MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 130


25 settembre 1943

   Dice Gesù:
   «Parlare a te, che sei nubile, di questo argomento, può farti stupore. Ma tu non sei che il “portavoce” e perciò devi assogget­tarti a trasmettere qualunque cosa. Ciò che dico ora serve agli altri. Serve a correggere uno e più errori, sempre maggiormente radicatisi nel mondo.
   Il mondo si divide in due grandi categorie. La prima, che è vastissima, è quella dei senza scrupoli di sorta: né umani, né spirituali. La seconda è quella dei timorati, la quale, però, si suddivide in altre due classi: dei giustamente timorati e dei piccinamente timorati. Parlo alla prima grande categoria e alla seconda classe della seconda categoria.
   Il matrimonio non è riprovato da Dio, tanto che Io ne ho fatto un sacramento. E qui non parlo neppure del matrimonio come sacramento, ma del matrimonio come coniugio, quale Dio Creatore l’ha fatto creando maschio e femmina[371], perché si unissero formando una carne sola che, una volta congiunta, nessuna forza umana può scindere, né deve scindere.
   Io, vedendo la vostra durezza di cuore, sempre più durezza, ho mutato il precetto di Mosè[372] sostituendo ad esso il sacramento. Scopo del mio atto era di dare un aiuto alla vostra anima di coniugi contro la vostra carnalità di animali e un freno contro la vostra illecita facilità di ripudiare ciò che prima avete eletto per passare a nuovi coniugii illeciti, a scapito delle vostre anime e delle anime delle vostre creature.
   Sbaglia tanto colui che si fa scandalo di una legge creata da Dio per perpetuare il miracolo della creazione - e generalmente questi non sono i più casti ma i più ipocriti, perché i casti non vedono nel coniugio che la santità dello scopo, mentre gli altri pensano alla materialità dell’atto - come colui che con leggerezza colpevole crede potere sormontare impunemente il divieto mio di passare a nuovi amori, quando il primo non sia stato sciolto dalla morte.
   Adultero e maledetto è quel vivente che scinde un’unione, prima voluta, per capriccio di carne o per insofferenza morale. Ché se egli od ella dicono che il coniuge è ormai per essi ragione di peso e ripugnanza, Io dico che Dio ha dato all’uomo riflessione e intelletto perché lo usi, e tanto più lo usi in casi di così grave importanza come è la formazione di una nuova famiglia; Io dico ancora che, se si è in un primo tempo errato per leggerezza o per calcolo, occorre poi sopportare le conseguenze per non creare maggiori sciagure che ricadono specialmente sul coniuge più buono e sugli innocenti, portati a soffrire più che la vita non comporti e a giudicare coloro che Io ho fatto ingiudicabili per precetto:[373] il padre e la madre. Io dico infine che la virtù del sacramento, se foste cristiani veri e non quei bastardi che siete, dovrebbe agire in voi, coniugi, per fare di voi un’anima sola che si ama in una carne sola e non due belve che si odiano legate ad una stessa catena.
   Adultero e maledetto è quel vivente che con finzione oscena ha due o più vite coniugali, e rientra presso l’altro coniuge e presso gli innocenti con la febbre del peccato nel sangue e l’odore del vizio sulle labbra menzognere.
   Nulla vi rende lecito d’essere adulteri. Nulla. Non l’abbandono o la malattia del coniuge, e molto meno il suo carattere più o meno odioso. Il più delle volte è il vostro esser lussuriosi che vi fa vedere odioso il compagno o la compagna. Lo volete vedere tale per giustificare a voi stessi il vostro vergognoso operato che la coscienza vi rimprovera.
   Io ho detto,[374] e non muto il mio dire, che è adultero non solo chi consuma adulterio, ma chi desidera consumarlo nel suo cuore perché guarda con fame di sensi la donna o l’uomo non suo. Io ho detto, e non muto il mio dire, che è adultero colui che col suo modo d’agire mette nella condizione d’essere a sua volta adultero l’altro coniuge. Due volte adultero, risponderà per la sua anima perduta e per quella che ha portato a perdersi con la sua indifferenza, trascuratezza, villania e infedeltà.
   A tutti costoro la maledizione di Dio incombe, e non crediate che ciò sia un modo di dire.
   Il mondo si frantuma in rovine perché per prime si sono rovinate le famiglie. Il fiume di sangue che vi sommerge ha avuto gli argini sgretolati dai vostri singoli vizi che hanno spinto reggitori più o meno grandi - dai capi di stato ai capi di paeselli – ad essere ladri e prepotenti per avere moneta e lustro per le loro libidini.
   Guardate la storia del mondo: è piena di esempi. La lussuria è sempre nella triplice combinazione che provoca il crearsi delle vostre rovine. Interi stati sono stati distrutti, nazioni divelte dal seno della Chiesa, scissure secolari create a scandalo e tormento di razze per la fame di carne dei reggitori.
   Ed è logico che sia così. La libidine estingue la Luce dello spirito e uccide la Grazia. Senza Grazia e senza Luce voi non differite dai bruti e compite perciò azioni da bruti.
   Fate pure, se così vi piace. Ma ricordate, o viziosi che profanate le case e i cuori dei figli con il vostro peccare, che Io vedo e ricordo e vi aspetto. Nello sguardo del vostro Dio che amava i pargoli[375] ed ha creato per essi la famiglia, vedrete una luce che non vorreste vedere e che vi fulminerà.»

[371] creando maschio e femmina, come in Genesi 1, 27, perché si unissero, come in Genesi 2, 24.
[372] precetto di Mosè in Deuteronomio 24, 1-4, richiamato in Matteo 19, 3-9; Marco 10, 2-12.
[373] precetto di Esodo 20, 12; 21, 17; Levitico 19, 3; 20, 9; Deuteronomio 5, 16; richiamato in Matteo 15, 4; 19, 19; Marco 7, 10.
[374] ho detto in Matteo 5, 27-28.
[375] amava i pargoli, come in Matteo 19, 13-14; Marco 10, 13-16; Luca 18, 15-17. Alla fine del “dettato” la scrittrice mette, a matita, il rinvio a Marco 10, 5-16.