MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 102


26 agosto 1943

   Dice Gesù:
   «La bellezza, la potenza, la forza della Fede sono tali che la pienezza della stessa la potrete capire solo in Cielo. Quaggiù non ne avete che un pallido riflesso, anche nelle anime più pervase di Fede. Ma questo riflesso è già tanto vasto che basta a dare orientamento a tutta una vita e a condurla dritta dritta a Me. Parlo della Fede. Della Fede vera. Della mia Fede. Non vi è che un Dio, non vi è che un Cristo, non vi è che una Fede.
   Questa Fede vera che è nata con l’uomo, abitante della Terra, unico fiore nel deserto e nell’esilio del primo uomo e dei suoi nati, che si è perfezionata nei secoli, attingendo la pienezza con la mia venuta, sigillo, che non mentisce e che non si può smentire, alla fede dei patriarchi e dei profeti, questa Fede di cui è custode la Chiesa, depositaria dei tesori del Verbo, non è mutabile, perché del suo Creatore condivide gli attributi di immutabilità e di perfezione.
   Guarda bene. Che assicurava la Fede ai padri antichi? La mia venuta, atto di una carità così eccelsa che basta esso solo a render sicuri di un Dio, Padre del genere umano. Assicurava la vita eterna riserbata a tutti coloro che sono morti nel Signore e annunciava eterna punizione ai trasgressori della Legge del Signore. Assicurava la nostra Una e Trina Entità. Assicurava l’esistenza dello Spirito Santo da cui viene ogni soprannaturale lume spirituale.
   Che assicura la Fede dei cristiani, da 20 secoli a questa parte? Le stesse cose. Ho forse modificato Io la Fede? No. Anzi l’ho confermata e le ho costruito intorno la roccaforte della mia Chiesa cattolica, apostolica, romana, nella quale è la Verità da Me stesso deposta.
   Fino all’ultimo giorno e all’ultimo uomo la Fede è e resta “quella”. Non ve ne può essere un’altra. Che se voi mi dite che il mondo si evolve, Io vi rispondo che tale evoluzione non è d’ostacolo alla Fede, ma anzi vi deve sempre più rendere facile il credere.
   Credere non vuol dire essere dei creduloni. Credere è accettare e comprendere secondo il lume dell’intelligenza quanto vi viene detto da coloro che non hanno mentito mai: dai Santi di Dio, partendo dai patriarchi; credere è capire alla luce della Grazia, che Io vi ho portata piena e sovrabbondante, quanto ancora resta oscuro all’intelligenza. Credere è soprattutto amare. La credulità è sciocca. Il credere è santo perché è avere lo spirito ubbidiente ai misteri del Signore.
   Beati coloro che non mutano la loro fede. Beati quelli che restano fedeli al Signore. Luce su luce è la Fede in un essere. Le cose, tutte le cose: soprannaturali o naturali che siano, si svelano in un lume di verità, ignorato dagli increduli, e l’anima sale ad altezze di amore, di venerazione, di pace, di sicurezza.
   No, che non si può descrivere con parola umana ciò che è la Fede in un cuore. E non si può neppure capire, da parte di coloro che credono, quale abisso di terrore, di tenebra, di annientamento sia un cuore privo di Fede.
   Però non giudicare mai i tuoi disgraziati fratelli increduli. Credi anche per loro. Per riparare alle loro negazioni. Io solo giudico. Io solo condanno. Io solo premio. E solo Io so come vorrei soltanto premiare, perché vi amo. Vi amo al punto che per potervi salvare sono morto per voi, per tutti voi. E non mi potete dare gioia più grande di quella di salvare la vostra anima: di lasciarmela salvare. E non mi potete dare dolore più grande di quello di voler perdere la vostra anima respingendo il mio dono di salvazione.
   Ora pensa tu, Maria mia, quanto dolore ha il tuo Gesù. Il tuo Gesù che vede perire le anime come fiori arsi da un vento di fuoco che giorno per giorno accelera la sua opera distruttrice. In verità ti dico che questo è molto più doloroso della barbara flagellazione.
   Il tuo Gesù piange, Maria. Piangiamo insieme sulle povere anime che vogliono morire. Se anche il nostro pianto non le salverà, resterà sempre il tuo a conforto del tuo Gesù, e di questo conforto che tu sia benedetta.»