MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 63


18 luglio 1943

   Dice Gesù:
   «Ti ho detto[152] che ti avrei spiegato come il Nostro amore aumenta il suo peso d’ora in ora.
   Non cadere in un errore di interpretazione. In Dio tutto è in un eterno presente. E tutto è perfetto e compiuto. Ma Dio non è mai inoperoso. Egli genera continuamente. Ti porterò paragoni umani per illuminarti meglio.
   Le Tre Persone che si amano, e che amano la loro opera, sono come altrettante sorgenti di calore che convergono in un punto solo, da cui poi si riversano sull’universo. Ora il calore di tre bocche di fuoco, continuamente emananti onde dello stesso calore (stesso nella potenza uguale sin dall’inizio), cosa produce? Un aumento di calore nell’ambiente in cui si immettono le tre correnti. Ora, se questo è raccolto da strumenti pronti a riceverlo, l’equilibrio fra produzione e effusione rimane. Ma se gli strumenti si rifiutano ad accoglierlo, ingombri da altri corpi, l’equilibrio si altera. E, nella vita naturale, possono avvenire anche delle catastrofi.
   Anche nella vita soprannaturale avvengono. Non lo provi forse? Il tuo amore, non riconosciuto e non accettato, non ti aumenta in cuore opprimendolo tanto che delle volte esplode in uno scatto di giusto sdegno? Dico: giusto, perché sono giusto. Dico anche: però superalo per la Carità. E se tanto può in voi che avete un amore relativo, che avverrà di Dio in cui tutto è infinito?
   Il nostro Amore, che l’uomo rifiuta, cresce, cresce, cresce...
   Oh, uomini disgraziati! Sta sopra loro il momento in cui quell’Amore tuonerà con ira chiedendo il perché del dispregio. E i tempi attuali sono già i primi soprassalti di questo Amore vilipeso, che per giustizia e rispetto della sua Perfezione non può oltre sopportare l’affronto. Onde Io vado chiedendo come un mendico chi apra il cuore all’Amore Nostro intensissimo e se ne faccia vittima, accettando d’essere consumata per dare sollievo all’Amore. È il rogo quello che offro, lo so, lo avverto. Ma non fuggitelo, voi che ancora non siete venduti al Nemico.
   Nessuno, per quanto sia piccolo e meschino, nessuno, per quanto possa esser stato peccatore, può credersi respinto dal Nostro Amore. Esso è Misericordia. E delle anime più misere può fare e vuole fare delle stelle fulgidissime del suo Cielo.
   Venite a Me voi tutti: poveri, macchiati, deboli, ed Io vi farò re. Venite a Me voi tutti che dalla vostra miseria avete saputo capire la mia Grandezza, dalle vostre tenebre la mia Luce, dalla vostra imperfezione la mia Perfezione, dal vostro egoismo la mia Bontà.
   Venite! Entrate nel mio Amore e lasciatelo entrare in voi. Sono il Pastore che si è affaticato fino alla morte per la pecorella smarrita[153] e per essa ho dato il mio Sangue. O miei agnelli, non temete se molti rovi e macchie sono sulla vostra veste e ferite nelle vostre carni. Aprite solo la vostra bocca, la vostra anima all’Amore mio e aspiratelo. Sarete giusti verso Dio e verso voi stessi, poiché darete a Dio conforto e a voi salvezza.
   Venite, o generosi che mi amate già, trascinate come un tramaglio i fratelli che titubano ancora. Se in tutti chiedo di entrare per dare sollievo all’Amore respinto, a voi, anime vittime, chiedo di darvi totalmente a Me, all’opera, distruttrice sulla Terra, del mio Amore veemente, ma creatrice di una gloria così alta che voi non potete concepire.
   Quale fulgore avranno quelle anime che accolsero l’Amore di Dio fino ad esserne consumate! Avranno il fulgore stesso del mio Amore che resterà in loro: Fuoco e Gemma eterna di divinissimo splendore.»
   Dice ancora Gesù:
   «Sai come devi fare per ottenere il bene di tua madre? Lavorando per i contrari. Ossia: alla sua impazienza opponi la tua pazienza; alla sua maniera ingiusta e insincera di vedere[154], opponi la tua sincerità; alla sua ribellione, la tua sommissione; al suo astio, il tuo amore; alla sua insopportabilità di ogni cosa, la tua rassegnazione ilare.
   Le anime si conquistano così: per i contrari. Ma non pensarti mai di farlo capire a lei. Lavora in silenzio offrendo tutto a Me. Uniti otterremo quello che otterremo. Ma anche non giovasse nulla, tu avrai fatto il tuo dovere e ne avrai il premio.»

   Sera del 18 luglio, subito dopo la andata via del Padre

   Dice Gesù:
   «No. Per ora quanto ti dico deve servire per te e per il Padre. Tu sai come regolarti.
   Riguardo al Padre sono molto, molto contento che delle mie parole ne usi per sé, per l’anima sua, per la sua predicazione, per guida e conforto di altre anime sacerdotali o meno. Ma non deve rivelarne la fonte, per ora.
   Uno dei maggiori dolori che Io abbia è quello di vedere come il razionalismo sia infiltrato nei cuori, anche nei cuori che si dicono miei. Sarebbe inutile mettere a parte di tanto dono i sacerdoti. Proprio fra questi si trovano quelli che, predicando Me e i miei passati miracoli, negano la Potenza mia, quasi Io non fossi più il Cristo capace di parlare ancora alle anime che languono per mancanza della mia Parola, quasi ammettendo la mia incapacità attuale al miracolo e la potenza della grazia in un cuore.
   Credere è segno di purezza oltre che di fede. Credere è intelligenza oltre che fede. Chi crede in purezza e in intelligenza distingue la mia Voce e la raccoglie.
   Gli altri sofisticano, discutono, criticano, negano. E perché? Perché vivono della pesantezza e non dello spirito. Sono ancorati alle cose che hanno trovato e non pensano che sono cose venute da uomini i quali non sempre hanno visto giusto e, se anche hanno visto giusto e scritto giusto, hanno scritto per il loro tempo e sono stati male capiti dai futuri. Non pensano che Io posso avere altro da dire, atto ai bisogni dei tempi, e che sono Padrone di dirlo come e a chi mi piace, poiché Io sono il Dio e il Verbo eterno che mai non cessa d’essere Parola del Padre.
   Tento le ultime prove per infiammare le anime che non sono più anime vive ma automi dotati di moto, ma non di intelligenza e carità. Il mio operare, dal principio di questo secolo, l’ultimo di questo secondo millennio, è un miracolo di Carità per tentare la seconda salvezza del genere umano, specie delle anime sacerdotali senza le quali la salvezza di molti è impossibile. Mi sostituisco Io ai pulpiti vuoti o suonanti parole senza vita vera. Ma pochi sono coloro che sono degni di capirmi. Pochi anche fra i miei ministri.
   Perciò il Padre si regoli. Attinga e s’informi al mio dire per sé, per tutti, ma cerchi soprattutto di accendere carità nei cuori, anche dei confratelli.
   Meno scienza e più carità. Meno libri e più Vangelo. E luce nelle anime perché Io sono Luce. Sgomberare tutto per far posto alla Luce.
   Dice il Padre che sono terreno inaccessibile? Dice poco: sono terreno nemico, ed è un grande dolore per Me.»

[152] Ti ho detto il 16 luglio.
[153] per la pecorella smarrita, come nella parabola di Matteo 18, 12-14; Luca 15, 3-7; e nella similitudine di Giovanni 10, 11-16.
[154] Dopo vedere la scrittrice aggiunge a matita: (qui, veramente, Gesù aveva detto una parola più esplicita. Ma m’è spiaciuto scriverla)