MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 69


24 luglio 1943

   Dice Gesù:
   «Ti ho già detto[172] che tutto il male che vi opprime ora è il frutto dell’abbandono della mia Legge da parte dei singoli e della società. La mancanza di fede, la mancanza di carità, la mancanza di speranza, la mancanza di ogni virtù hanno una sola origine: la diserzione dalla mia milizia, dalla milizia cristiana.
   Come da un ceppo di radici venefiche, sono scaturite, al posto delle mie virtù, delle tendenze, dei vizi, delle passioni peggio che umane: demoniache. La pianta della vita cristiana è morta in quasi tutti i cuori, in molti vegeta a stento, in pochi è ancora florida, nutrita dal succo di Vita, ornata di fronde robuste.
   Né vi è da sperare che le cose cambino. Anzi volgeranno sempre al peggio perché, come un bosco invaso da piante parassitarie e da insetti nocivi si spoglia sempre più da fronde e frutti e finisce col morire, altrettanto avviene della società di ora, sempre più bruciata, soffocata, corrosa da mille tendenze viziose e da mille peccati.
   I principali: odio, lussuria, prepotenza, frode. Le prime: negazione di Dio, dottrine avverse alla mia, culto esagerato di se stessi, egoismo e altre ancora.
   La mia Parola non può scendere - seme e acqua di Vita e Vita vera - nelle anime. Esse sono troppo occupate da altre cose. La maggioranza dei cristiani ha respinto il Cristo, perché al posto del Cristo ha messo se stessa o il potere, il denaro, la carne. Chi meno manca, manca sempre, poiché non ha misericordia vera del suo prossimo. Chi è che non maledice, non impreca, al giorno d’oggi?
   Ma tu non maledire, non imprecare, figlia che amo. Lascia al tuo Dio il compito di punire. Tu ama e abbi misericordia, per tutti. Anche per i colpevoli primi.
   Sono dei disgraziati, sono dei disgraziati! Hanno rovinato tutto il buono che avevano con accogliere il male di Satana. Hanno barattato un’eternità di gloria per un’ora di gloria terrena. Hanno venduto per trenta denari[173] la loro anima a Satana. Sono i Giuda della loro anima. Mi fanno sdegno e pietà. Sì, anche pietà, perché Io sono il Dio della misericordia e sento pietà dei miei figli traviati.
   Aiutami a salvarli dall’ultima colpa. Come vorrei poterli perdonare! Tu, figlia che amo, perdona. Dal tuo cuore che possiede Me e la mia Parola non escano altro che parole di pace e di perdono. Lo so che è difficile alla vostra umanità. Ma sopra di essa è lo spirito, e lo spirito è il regno del Signore. Ora, come potete voi avere il Signore in voi se il vostro spirito non ha le stesse passioni del suo Re?
   E le mie passioni, come le mie parole, sono sante, misericordiose, buone. Hanno tutte il sigillo dell’Amore, dell’Amore vero che non è mai tanto amore come quando si immola per i fratelli e perdona ad essi
   Dice ancora:
   «Non mi piacciono quelli che gridano[174]: “A morte!” dopo avere gridato: “Osanna!”.
   Se coloro ai quali è lanciato il grido di condanna vi avessero dato quella preda e quel benessere, ingiustamente carpito, che Io non ho potuto permettere vi dessero per non portare voi e loro ad una perfezione di orgoglio, voi li acclamereste. Non pensereste che altri al posto vostro soffrirebbero e che sono, come voi, figli miei.
   Lasciate a Me il giudicare, il punire, il premiare. Cercate solo, per voi stessi, di meritare il mio premio. E siate coerenti e onesti.
   È incoerenza, disonestà, viltà, infierire sugli sconfitti, quale che sia la loro sconfitta, giusta che sia come punizione o dolorosa come frutto di immeritate circostanze.
   È incoerenza perché non va all’uomo, ma all’azione dell’uomo, azione - ripeto - che avreste approvata, anche se non buona, qualora vi avesse dato un utile.
   È, per la stessa ragione, disonestà: tutti, ricordatelo bene, avete la vostra parte di colpa nell’ora attuale. Chi ne ha meno di tutti, poiché non ha commesso peccato di adorazione di un uomo e non lo ha seguito contro la Legge, ha quella di non avere pregato mattina e sera per lui. I grandi hanno bisogno delle preghiere dei piccoli per restare grandi nel Bene.
   È, infine, viltà perché infierire su chi non è più potente, ma anzi è il più disgraziato di tutti, odiato dal mondo, colpito da Dio, è colpa uguale a chi opprime un debole.
   Queste cose, inconcepibili per la massa, sono sempre succo della mia Legge. E che la mia Legge è seguita superficialmente, e non sostanzialmente, lo prova il fatto del modo come le masse si rivoltano contro coloro che non vi hanno dato quanto il vostro egoismo attendeva.»

[172] ho già detto, specialmente il 21 e 22 luglio.
[173] per trenta denari, come Giuda nel racconto di Matteo 26, 14-15.
[174] gridano, come per Gesù nel racconto di Matteo 21, 9; 27, 22-23; Marco 11, 9-10; 15, 12-14; Luca 19, 37-38; 23, 18-23; Giovanni 12, 12-13; 19, 6.15. La trascrizione dattiloscritta del presente breve “dettato” prosegue con il seguente brano posto tra parentesi, al termine del quale la scrittrice precisa, annotando a matita, che si tratta di Nota di P. Migliorini: “Il dettato precedente era di difficile applicazione nel giorno in cui fu dato, 24 luglio 1943. Al 26 fu propagata la notizia che Mussolini aveva dato le sue dimissioni in mano del Re e quanto avvenne o tentò avvenire in questo stesso giorno di disapprovazione verso l’uomo decaduto giustifica ampiamente le raccomandazioni del Signore non solo, ma rende credibile che sia stato proprio Lui a dettare quanto è stato scritto”.