MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 59


15 luglio 1943

   Dice Gesù:
   «Eccomi a medicarti tutta. Ma, povera Maria, certe ferite sono necessarie e rientrano nel lavoro che un’anima deve subire per formarsi nella forma che l’Artefice divino le vuole dare. Il blocco di marmo già sbozzato dice a se stesso: “Mi pare che basti di essere martellato, scalfito, scalpellato. Sono bello abbastanza e rendo l’idea dello scultore”. Ma lo scultore non la vede così, e picchia, e scalpella ancora finché l’opera è perfetta. Lo stesso, Io con le anime; e quanto più ho disegni speciali su un’anima, tanto più la lavoro.
   Dunque senti. Tu sei immersa da qualche mese nella pace e nella gioia mistica. Ma non ti devi dimenticare che molti non lo sono e che tu ci sei unicamente per grazia mia. Ora, ecco, la bufera di ieri ha servito proprio a ricordarti queste due cose.
   La prima è che tu sei una povera, povera creatura piena di manchevolezze e hai un grande bisogno di aiuto da tutti per non mancare, hai soprattutto bisogno della amabilità del tuo Gesù. Se Egli ti posa a terra per un attimo, fai come un bambino di pochi mesi: cadi subito, ti sporchi e ti fai del male.
   La seconda è che l’anima vittima è in continuo servizio per i suoi fratelli. Guarda, Maria, quanti, quanti, quanti sono portati alla desolazione e alla disperazione da un complesso di circostanze. Il vivere e il convivere, soprattutto, sono tante trappole per attanagliare le povere creature e portarle a dubitare di se stesse, degli altri, di Dio. Non tutti, o Maria, hanno Me nel modo come tu mi hai. E se tu, avendo Me, soffri così della altrui maniera d’agire, pensa cosa devono soffrire gli altri che non hanno il mio petto per piangervi sopra.
   Tu mi hai sempre avuto, anche quando ti credevi sola e non venivi a Me. Non venivi, ma venivo Io. La mia vicinanza non vista è bastata a metter pace nelle tempeste del tuo cuore. Una pace relativa poiché tu, allora, non mi aiutavi. Ma era sempre tanta da impedire il tuo naufragio. Ma gli altri!... Gli altri che mi sono nemici, gli altri che hanno talmente intiepidita la fede da non essere più fede!... Essi, nella tempesta, non hanno il Maestro.
   Se mi stessi attenta quando ti parlo! Te ne ho parlato in questi giorni[147] sul come devi trattare tua madre e sulla necessità, per le vittime, di bere al mio posto il fiele e l’aceto. Perciò sta’ calma. Lo hai bevuto, non troppo lietamente, in verità. Ma lo hai bevuto. Non è stato senza scopo. Offri il tuo dolore, il tuo avvilimento per non essere stata più brava. Offri tutto per i fratelli.
   E non dubitare di Me. Il tuo Maestro capisce meglio di tutti. Se tu avessi avuto rancore o se avessi inveito contro Me, mi avresti ferito. Ma la tua umiliazione verso tua madre e il tuo rifugiarti in Me per aiuto hanno annullato quel che è dato dallo squilibrio del tuo dominio.
   Sei una bimba che ha fatto le bizze. I bimbi sono perdonati, specie quando sono malati e quando si pentono d’esser stati bizzosi. E Gesù ti perdona. Vedrai che anche il Padre, che parla in mio Nome e per mia ispirazione, ti dice lo stesso. Vuoi farne la prova? Non gli dare questo quaderno prima della confessione e confèssati. Vedrai.
   Sii buona e fiduciosa. Amami e soffri. Pensa che solo Io ti amo come ti occorre essere amata, che solo Io ti comprendo alla perfezione, che solo Io ti posso consolare veramente. Soffri… Ce ne è un bisogno infinito in questi giorni: per tutti e specie per voi italiani.
   Ti ho detto[148] d’essere cisterna di carità per dare a tutti le dolci acque dell’amore. Ma ti dico che devi, per una operazione dolorosissima, depurare anche le acque amarissime dell’odio allo scopo di dissetare sempre più i fratelli morenti di tante seti.
   I bisogni crescono, bisogna cresca la cisterna. E dato che sarebbe sacrilego e stolto unire l’amore all’odio e corrompere la dolcezza dell’acqua d’amore con l’amarezza dell’acqua del­l’odio, a costo del tuo dolore devi metterti come un filtro soprannaturale: assorbire tu tutto l’amaro, lasciar filtrare l’acqua depurata onde cresca l’onda nella cisterna della carità.
   Chi ha dato un bicchiere d’acqua in mio Nome sarà benedetto[149]. Ma chi quel bicchiere se lo spreme dal cuore, che avrà? Pensalo tu e sali.»
   Ieri mi sono proprio lasciata prendere il sopravvento dal­l’umano. Non porto a mia scusante né il dolore talmente spasmodico da farmi pensare con desiderio alla morfina, né i crucci di questi giorni, né l’altrui mancanza di prudenza e carità. Non invoco nulla a mia discolpa. Dico che ho lasciato che l’umano mi soverchiasse e... ho straripato.
   Dopo... mentre ancora straripavo, mi sono attaccata al mio Gesù perché sentivo la pazzia nel cranio e la tentazione in cuore. Secondo atto di rinsavimento, dopo l’invocazione a Gesù, quello di chiedere scusa a mamma. Terzo atto, una enorme paura di avere demeritato la parola di Gesù. Ho fatto più atti di contrizione ieri sera che in un anno. Perché io non posso pensare di avere addolorato Gesù. È di Lui che mi spiace! Però mi pareva che Gesù mi sorridesse perdonandomi.
   La paura m’è durata sino alle 8 di stamane, quando il Buonissimo mi ha parlato con la sua cara Voce che è un vero balsamo sul cuore crucciato. Ora sono ansiosa di sentire cosa mi dice lei, per avere una nuova prova che quanto odo viene proprio da Gesù.

[147] in questi giorni, il 10 e il 13 luglio.
[148] Ti ho detto il 21 giugno.
[149] sarà benedetto, come già ricordato l’8 luglio.