MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 89


13 agosto 1943

   Dice Gesù:
   «Quando la natura umana sa tanto ricordarsi la sua origine da saper vivere nel soprannaturale, diviene più alta di quella angelica ed è agli angeli ragione di ammirazione.
   Quando avviene questo? Quando una creatura vive inabissata nella mia Volontà, intieramente abbandonata a Me, non vivendo, non amando, non agendo che per Me e con Me. Allora eleva la sua carne ad un grado non concesso agli angeli, i quali non conoscono le ansie della carne e non hanno il merito di domarle. Quando poi la creatura crocifigge se stessa per amore del Maestro crocifisso, allora diviene ragione di ammirazione alle schiere angeliche, le quali non possono soffrire per amor mio e crocifiggere se stesse come Gesù, Redentore del mondo e Figlio dell’Eterno.
   Intorno alla mia Croce, come già intorno alla mia cuna, erano schiere di angeli adoranti, perché cuna e croce erano l’alfa e l’omega[223] della mia missione di Redentore. Ma anche intorno ai piccoli crocifissi che si immolano silenziosamente per legge di perfetto amore, sono le schiere degli spiriti angelici, perché vedono Me in voi che per Me morite.
   Lasciami dunque fare. Fare fino in fondo. Fra poco Io ti sarò padre, madre, oltreché fratello e sposo. Non avrai più che Me fra poco. Vieni, il colpo è duro, ma siine avvertita e sii generosa. Lasciami fare. Non faccio nulla che non abbia sigla d’amore. Sii come un agnello da poco nato fra le mie mani di pastore buono. Se il tuo Pastore ti fa mangiare quest’erba amara, anche questa, è perché ti vuol dare un posto più bello nel suo Cuore. E non aver paura. Io ti aiuterò. Ti aiuto sempre, lo vedi.
   Ho bisogno del tuo dolore. Del dolore assoluto, completo, profondo. Tu non sai che valore avrà nelle mie Mani. Quando lo saprai, dirai che ho valorizzato al mille per cento il tuo soffrire e me ne ringrazierai. Ringràziamene però sin da ora con fiducia e con amore.
   Nel coro delle voci che salgono dalla Terra al Cielo mancano le voci che ringraziano. È una nota muta, e ciò è molto male. È un grande demerito per la stirpe di Adamo che, amata e beneficata in suprema maniera dal Dio Uno e Trino, non sa ringraziare. Ma se ciò sarà perdonato agli analfabeti dell’Amore, a coloro che l’Amore stesso istruisce non viene concesso di non farlo. Quando un piccolo bimbo commette un errore o lo commette un povero ignorante, lo si compatisce. Non così quando lo stesso errore lo fa un adulto e un colto.
   Tu sei educata dal Maestro e non devi mancare all’insegnamento del Maestro. Ti ho cresciuta col mio amore come si cresce un pargolo col latte. Sii fedele all’Amore in tutte, tutte, tutte le cose.»

----------------------1964" class="calibre13">12 agosto, sera

Dice Gesù:
   «Anima mia, ascolta la parabola della perla.
   Un granello di arena mosso dalle onde del mare viene inghiottito dalle valve del mollusco. Un sassolino greggio e spregevole, un frammento minuscolo di roccia, una scheggia di pomice, tutte cose che non meritano lo sguardo di un uomo.
   Quel granello di rena inghiottito così rimpiange certo, nel primo tempo, le sconfinate praterie del mare dove rotolava libero sotto la spinta delle correnti e dove vedeva tante cose belle, create dal Padre mio. Ma dopo qualche tempo intorno al grigio e ruvido granellino si fa una pellicola bianca, sempre più bella, più soda, più regolare. E il sassolino non rimpiange più la libertà selvaggia di prima, ma benedice il momento in cui fu precipitato, da un volere superiore alla sua intenzione, fra le valve di quel mollusco. Se il granellino potesse parlare direbbe: “Sia benedetto quel momento in cui ho perduto la libertà! Sia benedetta la forza che la libertà mi ha levato e di me, povero e brutto, ha fatto una preziosa margarita!”.
   L’anima è un sassolino di sua natura grezzo. Porta il segno della creazione divina, ma si è così mal ridotto, rotolandosi in basso, che è divenuto sempre più scabro e sempre più grigio. La grazia, come una corrente celeste, lo sospinge per gli sconfinati spazi dell’universo, verso il Cuore di Dio che sta aperto per ricevere le sue creature. Sta col Cuore aperto, il vostro Dio, desiderando voi, povere creature.
   Ma sovente voi resistete alle correnti della grazia e all’invito di Dio che desidera chiudervi nel suo Cuore. Credete d’esser più felici, più liberi, più padroni di voi stessi rimanendo fuori. No, poveri figli miei. Felicità, libertà, padronanza sono dentro al Cuore di Dio. Fuori c’è l’insidia della carne, l’insidia del mon­do, l’insidia di Satana.
   Credete essere liberi, ma siete legati come schiavi al remo. Credete di esser felici, ma le sollecitudini, esse sole, sono già infelicità. E poi c’è tutto il resto. Credete d’esser padroni, ma siete servi di tutti, servi di voi stessi nella parte inferiore, e non ve ne viene gioia anche se lavorate per darvi gioia.
   Io do la gioia perché do la Pace, perché do la continenza, perché do la rassegnazione, la pazienza, ogni virtù.
   Beate quelle anime che non fanno troppa dura opposizione alla grazia che le sospinge verso di Me. Beatissime quelle che non solo si lasciano portare a Me, ma a Me vengono con l’ansia del desiderio per essere inghiottite dal mio Cuore.
   Esso non respinge nessuno per meschino e grezzo che sia. Esso accoglie tutti, e più siete miseri, ma insieme convinti che Io vi posso far belli, e più Io lavoro la vostra meschinità, la rivesto di veste nuova, preziosa, pura. I miei meriti ed il mio amore operano la metamorfosi. Entrate creature e uscite, alla luce del Giorno di Dio, perle preziosissime.
   L’anima qualche volta rimpiange la prima libertà. Specie nei primi tempi, poiché il mio lavoro è severo pur sotto veste d’amore. Ma quanto più l’anima è volonterosa e tanto più presto comprende. Tanto più l’anima rinuncia ad ogni desiderio di falsa libertà e preferisce la regale schiavitù dell’amore, e tanto più presto gusta la beatitudine della sua prigionia in Me ed accelera il prodigio santificante dell’amore.
   Il mondo perde ogni attrattiva per quell’anima felice che vive chiusa in Me come perla nello scrigno. Tutte le ricchezze della Terra, tutti gli effimeri soli, tutte le insincere gioie e le pseudolibertà perdono luce e voce, e resta sola la volontà, sempre più vasta e profonda, del nostro reciproco amore, del nostro volere essere uno per l’altro, uno nell’altro, uno dell’altro.
   Oh! troppo poco conosciuta beatitudine delle beatitudini, vivere con Me che so amare! Che se Pietro esclamò[224] sul Tabor, solo per vedermi trasfigurato: “Signore, è bene per noi lo stare qui”, che dovrebbe dire l’anima che è trasfigurata essa stessa divenendo molecola del mio Cuore di Dio?
   Ma pensa, Maria. Chi vive in Me diventa parte di Me.[225] Capisci? Di Me Gesù, Figlio del Dio vero, Sapienza del Padre, Redentore del mondo, Giudice eterno e Re del secolo futuro, Re in eterno. Tutto questo diviene l’anima che vive sprofondata nel mio Cuore. Parte integrante e viva del Cuore di un Dio, vivrà eterna come Dio nella Luce, nella Pace, nella Gloria della mia Divinità

[223] l’alfa e l’omega, cioè principio e fine, come in Apocalisse 1, 8.
[224] esclamò, come si narra in Matteo 17, 4; Marco 9, 5; Luca 9, 33.
[225] parte di Me, come chiarirà il 17 agosto e il 1°, 7 e 10 ottobre.