MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 62


17 luglio 1943

   Dice Gesù:
   «Hai mai visto come fanno coloro che vogliono avere della lana soffice per i loro sonni? Chiamano il materassaio, il quale batte e ribatte la lana finché è tutta una spuma. Più la lana è battuta energicamente e più diviene soffice e pulita, perché la polvere e i detriti cascano al suolo e i bioccoli restano ben mondi e spumosi.
   Lo stesso, peggio ancora, lo si fa se quella lana la si vuole filare o tessere. Allora entra in opera anche il pettine di ferro, che districa rudemente la lana e la rende stesa come capelli ben pettinati.
   Così fa chi fila lino e canapa; e persino la seta del bozzolo, per essere usata, deve prima subire il tormento dell’acqua bollente, della spazzola ruvida e della macchina che la torce.
   Anima mia, se questo è necessario fare per delle fibre naturali onde farne vesti e giacigli, come non deve farsi lo stesso con la vostra anima per lavorarla alla vita eterna? Voi siete una fibra ben più preziosa del lino, della canapa e della lana. Da voi deve uscire la stoffa di vita eterna.
   Ma, non per imperfezione divina - poiché Dio crea le cose perfette - sibbene per imperfezione vostra, le vostre anime sono selvagge, arruffate, piene di asprezze, di detriti, di polvere, non atte, insomma, ad essere usate per la Città divina dove tutto è perfetto.
   Perciò la previdenza, la provvidenza, la bontà paterna del vostro Dio vi lavora. Con che? Con la sua Volontà. La Volontà di Dio è lo strumento che fa di voi, fibre inselvatichite, stoffe preziose e preziose lane. Vi lavora in mille modi: offrendovi delle croci, illustrandovi il bello di una mortificazione e attirandovi col suo invito a compierla, guidandovi con le sue ispirazioni, mortificandovi col suo paterno castigo, torcendovi colla guida dei comandamenti.
   Questi, con la loro necessità che per volgere di secoli non cambia forma e vigore, sono proprio quelli che fanno di voi un filato resistente e regolare, atto a formare la stoffa di vita eterna. Le altre cose, poi, formano la stoffa di vita eterna, e più voi siete docili alla volontà del Signore e più la stoffa si fa preziosa.
   Quando poi non solo la seguite con docilità, questa Volontà benedetta che opera sempre per vostro bene, ma con tutte le vostre forze chiedete a Dio di farvela conoscere perfettamente per perfettamente eseguirla, costi quel che costi e abbia la forma anche più contraria alla vostra umanità, quando agite così la stoffa si orna di ricami come un broccato.
   Se poi a tutto questo aggiungete la perfezione di chiedere per voi una Volontà di dolore per essere simili a Me nell’opera di redenzione, allora nel broccato inserite gemme di incalcolabile valore e della vostra originaria fibra imperfettissima fate un capolavoro di vita eterna.
   Ma, o Maria, quante poche le anime che si sanno far lavorare da Dio!
   Dio ha per voi sempre mano di Padre perfettissimo nell’a­mo­re e opera con Intelligenza divina. Sa quindi fino a che punto può calcare la mano, e quale dose di forza vi deve infondere per rendervi atti a subire le operazioni divine.
   Ma quando l’uomo si ricusa al buon Padre che avete nei Cieli, quando si ribella alla sua Volontà, quando annulla col peccato i doni di forza che il Padre gli dona, come può il Padre che è nei Cieli lavorare quell’anima? Essa rimane selvaggia, si carica anzi sempre più di grovigli e di impurità. E Io piango su lei vedendo che nulla, neppure il mio Sangue, effuso per tutti, la rigenera alla bontà.
   Quando poi un’anima non solo si rifiuta al lavoro di Dio ma cova in sé astio per il Padre e per i fratelli, allora l’opera Nostra scompare totalmente e si insedia, in quel groviglio di passioni sregolate, il Padrone del peccato: Satana.
   È allora che deve subentrare l’opera paziente e generosa delle vittime. Queste lavorano per sé e per gli altri. Queste ottengono che Dio torni, con miracolo di grazia, a lavorare quel­l’anima dopo averne fugato Satana col fulgore del suo aspetto.
   Quante sono le anime che le vittime mi salvano! Siete i mietitori soprannaturali che mietete messe di vita eterna consumandovi nell’ingrato lavoro pieno di spine. Ma ricorda che coloro per cui occorre sacrificare se stessi per primi sono quelli del nostro sangue.
   Io non ho distrutto i legami di famiglia. Li ho santificati. Ho detto[150] di amare i parenti di amore soprannaturale. E quale più alto amore, di avere carità delle anime malate del nostro sangue? Ti parrebbe normale colui che facesse gli interessi di tutti meno quelli della sua casa? No: diresti che è un pazzo. Lo stesso è fuori della giustizia che uno provveda per i bisogni spirituali del suo prossimo lontano e non metta in prima linea il suo sangue più stretto.
   Sai come regolarti. Non curarti se riceverai ingratitudine. Quello che non ti darà lei[151] te lo darò Io. Intensifica il sacrificio per lei.»

[150] Ho detto…, come si può dedurre, per esempio, da Marco 7, 9-13.
[151] lei è la madre della scrittrice, Iside Fioravanzi, nata a Cremona nel 1861. Si è già parlato di lei il 10 e il 15 luglio. Morirà a Viareggio il 4 ottobre 1943.