all’interesse mio. Per quanto la riguarda, silenzio assoluto. Tutto custodiva nel cuore, come è detto[648] da Luca, e dal cuore per i suoi più amati trae ricordi come perle da un forziere.
   Che le folle non sapessero comprendere, pure rimanendo santificate dal passare della Madre mia, non deve dunque stupire. Erano, come Ella ha detto, non dei santi. Più o meno buoni, avevano Dio lontano dal cuore, e dove non è Dio non è luce.
   Che Dio abbia protetto la Benedetta sotto il velo di una vita apparentemente comune, neppure [deve stupire]. Dio non ama ciò che amano gli umani: le celebrazioni e tanto meno le autocelebrazioni umane. Si ammanta di riserbo e avvolge nello stesso i suoi diletti. Il mondo è profanatore e Satana è tanto più astuto quanto più è vinto. Dio preserva dalle curiosità bavose e dai trabocchetti velenosi i suoi più cari e Se stesso in loro, poiché dei suoi strumenti ha gran cura perché vuole da essi il com­pimento della loro missione. Solo ai “santi” rende cognita la verità nascosta.
   Che Maria dopo la mia nascita apparisse ancor più donna comune: una giovane madre e null’altro, non deve neppure stupire. Come ostensorio dal quale era uscita l’Ostia santissima, Ella era ora la Tutta Santa per se stessa, ma non portava più il Santo dei Santi. E se si pensa che il Santo dei Santi, proprio nell’ora in cui riscattò con sovranità eterna la Terra coi suoi viventi, i suoi defunti, i suoi futuri, apparve agli occhi del mondo come un malfattore[649] torturato per i suoi misfatti, è anche logico che la Madre, dal momento che divenne la Corredentrice e perciò riscattatrice della Terra, apparisse una povera, semplice donna.
   Il tempo luminoso del mio formarmi in Lei era trascorso, ed il fulgore del gaudio che nella notte aveva empito il cuore di Maria, la grotta, i Cieli, si attenuò all’alba nella quale cominciò a sorgere il sole della redenzione, sole tinto di sangue, composto di dolore infinito. L’aurora trovò Maria già immersa nel pensiero del tormento futuro. L’offerta era già stata fatta in mio nome e le due frasi[650] più cristiane della Terra si erano annodate l’una coll’altra formando catena per strozzare il Male: “Ecco l’Ancella del Signore. - Signore, sia fatta la tua volon­tà”.
   Sante, benedette labbra di mia Madre, che alla mia nullità d’infante prestaste il suono verginale delle parole perfette! Sul suo “sì” eroico, ripetuto quando la maternità lo rendeva doppiamente eroico, si curvò il Cielo venerando in Lei la Martire Redentrice. Come una collana alla quale giorno per giorno si aumenta una perla, ebbero inizio i giorni dolorosi di Maria. Alla fine fu il Golgota.
   È per questo suo lungo dolore che Io vi dico: “Amatela”. Vi benedico quando mi amate. Ma per l’amore che date a mia Madre vi preparo più fulgida dimora in Cielo.»

[645] Mi circuì nel deserto, come si narra in Matteo 4, 1-11; Marco 1, 12-13; Luca 4, 1-13; mi schiacciò coi suoi terrori nel Getsemani, come si comprende dalle espressioni di Matteo 26, 36-39; Marco 14, 32-36; Luca 22, 44. La “battaglia fra Me e lui” giustifica il rinvio a Zaccaria 3, che la scrittrice mette ac­canto alla data.
[646] disubbidienza iniziale, o prima disubbidienza come nel “dettato” del 21 ottobre.
[647] ti ha parlato, il 2 dicembre; giorni or sono, il 27 e 28 novembre.
[648] è detto in Luca 2, 19.51.
[649] come un malfattore, secondo la profezia di Isaia 53, 12 ripresa in Luca 22, 37.
[650] le due frasi, che si leggono in Luca 1, 38.