MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 119


13 settembre 1943

   (iniziata nel momento della Comunione)

   Dice Gesù:
   «L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor,[333] ma, secondo la vostra abitudine, con l’anima assente, troppo assente, era presente alla mia morte di croce. I sette grandi arcangeli[334] che stanno in perenne davanti al trono di Dio, erano tutti presenti al mio Sacrificio.
   E non dire che ciò è in contraddizione col mio dire:[335] “Il Cielo era chiuso”. Il Padre, lo ripeto, era assente, lontano, nel momento in cui la Grande Vittima compiva l’Immolazione per la salute del mondo.
   Se il Padre fosse stato meco, il Sacrificio non sarebbe stato totale. Sarebbe stato unicamente sacrificio della Carne condannata alla morte. Ma Io dovevo compiere il totale olocausto. Nessuna delle tre facce dell’uomo: quella carnale, quella morale, quella spirituale, doveva essere esclusa dal sacrificio, perché Io ero immolato per tutte le colpe, e non soltanto per le colpe del senso. Or dunque è comprensibile che anche il morale e lo spirituale mio dovevano essere stritolati, annichiliti nella mola del tremendo Sacrificio. Ed è anche comprensibile che il mio Spirito non avrebbe sofferto se esso fosse stato fuso con quello del Padre.
   Ma ero solo. Innalzato, non materialmente ma soprannaturalmente, a una tale distanza dalla Terra che nulla più di con­forto poteva venirmi da essa. Isolato da ogni conforto umano. Innalzato sul mio patibolo, avevo portato su esso il peso immisurabile delle colpe di tutta un’umanità di millenni passati e di millenni avvenire, ed esso peso mi schiacciava più della Croce, trascinata con tanta fatica da un corpo già agonico per le erte, afose, sassose vie di Gerusalemme, fra i lazzi e gli urtoni di una plebe imbestialita.
   Sulla Croce ero col mio soffrire totale di carne seviziata e col mio supersoffrire di spirito accasciato da un cumulo di colpe che nessun aiuto divino rendeva sopportabili. Ero un naufrago in mezzo ad un oceano in tempesta e dovevo morire così. Il mio Cuore si è schiantato sotto l’affanno di questo peso e di questo abbandono.
   Mia Madre m’era vicina. Lei sì. Eravamo noi due, i Martiri, avvolti nello strazio e nell’abbandono. E il vederci l’un l’altro era tortura aggiunta a tortura. Poiché ogni mio fremito lacerava le fibre di mia Madre, ed ogni suo gemito era un nuovo flagello sulle mie carni flagellate e un nuovo chiodo infisso non nelle palme, ma nel mio Cuore. Uniti e divisi nello stesso tempo per soffrire di più, e su noi i Cieli chiusi sul corruccio del Padre e tanto lontani...
   Ma gli arcangeli erano presenti all’Immolazione del Figlio di Dio per la salute dell’uomo e alla Tortura della Vergine-Madre. E se è detto[336] nell’Apocalisse che agli ultimi tempi un Angelo farà l’offerta dell’incenso più santo al trono di Dio, avanti di spargere il fuoco primo dell’ira divina sulla Terra, come non pensate che fra le preghiere dei santi, incenso imperituro e degno dell’Altissimo, non siano, prime fra tutte, le lacrime, oranti più di qualsiasi parola, della mia Santa benedetta, della mia Martire dolcissima, della Madre mia, raccolte dall’angelo che portò l’annuncio[337] e che raccolse l’adesione, del testimone angelico degli sponsali soprannaturali per i quali la Natura Divina contrasse legame con la natura umana, attrasse alle sue altezze una carne e abbassò il suo Spirito a divenire carne per la pace fra l’uomo e Dio?
   Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato da Me, Giudice supremo e Re altissimo.»
   Si è iniziato il parlare di Gesù mentre dicevo il Confiteor e la mia mente ha visto Gabriele, luce d’oro, curvo in adorazione della Croce, credo. Ma non vedevo la Croce.
   Oggi, poi, sfogliando attentamente le pagine dattilografate per correggere i più piccoli errori di trascrizione, acciò non vi siano svarioni che alterano il pensiero, trovo un mio commento, in data 31 maggio, circa la distruzione di Gerusalemme... Ricordo l’impressione avuta quel giorno leggendo S. Luca nel cap. 21 e nei versetti 20 e 24. Dicevo quel giorno: “Ho capito che c’è un riferimento a noi tutti. Non ho visto chiaramente. Sono però rimasta sotto la dolorosa impressione”. Oggi rileggo S. Luca e purtroppo mi pare che il brano calza a dovere coi nostri disgraziati casi...
   Gesù mi parla oggi di sette arcangeli che stanno sempre davanti al trono di Dio. Ci sono proprio o è un numero allegorico? Ho cercato nella Bibbia, ma non ho trovato niente in merito. Questa deve essere una di quelle “lacune” di cui parla Gesù l’11 giugno.

[333] Confiteor è l’atto penitenziale della Messa, che ai tempi della scrittrice si diceva in latino.
[334] sette grandi arcangeli, menzionati in Tobia 12, 15 e in Apocalisse 8, 2.
[335] col mio dire del 5 settembre.
[336] è detto in Apocalisse 8, 3-5.
[337] l’annuncio, narrato in Luca 1, 26-38.