MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 55


11 luglio 1943

   Dice Gesù:
   «Chi uccide l’amore uccide la pace. La pace è tanto più viva quanto più vivo è l’amore. Vuoi la misura di come un essere ami? Osserva se ha o non ha la pace con sé. Chi ama agisce bene. Agendo bene non conosce turbamento. Questo serve per tutte le forme d’amore.
   L’amore naturale non differisce in certe facce dall’amore spirituale. Né si può dire che ne differisca nelle reazioni. Quando una creatura non ama, o ama male un’altra creatura, è inquieta, sospettosa e portata a diffidare e ad accrescere sempre più i suoi torti e automaticamente i suoi sospetti e le sue inquietudini. Quando poi una creatura non ama o ama malamente il suo Dio, l’inquietudine aumenta infinitamente e non dà più pace. Come un vento di sventura, trascina sempre più lontano dal porto la povera anima, che finisce col perire miseramente, se un miracolo di divina bontà non interviene a salvarla. È logico che così sia.
   Dio è senza colpa verso di voi, donde voi avete l’assoluto obbligo di amarlo poiché Egli vi dà amore, e amore chiede amore. Quando voi negate a Dio amore, cadete, per naturale conseguenza, in potere del principe del Male. Lasciate la Luce, e le tenebre vi avvolgono. Comincia allora il tormento che è la fase preparatoria delle pene future. Ma l’anima amante, sicura d’essere amante, è nella pace. Potrà il prossimo accusarla di ogni più malvagia cosa, potranno le circostanze avere apparenza di punizione celeste. Ma l’anima non uscirà dalla sua pace. Poiché sa che ama, non teme nulla.
   Guarda Giovanni. “Uno di voi mi tradirà”, dissi[139]. E quella frase fu come una scintilla gettata in un alveare operoso. Tutti se ne risentirono. Il colpevole giunse persino a denunciarsi da sé dicendo: “Sono forse io?” e ottenendo la mia risposta affermativa, che solo l’ottusità altrui non permise fosse compresa. La colpa ha di queste imprudenze: acceca al punto che conduce all’autodenunzia.
   Ma Giovanni, l’amante fedele, non mosse il capo dal mio petto. La sua pace restò senza fremiti. Egli sapeva che e come mi amava. Aveva a difesa, contro ogni accusa e rimprovero, la sua carità e la sua purezza. È rimasto, col capo che non sapeva tradire, sul Cuore che non sapeva tradire.
   Ti do Giovanni a modello. Sono anni che te lo do per intercessore. Ricorda. Prima intercedette, ora ti istruisce sulle due qualità che fanno di un discepolo un prediletto: la carità e la purezza. Più tu crescerai in esse e più crescerà la pace in te. E con la pace l’abbandono totale sul mio Cuore.
   La morte degli amanti non è una mutazione: è una perfezione. Passate dal riposo, ostacolato dalla materia, al libero riposo dello spirito in Dio. Non è che un più stretto abbraccio in una più viva luce.
   Ecco la morte che Io riserbo a chi mi ama. Morte di pace dopo vita di pace. E, nel mio Regno, l’eterna Pace.»

[139] dissi in Matteo 26, 21-25; Marco 14, 18-21; Luca 22, 21-23; Giovanni 13, 21-30.