MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 46


3-4 luglio 1943

   Dice Gesù:
   «Ti ho detto ieri che vi sono generi di infermità che esulano dalle comuni, volute cioè da forze spirituali. Dio o Satana, agendo l’Uno dall’abisso del Cielo, agendo l’altro dall’abisso dell’Inferno, colpiscono, per cause diverse e con diverso scopo, certe creature.
   Ma, data la sorgente diversa e opposta, una infermità, quella che viene da Dio, porta seco, traendola dalle scaturigini di una immisurabile Luce e di un immisurabile Amore, luce e amore per la creatura martire del suo Dio. L’altra, provenendo dall’abisso stagnante dove regna Satana, avviluppa di tenebre e di tormento.
   Ho detto creatura martire del suo Dio. Sì. L’anima che si è abbandonata al suo Dio, totalmente, ne diviene la martire. Dio stesso agisce qui da sacrificatore, né il martirio della creatura abbandonata all’Amore è meno cruento, anche se sangue non è sparso materialmente, del martirio[112] di colei che è immolata da un carnefice. Poiché non solo la carne e il sangue, ma l’intelletto, l’anima e lo spirito vengono torturati in un felice martirio la cui fine, dopo la crocifissione spirituale - che stigmatizza ogni potenza dell’essere, nella carne, nel sangue, nell’intelletto, nell’anima, nello spirito, mettendo il glorioso sigillo mio - è l’abbraccio infuocato col Fuoco stesso, con la Carità accesa, l’inabissamento nella ardente Unità che è la nostra Trinità, la conoscenza completa di cosa sia Dio e il possedere e l’essere posseduti in eterno da Dio.
   Sì. Due sono le forme delle spirituali infermità, e due sono le forme di possessione spirituale. Se si dice “posseduto” colui che è afferrato, straziato, premuto, dominato da Satana, perché non si deve, con ancor più giusta ragione, chiamare “posseduto” colui che è abbracciato, sollevato, plasmato, dominato da Dio?
   Beatifica, sublime, felice possessione! L’anima non ha che abbandonarsi, in amore, all’Amore che la circonda, l’abbraccia, la penetra, la trasporta, le dà sensi nuovi e conoscenze sconosciute ai mortali. È il tuffo nel gorgo di Dio, gorgo di Luce, di Scienza, di Carità, di ogni virtù. È tuffo nel gorgo della Pace.
   L’anima ne esce, in quei rari istanti in cui ne esce - sempre più rari quanto più l’anima è spersa in Dio - profumata della Essenza del suo Dio, e nessun miasma della Terra e dell’Inferno può agire sul suo spirito impregnato dell’aroma divino.
   L’anima “posseduta” da Dio ne prende talmente la somiglianza che persino la forma esterna e materiale del suo essere subisce modificazioni. Dio traluce dal suo sguardo, dalle sue parole, dal suo sorriso, dalla maestà nuova della sua espressione, onde chi la sfiora dice: “Qui c’è qualcosa non di questa Terra”.
   L’anima “posseduta” da Dio è prezioso vaso sigillato, ma da cui esala l’aroma che lo colma. Sigillato, poiché l’amore consacra e il possesso rende proprietà d’Un solo, e solo il Solo apre e chiude quel sigillo apposto sullo spirito che si è dato a Lui. Esala, perché l’aroma di Dio è tanto potente che non solo empie l’interno del vaso, ma ne imbibisce la materia, onde l’effluvio spirituale se ne effonde e passa fra la folla, purificandola dall’odore della carne e del sangue.
   Se le creature sapessero cosa è “il possesso” di Dio, tutti vorrebbero essere “posseduti”. Ma per saperlo occorre compiere il primo passo, il primo atto di generosità, di rinuncia, e poi perseverare in quel primo atto. Il resto viene, perché, come un’onda elettrica, sprigionata dal polo A, viene attirata dal più forte polo Z, così ugualmente l’anima che si è messa nell’orbita di Dio viene attirata dallo Stesso, da qualunque punto dell’orbita si trovi.
   Poiché Io sono l’Alfa e l’Omega[113] e tutto abbraccio di quanto è. Solo il contrario volere umano, che mette sotto il sigillo della Bestia, distorna la mia azione, perché Io vi ho fatti liberi e non violento la vostra volontà. Se perciò la vostra volontà è carne e sangue, ossia è Satana, la mia Volontà non può agire, poiché la mia Volontà è Spirito e agisce sul vostro spirito, e lo spirito muore dove regna la materia.
   Occorre rinascere nello spirito per potere entrare nell’orbita di Dio e vincere la carne e il suo padrone: Mammona[114]. Allora avviene il “possesso”. Paradiso anticipato sulla Terra, felice ascesa dell’anima al Cielo nella morte, pienezza del Paradiso nel mio Regno dove i “miei” saranno con Me in eterno, luce nella Luce, pace nella Pace, gioia nella Gioia, gloria nella Gloria.»

   4 luglio

   Dice Gesù:
   «L’Eucarestia è il mio Sangue e il mio Corpo. Ma avete mai riflettuto che quel Sangue e quel Corpo sono stati formati col sangue e il latte di Maria?
   Ella, la Purissima che accolse il Cielo nel suo grembo vestendo delle sue carni di candore immacolato il Verbo del Padre dopo le nozze divine con lo Spirito Santo, non s’è limitata a generare il Salvatore. L’ha nutrito del suo latte. Onde voi, uomini che di Me vi cibate, succhiate il latte di Maria che è divenuto sangue in Me.
   Il latte verginale. Come potete dunque rimanere così sovente schiavi della carne se scende in voi, insieme al mio Sangue, questo latte immacolato? È come se una fontana di purezza celeste riversasse in voi i suoi flutti. E non ne restate mondi? Come potete essere così quando in voi circola il latte della Vergine e il Sangue del Redentore? Quando vi accostate alla mia Mensa è come se accostaste la vostra bocca al seno castissimo della Madre.
   Pensatelo, figli che poco ci amate. Io sono contento che succhiate a quel seno da cui ho tratto alimento. Ma vorrei che, come pargoli nutriti a un seno, in voi aumentasse la vita, vorrei cresceste e vi irrobustiste. Il latte della nutrice trasfonde, oltre la vita materiale, tendenze morali. Come potete voi, nutriti a quel seno purissimo, non prendere somiglianza spirituale di Maria? Ella vi stringe al seno, così macilenti, malati, sporchi come siete. E vi deterge, vi nutre, vi porta dal suo Primogenito perché vuole che lo amiate.
   Se non fosse per le cure di Maria, per le preghiere di Maria, la razza umana non sarebbe più. L’avrei cancellata perché veramente il vostro vivere ha toccato il profondo del Male e la Giustizia è ferita, e la Pazienza è colmata, e la Punizione è pronta. Ma c’è Maria che vi ripara col suo manto, e se Io posso, con un volger di sguardo, far prostrare il Paradiso e tremare gli astri, non posso nulla contro mia Madre.
   Sono il suo Dio, ma sono sempre il suo Pargolo. Su quel Cuore mi sono riposato nel primo sonno d’infante e nell’ultimo della morte, e di quel Cuore so tutti i segreti. So dunque che punirvi sarebbe dare un trafiggente dolore alla Madre del genere umano, alla Madre vera, che sempre spera potervi condurre al Figlio suo.
   Sono il suo Dio, ma Ella è mia Madre. Ed Io, perfetto in tutto, vi sono Maestro anche in questo: nell’amore per la Madre. A chi ancora crede, nel mondo, Io dico: “La salvezza del mondo è in Maria”.
   Se sapeste come Dio si ritira nel profondo, davanti alla sempre più montante marea dei delitti che commettete, voi deicidi, voi fratricidi, voi violatori della legge, voi fornicatori, voi adulteri, voi ladri, voi sentina di vizi, ne tremereste. Ma siete divenuti stolti.
   Prima ero Io che ero ponte fra il mondo e il Cielo. Ma veramente, davanti alla vostra pertinacia nel Male, il Cristo si ritira[115] come un tempo da Gerusalemme, poiché “l’ora non è ancora venuta” e il Cristo, in attesa dell’ora, vi lascia al vostro Male perché lo compiate.
   Ora, unico ponte resta Maria. Ma se dispregiate Essa pure, sarete schiacciati. Non permetto sia vilipesa Colei in cui lo Spirito Santo discese per generare Me, Figlio di Dio e Salvatore del mondo.»

   4 luglio, sera.

   Sentendomi nello stato attuale, ho avuto la tentazione di addolcire un poco le mortificazioni abituali e che ho ripreso con rigore da qualche mese, perché ho sentito che Gesù le desiderava.
   Ma il mio Gesù mi risponde:
   «No. Persevera. Il mondo è coperto da un mare di colpe e ci vogliono oceani di penitenza per lavarle. Foste in molti ad espiare, potrei dire: rallenta. Ma siete troppo pochi e la necessità è tanta. Per quello che potete fare, poco sarebbe riparato. C’è una enorme sproporzione fra il peccato e l’espiazione. Ma Io non guardo a quanto potete fare; guardo e giudico che fate tutto quello che potete. Tutto. Voglio il tutto per riparare l’infinito. Il tutto dei miei imitatori: amanti e vittime, per riparare l’infinito dei peccatori.
   Persevera. Non morrai per questo. Ma anzi la Pace e la Luce entreranno sempre più in te. Ricorda inoltre che quando hai, per prudenza umana, rallentato la penitenza, si è insinuata la tentazione e ti ha piegata. Allora l’ho permesso. Ora no. E ne puoi capire le ragioni.
   Aiutami a vincere Satana nei cuori. Certi demoni si vincono[116] con la preghiera e la sofferenza, ricòrdalo. Pietà, ti chiedo pietà per i peccatori e per Me. Sono i tuoi fratelli e non mi sanno amare. La tua penitenza deve accendere il fuoco nei cuori spenti. Sono il tuo Fratello e sono flagellato dai peccatori. Se mi vedessi umanamente flagellato, tu, che non puoi vedere frustare un animale, non ti lanceresti a difesa del tuo Gesù?
   Ricorda: ogni peccato, ogni bestemmia, ogni maledizione a Dio, ogni perdita di fede, ogni tradimento è per Me un colpo di flagello. Doppiamente doloroso perché Io, ora, non sono più il Gesù sconosciuto di venti secoli fa, ma sono il Gesù conosciuto. Il mondo sa quello che fa[117], ora, e mi colpisce lo stesso.
   Ricorda: non ti appartieni più. Sei la vittima. Dunque, per amore e per esser fedele al tuo ministero, non rallentare. Ogni penitenza è una ferita di meno al tuo Dio, la prendi tu per Me. Ogni penitenza è una luce che si accende in un cuore. Ti leverò Io di mano la penitenza quando giudicherò che basta il soffrire e ti metterò in mano la palma. Io solo. Sono il tuo Signore.
   Pensa quante volte fui stanco di soffrire eppure soffrii, per te… perché ti amavo…»
   Dice ancora Gesù:
   «Certi momenti di stanchezza, di timore, non devono impressionare. Sono collegati alla natura umana, intorno alla quale sempre si aggira il Nemico.
   Satana è un divoratore insaziabile e la sua fame cresce più la sua preda è vasta. Come la fame, cresce il livore contro il Cristo ed i cristiani. I veri cristiani. Perciò non lascia nulla di intentato. E quando non può assalire di fronte come leone furente, si insinua strisciando. È sempre il Serpente che cerca di avvolgere senza farsi sentire, pronto a stritolare quando ha avvolto. Perciò tenta, non potendo altro, con la stanchezza e il timore.
   È l’arma che ha provato anche con Me. Non vi è riuscito, ma sai quante volte l’ha usata? La più sottile e stringente insidia fu nel Getsemani[118]. Mi ha oppresso prospettandomi quello che avevo da soffrire e quanto pochi ne avrebbero fruito.
   Ho sofferto quel martirio dello spirito pensando alle “vittime” dei secoli avvenire, che l’avrebbero provato per opera di Satana. Ho sofferto pensando a te. Ma non temere. Il mio martirio d’allora ha riscattato le debolezze vostre e, se voi non cedete al Nemico, la vostra debolezza, data da timore, da solo timore, non ha conseguenze. Satana può darvi un brivido di timore. Ma nulla di più, perché Io sono presso i miei amici e imitatori. La possessione assoluta è quando l’anima si mette sotto al giogo satanico col peccato. Altrimenti è solo vendetta e turba la superficie senza agitare il profondo dove Io regno.
   È una sofferenza più o meno atroce. La tua di oggi è stato un lieve sibilo e basta. Sei troppo in Me perché possa altro il demonio. Tempo fa, per anni, t’ha tormentata fortemente, e non sempre t’ha trovata forte al punto da farlo tremare. Ma il passato non conta. Io ti dico: persevera, il passato è morto. Anche quella prova era utile. Ora è superata. Resta ora nel solco di Dio, dove t’ho messa, e non temere.
   Io te lo dico: non temere. E ti dico: supera le stanchezze della carne, le paure della carne insidiata da Satana, con l’ardimento dello spirito. Se soffrissi sola, creatura mortale, non potresti durare. Ma Io sono con te. Ma tu soffri per Me. Credi ciò con fede e ogni ardimento ti sarà facile, perché lo spirito è più forte della materia ed è fortissimo quando è congiunto al suo Dio con nodo di carità.»
   Spiego io, perché lei non creda che c’è stato qualcosa di grave. No. Niente di grave. Soltanto, davanti al gran soffrire, che mi strappa dei gridi involontari, avevo avuto un pensiero - certo suscitato dal Nemico, come dice Gesù - di addolcire un poco le mie mortificazioni. Poche cose in realtà, ma non posso fare di più. Ma ho avuto una pronta risposta, come lei vede. Perciò, finché potrò, andrò avanti. Del resto, se considero il valore che ho messo a quelle quisquilie, e che è ratificato dal buon Dio già in molte cose — e spero lo sarà anche per altre — sono tratta a concludere che merita realmente resistere finché potrò. Ossia fino all’estremo.
   E poi… Se la carne è stanca di sofferenza e chiede pietà, l’anima è talmente in pace e gioia!… Non posso uscire dalla felicità soprannaturale che mi è rimasta dopo aver avuto[119] la vista mentale della Ss. Trinità. Sono sotto a quel sole… come un fiore. E guardo il mio Sole, che splende al centro dei tre cerchi sublimi, il Sole dell’Unità di Dio, la cui luce di Pace infinita e d’infinita Bellezza mi infonde dei sensi nuovi. Per meritare questo, che è il soffrire? È perfetto godere.

[112] del martirio è un’aggiunta nostra.
[113] Io sono l’Alfa e l’Omega, come è detto in Apocalisse 1, 8; 21, 6; 22, 13; la Bestia, menzionata molte volte nel libro dell’Apocalisse, è una potenza demo­niaca.
[114] Mammona, personificazione del possesso materiale e della ricchezza male acquistata, può essere considerato uno dei nomi dati al Demonio, come in Matteo 6, 24; Luca 16, 13.
[115] si ritira…, come è detto in Giovanni 11, 54; l’ora non è ancora venuta, come in Giovanni 7, 30; 8, 20.
[116] si vincono…, come è detto in Matteo 17, 21; Marco 9, 29.
[117] sa quello che fa, a differenza di coloro per i quali Gesù invoca il perdono in Luca 23, 34.
[118] nel Getsemani, dove patì un’agonia spirituale, come si narra in Matteo 26, 36-46; Marco 14, 32-42; Luca 22, 39-46.
[119] aver avuto, il 1° luglio.