MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 116


10 settembre 1943

   Dice Gesù:
   «Figlia, leggiamo insieme gli ultimi versetti dell’Ecclesiaste.[320]
   Se egli era sapientissimo, Io sono la Sapienza di Dio. Infinitamente a lui superiore, perciò. Ma come esso istruisco il mio popolo. Lo istruisco da 20 secoli. Ho iniziato l’istruzione con la mia Parola e l’ho continuata attraverso la parola dei miei servi diletti.
   Ma fra gli istruiti del mio popolo ho dei discepoli di predilezione ai quali il Maestro diviene oltre che maestro: amico, e con ricchezza di Re apre loro le porte dei tesori delle confidenze e delle rivelazioni. Io prendo per mano questi prediletti e li porto meco nei penetrali segreti e li rendo capaci di ricevere la mia Parola, data con una ampiezza che è riservata ai miei novelli Giovanni.
   Mio piccolo Giovanni, ti affido la mia Parola. Trasmettila ai maestri, che ne usino per il bene delle creature. Essa viene dal­l’Unico Pastore, dal Pastore buono che ha scritto la verità della sua Parola col Sangue suo.
   Quando un Capo del mondo, quando un Genio della Terra affidano a un fedele loro una sacra bandiera o un prezioso segreto, quando trasmettono una consegna o la formula di un’invenzione, con quale sacro rispetto il fedele le porta e le trasmette! Ma Io sono molto più d’un Capo e di un Genio. Io sono Dio, Verbo e Sapienza del Padre, Signore e Redentore vostro. La mia Parola non serve soltanto a dare un bene della Terra, ma a dare il Bene che non muore: la Vita eterna. Non c’è perciò cosa più sacra e preziosa della mia Parola.
   Ricevila con l’anima in ginocchio, e il tuo amore sia l’incenso che purifica il tuo cuore che la riceve, la tua mano che la scrive, la tua bocca che la ripete, il tuo occhio che la legge. Vivi da angelo e da sacerdote, poiché ti ho concesso di udire ciò che odono gli angeli e ciò che ripetono i sacerdoti. E vivi sempre più da vittima, perché è il sacrificio quello che apre le orecchie dello spirito, ed è il sangue quello che lava la lingua che parla del Signore.
   In questi giorni che precedono la festa della Croce ho un immenso bisogno di anime crocifisse. Fammi la carità di soffrire per Me. Credi al tuo Gesù! Se potessi tornare sulla Croce per voi, come, come vi tornerei! Ma non posso. E fra tanto sangue nemico, che con odio fratricida l’uomo sparge sulla Terra, manca il mio Sangue che non posso più spargere dalla Croce per voi.
   Mentre Io tramuto le specie del Pane e del Vino in Corpo e Sangue del Cristo sugli altari della Terra - troppo pochi, e troppo poco circondati di anime veramente oranti - voi mie piccole, care vittime, cari fiori del mio giardino, sostituitevi al Redentore e datemi il vostro corpo per ostia di propiziazione per i peccati del mondo.
   Figlia mia, non cercare nulla di più, dico anche Io con l’Ecclesiaste. E che vuoi di più della missione di essere un piccolo Cristo al posto del tuo Gesù? E che desideri di più grande della mia Parola?
   Dio è semplice. Più ti avvicinerai a Dio e più diverrai semplice. Sentirai in te sempre più il tedio e la vanità della scienza umana, anche di quella volta a Dio, ma scritta dall’uomo. Più Dio ti parlerà e più avvertirai la sofferenza del suono aspro e acerbo delle umane parole rispetto al tono dolcissimo e soprannaturale della parola mia. Non ti affaticare con molte dottrine, non metterti pastoie di molti regolamenti. Sii semplice e libera. Su te sia soltanto il giogo leggero[321] che non è peso ma ala: il mio.
   Non v’è che una cosa da fare per venire a Me senza errore. Quella che consiglia l’Ecclesiaste ma che Io modifico così: “Ama Dio e osserva i suoi comandamenti”. Non dico: “temi”. Dico: “ama”. L’amore è molto più alto del timore ed è più sicuro per raggiungere il fine. Il timore è per quelli ancora lontani da Dio, per non farli sviare. Come un paraocchi impedisce alla bestialità rinserrata nell’uomo di prendere il sopravvento ad ogni chimerica ombra seduttrice. Ma per coloro che sono già presso a Dio, a coloro, soprattutto, che sono fra le braccia di Dio, l’amore è quello che deve essere guida.
   Tutte le vostre azioni Dio le porterà in giudizio. Ma è naturale che le azioni mosse dall’amore non saranno mai completamente malvagie e tali da disgustare il Signore. Avranno il segno della vostra limitatezza umana, ma esso sarà ricoperto dall’insegna sfolgorante dell’amore che annulla le colpe e rende le azioni dell’uomo grate al Signore.
   Ecco, figlia mia. Mentre il mondo è pieno di fragore omicida e l’odio trabocca dai cuori, noi due che ci amiamo, nel silenzio e nella pace, parliamo d’amore. E non c’è cosa che rallegri tanto il tuo Gesù quanto queste mie piccole Betania in cui Io sono il Maestro che si riposa e che insegna ad una Maria innamorata[322] che lo guarda e ascolta con tutto il suo amore.
   Ieri non hai potuto scrivere quanto ti ho detto? Non importa. Non te ne crucciare. Il seme di quelle parole è in te lo stesso. Quando vorrò lo farò germinare. E sarà più bello ancora.
   Sii sempre buona e paziente. Ti do la mia pace.»

[320] gli ultimi versetti dell’Ecclesiaste, che nella neo-volgata sono in Qoèlet 12, 9-14.
[321] il giogo leggero, come in Matteo 11, 30.
[322] Maria innamorata, come nell’episodio narrato in Luca 10, 38-42.