MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 144


12 ottobre 1943

   Dice Gesù:
   «Anche tu, come la sposa[422] dei Cantici, sei venuta a Me un po’ bruna. Rarissime sono le anime che, attratte dal mio amore, non vengano a Me un po’ brune. La vita del mondo leva quel candore di giglio che ha l’anima uscita dalle dimore del Cielo per scendere ad animare una carne nata da due amori fatti uno.
   È la Terra, l’atmosfera della Terra, non l’atmosfera astronomica creata dal Padre mio, ma l’atmosfera morale della Terra - quella creata da voi, che per essere stati avvelenati all’origine[423] dallo Spirito del Male portate nel sangue germi di male inoculato ai progenitori - quella che offusca lo splendente candore su cui è solo una macchia che il mio Battesimo lava.
   Oh! fulgore dell’anima dopo il lavacro battesimale! Se vi fosse dato vedere quel luminoso candore, vedreste qualcosa da rapire i vostri sentimenti. Il giglio è opaco e la perla è grigia a confronto dell’anima avvolta nella luce battesimale. Essa è come quella dei due Primi avanti la seduzione di Satana, così come era quando il Padre a loro la infuse per farli a Lui somiglianti. E, in verità, l’anima rivestita dalla grazia battesimale è come uno specchio che riflette Dio, è un piccolo Dio che attende, amando, di tornare al Cielo dove il suo Amore creatore l’attende.
   Se l’uomo riflettesse - ed è per questo che la mia Bontà non calcola le colpe commesse avanti l’uso di ragione - se l’uomo, ormai capace di distinguere il Bene dal Male - e nota che gli istinti del senso si destano dopo l’uso di ragione; prima sono vivi solo gli istinti della vita che spingono il bambino a cercare la mammella o il cibo, il calore della madre o del sole, la mano della madre o il sostegno degli oggetti - se l’uomo riflettesse a ciò che fa, a ciò che perde facendo, a quale delitto, a quale furto giunge levando alla sua anima il suo candore battesimale, quale sacrilegio compie profanando in sé la vera immagine di Dio: Spirito di Grazia, di Bellezza, di Bontà, di Purezza, di Carità infinita; se riflettesse al deicidio che compie uccidendo la sua anima, oh! no!, l’uomo, essere dotato di ragione, non peccherebbe. Ma l’uomo è un re stolto che disperde con la sua volontà malata i tesori del suo regno e mette in repentaglio il possesso del suo regno stesso.
   E, nota Maria, non parlo in mio Nome. Non dico che peccando offendete Me che sono morto per voi. Parlo solo difendendo gli interessi ed i sentimenti del Padre mio che vi ha creati simili a Lui, che vi ama di una perfezione d’amore paterno, e che l’uomo insulta col suo disamore e defrauda nelle sue speranze, che sono quelle di potervi stringere al seno nel giorno del vostro entrare nella Vita.
   Poche sono le anime che non vengano a Dio un po’ brune, fatte brune dalle conseguenze della vita che non hanno saputo condurre con quella santa e attenta riflessione che ci vorrebbe per rispetto all’anima che ha diritti superiori alla carne.
   Voi vi ricordate molto dei diritti della carne, cosa che muore e che solo essendo vissuta ancella dello spirito, e non padrona dello spirito, può divenire, a suo tempo, abitatrice nella reggia dei Cieli. Vi preoccupate della vostra estetica, della vostra salute fisica, di prolungare la vita sulla Terra il più possibile. Ma non vi preoccupate della vostra anima, di conservarla bella, di renderla sempre più ornata per aggiungere alla sua bellezza creata da Dio le gemme conquistate dalla vostra volontà di figli pensosi del Padre, al quale vogliono tornare arricchiti di meriti: veri gioielli, vere ricchezze che non periscono in eterno. Vi preoccupate della salute fisica, ma non vegliate a preservare dalle malattie spirituali la vostra anima. Vi preoccupate di protrarre ciò che chiamate “vivere” e che sarebbe più giusto chiamare “attendere”, e non vi preoccupate di attendere in modo da conquistarvi la Vita vera che non perisce più.
   Di tutto vi preoccupate in questo periodo oscuro, che vi pare tanto luminoso, della vostra sosta sulla Terra - e che già ti ho spiegato[424] essere simile ad una gestazione per esser dati alla Luce, alla Vita - e guardate con orrore alla fossa, buco buio dove questo vostro corpo che amate, da quegli idolatri che siete, torna alla verità della sua origine: fango. Fango da cui si sprigiona una fiamma, una luce: l’anima.
   Ecco ciò che dà pregio al corpo, o uomini stolti. L’anima che è il dono di Dio, lo spirito che è manifestazione di Dio e che ha un pregio davanti al quale quelli della carne sono un nulla spregevole.
   Ma come potete voi, che vi dite cristiani, non ricordare le parole del Cristo, del Verbo, della Verità? Non ho detto[425] Io: “Colui che vorrà salvare la sua vita la perderà, e chi la perderà per amor mio la salverà”? Non ho Io detto: “E che giova all’uomo guadagnare il mondo se perde la sua anima? Che darà l’uomo in cambio della sua anima?”? Non ho forse detto: “Il granello di frumento caduto se non muore non fa frutto, ma se muore produce molto frutto”? E tutto ciò non vi ha aperto gli occhi dello spirito?
   Ma già, come può il vostro spirito aprire gli occhi se voi lo avete sepolto sotto le pietre della vostra carnalità? Esso è come martire lapidato. Con la differenza che nel martire lapidato morirà la carne e lo spirito entrerà nella gloria, mentre invece voi lapidate il vostro spirito e lo defraudate della Luce qui e nella Vita vera.
   E avete paura del buio della tomba per la vostra carne ormai insensibile come zolla di fango! Di ciò avete paura. Sì. Ma non avete orrore di condannare al buio eterno ciò che in voi è luce e che anela alla Luce infinita. Lo spirito vostro. E non pensate che voi, cercatori assetati di ricchezze, perdete la ricchezza vera. E non pensate, voi affamati di vita, che vi date la Morte. La morte che non muore: la morte dello spirito.
   Voi spegnete voi stessi nella vostra immortalità di cittadini celesti. Anzi fate peggio ancora: date la vostra luce in mano a Satana perché ne faccia un chiarore tenebroso nel suo Regno di Tenebre. Oh! profanatori! Peggio che se con le vostre demoniache scoperte, volte al male, riusciste a svellere delle stelle dal mio firmamento e spegnerne la luce di diamante vivo in una palude putrida.
   Sappiate far morire la carne, e non l’anima, per germinare in spiga eterna. La vostra posterità sulla Terra è sempre labile. I secoli hanno distrutto schiatte che parevano immortali e di loro non sopravvive che il ricordo, e di molte neppur quello. Ma ciò che fate nello spirito non muore. Anche in paragone alla Terra non muore. Guardate ai miei santi. Passano i secoli ed il culto resta per essi così come il primo giorno.
   E poi non lavorate mai per la gloria d’esser conosciuti sugli altari. Ciò è ancora umanità e il vero santo ad essa non pensa. Egli pensa solo ad aumentare il giubilo di Dio con aggiungere nei prati eterni un nuovo fiore di splendore, e ad accontentare la sua anima che grida e si agita in lui per la sua sete di possedere completamente Iddio.
   Siamo due seti che si anelano, siamo due amori che si cercano. Anima e Dio, Dio e anima: ecco i due perenni amatori. Perché defraudare Dio e l’anima del loro fine che è l’unirsi, oltre il giorno terreno, nella eterna dimora?
   Io, la Pietà perfetta, non guardo se venite a Me “un po’ bruni” dai riverberi del sole terreno delle tendenze vostre. Voglio solo che lottiate perché il sole bruciante della carnalità non vi renda irriconoscibili al mio sguardo e repellenti al mio occhio.
   Mettete un riparo intorno al troppo pericoloso ardere della umanità: sia questo dato dalla vostra assidua attenzione, dalla vostra volontà di esser buoni, dal vostro desiderio di piacermi. Mi basta questo. E se questo fate, fate già tutto, perché attenzione, volontà, desiderio sono come tre pioli su cui si tende la tenda che preserva un cuore da ciò che può disgustare Iddio.
   Ché, se poi una subitanea bufera scatenata da Satana, invidioso di Dio, strappa il riparo e permette ai nembi e ai raggi di sporcarvi e di scurirvi, Io, che vedo e so, non ve ne accuso, ma vi giustifico e accorro in vostro aiuto.
   Allora sono Io che mi faccio riparo a voi, poveri figli. Vi stringo al seno e vi dico: “Non piangete. Vi compatisco. Sono qui per mondarvi, per aiutarvi. Venite. Il Dio di amore vi dà il suo Sangue per pulirvi dal fango e il suo Cuore per asilo sicuro. Venite, uomini che Satana insidia. Vicino a Me, Satana non viene. Alzate la testa verso Iddio. Non vi avvilite. Ho voluto esser tentato[426] per provare, come uomo, ciò che è la seduzione di Satana e compatirvi, non con mente di Dio, ma con esperienza di uomo, nelle vostre tentazioni. Non vi avvilite. Mi basta che non vogliate peccare. Mi basta che non disperiate dopo il peccato. La prima cosa offende Me: Dio. La seconda offende Me: Salvatore. Non bisogna mai dubitare del vostro Salvatore. Mai. A chi ha fede nella potenza del Salvatore è riserbato ogni perdono. Ve lo dico Io che sono la Verità”.
   Vedi, piccola Maria, quanto c’è da dire su una semplice frase[427] del Cantico? E senti come il tuo soffrire è cessato? No. Non l’hai perduta una mamma.[428] Ci sono Io che ti cullo e ti canto le ninne-nanne più sublimi per consolare il tuo cuore che piange. Ci sono Io che ti tengo per mano e ti faccio passeggiare con Me nei giardini eterni. L’ho promesso[429] e lo mantengo. Ti sono madre e padre, oltre che fratello e sposo. Alla tua mamma penso Io: Redentore. A te penso Io: Amore.
   Va’ in pace. Io sono sempre con te.»

[422] come la sposa in Cantico dei cantici 1, 5.
[423] avvelenati all’origine a causa del peccato originale, già annotato negli scritti del 26 e 29 settembre.
[424] già ti ho spiegato il 10 ottobre.
[425] detto, raggruppando le tre citazioni, in Matteo 16, 25-26; Marco 8, 35-37; Luca 9, 24-25; Giovanni 12, 24-25.
[426] tentato, come si narra in Matteo 4, 1-11; Marco 1, 12-13; Luca 4, 1-13.
[427] frase che la scrittrice annota scrivendo in calce, a matita, il rinvio biblico che abbiamo messo all’inizio del “dettato”.
[428] mamma, deceduta il 4 ottobre.
[429] promesso il 12 agosto.