MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 29


16 giugno 1943

   Dice Gesù:
   «Ogni epoca ha avuto le sue forme di pietà.
   La Chiesa è nata tra le onde agitate del mondo. Vergini e consacrati vivevano mescolati tra la folla pagana, portando in essa il profumo di Cristo che li saturava, ed hanno conquistato il mondo al Cristo.
   Poi venne l’epoca delle austere segregazioni. Seppellirsi al mondo era, secondo le vedute del tempo, necessario alla perfezione e alla continua redenzione delle anime. Dai monasteri, dagli eremi, dalle celle murate, fiumi di sacrifici e di preghiere si sparsero sulla Terra, scesero sul Purgatorio, salirono al Cielo.
   Più tardi vennero i conventi di vita attiva. Ospedali, asili, scuole beneficiarono di questa nuova manifestazione della religione cristiana.
   Ma ora, nel mondo pagano di un nuovo paganesimo ancora più atroce perché più demoniacamente sottile, occorrono di nuovo anime consacrate che vivano nel mondo come ai primi tempi della mia Chiesa, per profumare il mondo di Me. Esse compendiano in sé la vita attiva e la contemplativa in una parola sola: “Vittime”.
   Di quante vittime ha bisogno questo povero mondo per ottenere pietà! Se gli uomini mi ascoltassero, direi ad ogni singolo il mio amoroso comando: “Sacrificio, penitenza, per essere salvati”. Ma non ho che le Vittime che sappiano imitare Me nel sacrificio, che è la forma più alta dell’amore.
   Che ho detto[68] Io? “Da questo si capirà se siete miei discepoli: se vi amerete scambievolmente... Non c’è amore maggiore di chi dà la vita per i suoi amici”.
   Le vittime hanno portato l’amore così in alto da avere una forma simile al mio. Le vittime dànno se stesse per Me perché Io sono nelle anime, e chi salva un’anima salva Me in quell’anima. Dunque non vi è più grande amore per Me di quello di immolarsi per Me, vostro Amico, e per le povere anime peccatrici che sono amici nostri decaduti. Dico: nostri, perché dove è un’anima innamorata è anche Dio con lei, e perciò siamo due.
   Molte volte tu pensi con rimpianto alla vita claustrale. Ma pensa, anima mia, che l’essere vittima ti rende simile alle claustrali più austere. La vittima adora, la vittima espia, la vittima prega. La preghiera di una vittima è uguale a quella della claustrata con in più la difficoltà di dovere vivere di orazione tra le dissipazioni del mondo.
   Anche qui Io sono il tuo esempio. Io, Vittima, ho saputo adorare, orare, espiare, stando nel mondo. Si può essere anime vittime di un’aurea perfezione stando tra la folla, e non esserlo stando sotto il sigillo di una doppia grata. Anche qui è l’amore che conta e non le forme esteriori.
   Come si fa ad essere vittime? Vivendo con un unico pensiero: quello di consolare Me redimendo gli altri. Gli altri si redimono col sacrificio. Me mi si consola con l’amore e accendendo l’amore nei cuori spenti. La vita della vittima è un non appartenersi più perpetuo, un effondersi continuo, un ardere incessante.
   Ma a chi sa vivere così viene concessa l’Invisibile Presenza di cui tu pure gioisci. Perché Io sono dove sono i miei apostoli e i miei martiri. E le vittime sono martiri e apostoli.»
   Dice ancora Gesù:
   «Per preservare i corpi dalla corruzione della morte, fino dai tempi antichissimi, sono stati usati speciali aromi che fermano la putrefazione e conservano le salme. Ma, o uomini che cadete spiritualmente a brandelli, macerati dalle corruzioni di tutta una società inquinata fino alla midolla, ma, o poveri uomini per i quali inutilmente sono morto, perché non usate per voi gli aromi che fermino il vostro corrompersi?
   Io ve li ho insegnati. Ve li ho insegnati con la vita, con la parola, con la morte. Nel mio Vangelo è la norma per vivere sani nella carne e nell’anima, nel pensiero e nell’azione. E quel Vangelo Io l’ho vissuto nei miei trentatré anni di vita.
   Voi non potete dirmi, come potete dirlo dei vostri falsi profeti: “Hai predicato una cosa, ma ne hai fatta un’altra”. No. Gesù fu Maestro non di parola soltanto, ma di opera.
   Vi ho insegnato a preferire la purezza e la continenza alla lussuria, la sobrietà alla crapula, la fedeltà all’inganno, il lavoro all’ozio, l’onestà alla frode, il rispetto delle autorità alle ribellioni, l’amore della famiglia alla dissipatezza, la misericordia alla durezza, l’umiltà alla superbia, la giustizia al sopruso, la sincerità alla menzogna, il rispetto dell’innocenza allo scandalo, la fede alla miscredenza, il sacrificio al godimento. Ma queste cose Io, Dio, le ho fatte prima di voi.
   Voi vi siete messo tutto sotto i piedi ed avete ballato, come stolti, sulle massime divine in cui era il vostro bene in questa e nell’altra vita.
   Voi avete aumentato il sapere in tutti i campi fuorché nell’unico necessario. Nella conoscenza del mio Vangelo. Voi vi siete saziati di tutti i cibi fuorché dell’unico necessario: la mia Parola. Avete creduto di alzarvi sino al livello del superuomo. Siete divenuti unicamente dei superanimali. Il superuomo lo crea la mia Legge perché vi indìa e vi fa eterni. Tutto il resto non vi alza. Vi fa soltanto insanire.
   Marta mi disse[69]: “Maestro, da quattro giorni è nel sepolcro e puzza già”. Ma voi da quanti secoli ci siete? Sempre più spro­fondate nel sepolcro e nella putredine di morte. Neppure la mia Voce vi scuote. Neppure il mio pianto.
   Ma come potete stare contenti, avviliti così? Avevate il Cielo, eravate eredi di Dio. Ora che siete? Una massa di lebbrosi e di posseduti dai demoni che vi straziano, vi uccidono, vi fanno delirare, vi trascinano nel fuoco ancora prima che siate morti. Avete il fuoco d’inferno nella mente e nel cuore. Ed Io ci avevo messo il fuoco soavissimo della carità!
   Gli aromi per salvarvi dalla totale putredine sono Penitenza, Sacrificio e Carità. Ma li vorrete voi usare? No. Non guardate il Maestro crocifisso che col suo sacrificio vi ha dato nuove anime capaci di vita eterna, che vi ha mondato col suo Sangue e le sue lacrime dalla lebbra del peccato. Non lo guardate. Egli vi parla di bontà, di amore, di sacrificio. Voi volete essere cattivi, volete odiare, volete godere.
   Sulla gran Vittima e sulle piccole vittime, che cercano di trasfondere in voi una vita nuova, voi alzate il vostro pugno minacciante e lanciate la vostra deridente bestemmia.
   Attenti, uomini pervicaci! La pazienza di Dio è immensa, ma non sta a voi di tentarla oltre, perché è detto da Me[70]: “Non tenterai il Signore Iddio tuo”.»

[68] detto in Giovanni 13, 35; 15, 13.
[69] mi disse, in Giovanni 11, 39.
[70] detto da Me in Matteo 4, 7 ricordando Deuteronomio 6, 16.