MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 139


7 ottobre 1943

   Dice Gesù:
   «O tu che piangi perché la separazione[403] ti è penosa e ti pare totale, pensa a ciò che ti dice Gesù. E vedrai che essa separazione non è totale e che il dolore diminuisce.
   Il mio apostolo[404] dice una parola ispirata alla quale solitamente vien dato significato riferentesi solo ai viventi della Terra. Ma ne ha uno più ampio e profondo che Io svelo a voi tutti, figli che piangete, a voi tutti dolenti che soffrite per la morte di un vostro diletto.
   Colui o colei che ora son morti, non si nutrirono forse del Sangue mio e della Carne che s’è fatta pane agli uomini? E, se se ne nutrirono, la virtù del Sangue e della Carne del vostro Salvatore non permane forse in essi anche oltre alla morte?
   E che fa la morte umana rispetto allo spirito sopraumano? Ha forse potere, la piccola morte, di separare da Me, che vivo eterno, parti delle mie membra, solo perché esse sono morte sulla Terra? E voi non vivete forse in Me, costituendo quella parte del mio mistico Corpo che vive sulla Terra?
   Non sono forse queste verità inoppugnabili? Sì, che lo sono.
   Sappiate, sappiate, o voi tutti che piangete per il dolore di un lutto recente, che colui che piangete non è morto, ma vive in Me. Sappiate che il medesimo Pane, che vi ha sfamato l’anima mentre eravate uniti sulla Terra, mantiene la vita e la comunione fra i vostri spiriti viventi quaggiù ed i trasumanati viventi in Me.
   Nulla può fare la piccola morte di male agli spiriti immortali. È la grande morte quella da temersi, quella che veramente vi toglie in eterno un vostro parente, un vostro coniuge, un vostro amico. La grande morte, ossia la dannazione dell’anima, la quale separa realmente da Me cellule del mio mistico Corpo cadute in preda delle cancrene di Satana.
   Ma per coloro che sono morti nel mio Nome e che hanno nutrito in sé la vita dello spirito con il Cibo eucaristico, che non perisce e che è sempre preservazione dalla morte eterna, no, per essi non c’è da piangere, ma da giubilare, perché essi sono usciti dal pericolo di morire per entrare nella Vita.
   Pensa, pensate che ben difficilmente chi s’è nutrito di Me può essere fratello di Giuda, simile a lui, al quale il mio Pane non fu Vita ma Morte.
   A seconda della loro capacità di assimilazione spirituale, il mio Pane, ossia Me stesso fatto cibo per dare agli uomini la forza di conquistare il Cielo e la moneta per entrarvi, darà ad essi una più o meno sollecita entrata nel Regno della gloria, ma nel novantanove per cento dei casi dà sempre la salvezza del­l’anima.
   Non piangete, perciò, genitori senza più figli, coniugi senza più consorti, orfani senza più genitori. Non piangete. Come alla madre del Vangelo, Io, che non mento mai, vi dico:[405] “Non piangete”.
   Credete in Me: Io vi renderò l’essere che amate e ve lo renderò in un Regno dove la triste morte della Terra non ha accesso e dove l’orribile morte dello spirito non è più possibile.
   Non piangete. Su voi tutti scenda questa speranza, che è fede, e la mia benedizione.»

[403] separazione dalla mamma, deceduta tre giorni prima. Per lo stesso motivo verrà il conforto del 9 ottobre.
[404] apostolo (Paolo) dice in 1 Corinzi 10, 16-17, cui la scrittrice rimanda, in calce, con un’annotazione a matita.
[405] dico, come in Luca 7, 13.