MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 254


8 fennraio 1944

   Dice Gesù:
   «Vieni, piccolo Giovanni. Dopo aver gioito della visione del tuo Gesù che ama i fanciulli, e te con loro, andiamo insieme a leggere il mio e tuo Daniele là dove parla di tre fanciulli[127] che piacquero a Dio perché ebbero quella fede, fedeltà e fiducia, propria dei bambini, e credettero con tenacia, credettero senza titubanze, credettero anche in una prova tremenda perché amavano “con la mente, col cuore, con tutte le loro forze, con tutti se stessi, il Signore Iddio”.
   I tiranni ci sono sempre stati. E nella loro tirannia, di cui Satana si serve per traviarli e per angosciare i loro sudditi portandoli a diffidare, oltre tutto, di Dio, si compiacciono di leggi inique, bandite per fomite di superbia e appoggiate alla forza della spada.
   Meschina forza da Me riprovata. Da Me maledetta. Forza che è debolezza. Forza di un prepotente che si rivolge in arma contro lo stesso. Forza che suscita altre forze, le quali o umanamente risolvono la situazione con un delitto, che è la conseguenza di tutti i delitti precedenti, oppure soprannaturalmente attirano l’aiuto divino il quale, ben più potente di tutte le armi e di tutte le parole, atterra la superbia del tiranno e la muta in benignità, liberando in maniera santa i suoi soggetti dalla sua tirannia sacrilega.
   Nabucodonosor, reso ebbro dalla sua potenza, credette lecito passare la misura anche verso Dio sostituendo, anche presso coloro che avevano adorazione al Dio vero, l’idolatria per una statua d’oro, simbolo della sua potenza da lui creduta divina.
   Di divino non c’è che Dio. Di vera potenza non c’è che quella divina. Le altre sono missioni di comando, perché ci deve essere chi è capo di un gruppo etnico, ma non sono superpotenze e tanto meno divine. Ho già spiegato[128] che esse sono finché Dio permette che siano. Che sono per la loro azione di aiuto o di punizione degli uomini meritevoli o immeritevoli della protezione celeste. Che cessano di essere quando passano la misura rendendo troppo aspro il giogo punitivo sugli uomini protervi. Per punire una colpa, Dio non permette se ne formi una maggiore, e allora colpisce colui che non è più amministratore di giustizia ma di colpevole potenza.
   Ai tiranni, anzi ai potenti, l’uomo piega la sua schiena e sempre più la piega quanto più questi sono tiranni nella loro potenza male intesa e male esercitata. Avviene quell’idolatria delle folle, di cui ho parlato[129] più volte, verso uno della folla, divenuto più o meno lecitamente e santamente Capo-popolo ed esercitante più o meno giustamente la sua missione. E, dato che Satana è l’eterno creatore di inganni, colui che genera le sempre nuove “bestie” apocalittiche[130] per trarre l’uomo in suo potere e le dota di tutte le potenze per sedurre; e [dato] che gli uomini hanno in loro il fomite del male più che quello del bene, perché sono più inclini al Male: Satana, che al Bene: Dio, e non controbilanciano e neutralizzano il fomite malefico con l’amore e l’unione col Cristo vincitore di Satana, avviene che sono tanto più idolatrati quanto più questi trionfatori di un’ora sono immeritevoli di esserlo.
   Nel regno di Babilonia i sudditi, sedotti dal luccichio della statua d’oro (profondo significato!) e dalle voci dei banditori tonanti la volontà del re, si affrettarono ad adorare l’idolo. L’idolo! Non il Dio. L’idolo d’oro! L’oro! L’eterno fascinatore!
   Dio non è idolo d’oro. Dio è uno Spirito infinito, eterno, perfetto, in Cielo; Dio è una Carne santissima pendente da una croce sulla Terra o vivente nel Sacramento sull’altare eucaristico. In Cielo cantano intorno al suo trono i nove cori angelici. Intorno alla sua Croce, dal Golgota ad oggi e sino alla fine del mondo, salgono le voci di chi prega e ama (pochi!) e gli urli di chi bestemmia (molti!). Intorno al suo Tabernacolo stanno come lampade i cuori che lo adorano e attendono da Lui vita e conforto.
   Questo è Dio. Spirito e Carne. Non oro. Metallo che voi avete rivestito di gran valore perché, eterni selvaggi, vi siete fatti sedurre dal suo luccichio, ma che è meno prezioso del ferro grigiastro che vi dà i vomeri, le falci, le vanghe, le uniche armi utili e sante perché dissodano le glebe, le aprono al seme, falciano la spiga, il grande dono di Dio all’uomo, la spiga che è il vostro pane quotidiano.
   I sudditi di Nabucodonosor, parte per seduzione dell’oro – i più – parte per paura dei castighi regi, adorarono l’idolo. Tutti, meno i tre giovanetti che, per cura del Profeta di Dio, non s’erano contaminati con cibi impuri.
   Osservate bene il grande insegnamento. Molte volte il fomite del peccato entra per la gola. In un corpo golosamente nutrito, anche gli altri appetiti sorgono. Viene la concupiscenza nella sua triplice veste, perché i fumi dell’eccesso di cibo svegliano la sensualità, eccitano la superbia e, conseguentemente, spingono l’uomo ad essere avido di denaro, perché per possedere la donna e il potere occorre molto denaro. Nel fermentare delle passioni muore la fede e l’anima si stacca da Dio, preparandosi così ad adorare il primo idolo che le venga presentato.
   Sidrac, Misac e Abdenago erano vissuti castamente anche nella gola. Fedeli a Dio, al loro Dio, anche con questa. E Dio era cresciuto in loro col crescere di loro stessi. Dio dominava nel loro cuore, puro altare al quale essi davano ogni cura perché trono del loro Signore.
   Avendo Dio, vivo in loro e padrone di tutte le loro forze, più che padrone Padre e Regolatore delle loro forze, seppero resistere ad ogni minaccia e non temere, non temere, Maria. Non hanno neppur trovato utile discutere con il tiranno. È buona regola non entrare in discussioni coi malvagi, ma pregare Dio che discuta nel loro cuore per noi, meglio di quanto potremmo fare noi.
   Guarda che feci Io, che pure ero Dio, con i miei accusatori, inquisitori e giudici. Ho sempre troncato netto o non ho risposto affatto. Prima sono salito sulla Croce, pregando e soffrendo, poi dal Cielo ho agito. Si fa così, piccolo Giovanni, per quelli che si vogliono convertire. La prima conversione la si ottiene con la preghiera e il dolore. Dopo, nell’animo preparato a riceverla, scende la Luce di Dio e si fa Parola e Vita.
   Non discutono i tre giovanetti. Sanno che ogni discussione rimarrebbe senza frutto e che occorre un prodigio per snebbiare il cuore al re. Un prodigio ottenuto attraverso ad un atto di fede assoluta e di eroismo intrepido. Fede, eroismo: i due fiori dell’amore.
   E l’Amore risponde all’amore. Dio non delude mai. E Dio, che nella sua perfezione sa già come avrebbero agito i tre giovanetti, li fa precedere dal suo angelo nella fornace perché, quando i crudeli li avessero precipitati fra le fiamme, già fosse preparato il luogo fresco come prato rugiadoso al mattino, ventilato dall’ala angelica del più soave vento, rispetto al quale quella dolce d’aprile è corrotto respiro; li fa precedere perché le fiamme non possano neppure sfiorare il più lieve dei capelli dei loro capi innocenti, ma solo siano viva tenda di ardori, meno, oh! meno forti di quella della loro carità, stesa fra il mondo pagano e la dimora preparata da Dio.
   Dio è Padre, Maria. Dio precede sempre i suoi figli nei loro bisogni. Quando voi lo chiamate perché vi aiuti, Egli ha già provveduto. Ma occorre aver fede. Fede grande. E riconoscenza grande.
   È così bello il grido che sale dalla Terra, dal cuore di un uomo riconoscente, al trono di Dio! Esso risuona come arpeggio d’arpa nel Paradiso e tacciono per un istante tutte le armonie celesti, perché tutto l’Empireo si curva ascoltando quel grido di grazie che un figlio buono manda al Padre buono. E poi quel grido viene raccolto, ripetuto, amplificato da tutti i cori degli angeli e dei beati, e diviene il canto di quel giorno nel bel Paradiso, e la Trinità sfavilla nel suo contento e ride Maria col suo riso di Madre e Regina.
   Troppo pochi ringraziano, Maria. E lo sa unicamente Iddio se Egli continuamente vi fa dei doni! Voi non ve ne accorgete neppure. La sua Paternità ve li dà così dolcemente per non offendervi come con un obolo, che voi credete siano opera vostra. No. Da mattino a sera, da sera a mattino, Dio vi benefica. E voi non ringraziate. Non ringraziate neppure per le “grandi” grazie ottenute.
   Ma tu non sei più un uomo: tu sei il piccolo Giovanni. Sai cosa vuol dire “Giovanni”? Vuol dire: “Dio fa grazie”. In verità a pochi ho fatto e faccio tante grazie come a te. E, guarda, tu porti i due nomi a Me più cari: Maria – Giovanni. L’uno te l’hanno messo i tuoi parenti. Ma l’altro te l’ho messo Io: tuo Re e Sposo. Eri la Perla amara, il Mare amaro. Ma Io ti ho voluto far dolce: una perlina del mio Cuore che è dolcezza divina. E ti ho ribattezzata “Giovanni” perché sono il Dio che ti fa grazie.
   Ma tu dimmi “grazie” sempre, sempre, sempre, dall’alba al tramonto, dalla notte al dì. Il tuo “grazie” empia il Cielo, continuamente, per te e per gli infiniti che vivono e muoiono senza un “grazie” per il loro Dio. Amplifica il tuo “grazie”, come i tre giovanetti, chiamando tutte le cose create ad unirsi al tuo canto: le cose che, col loro linguaggio, sanno lodare Dio meglio degli uomini.
   Unisciti ai santi del Cielo ed ai santi della Terra per dire il tuo “grazie”. Unisciti a Me-Eucarestia, e con le labbra fatte dolci e profumate dal Pane di vita prega e ringrazia Dio Padre con il Cristo stesso vivente in te. E il prodigio avverrà come avvenne per i tre fanciulli e per il re crudele. Gli uomini “vedranno” Dio per mezzo del tuo orare. Non tutti. Ma anche fosse un solo, saresti da Me benedetta una volta di più.
   Nabucodonosor vede Dio nel suo angelo e comprende che contro quel Dio non si lotta. Comprende che il suo idolo è materia inerte fatta peccato per colpa dell’uomo, e che uno solo è il vero Dio: quello di Sidrac, Misac e Abdenago; e, tocco dalla Luce, riconosce l’errore e lo confessa e dà culto e onore al Dio santo, Signore del Cielo e della Terra.
   Lo vedi, piccolo Giovanni, quanto può fare la fede di tre fanciulli?
   Ora confessa, tu che ieri dicevi di non volere più essere il mio piccolo discepolo sinché non ti avevo ascoltato, perché eri troppo ferita da ciò che è nel mondo e intorno a te. Non è tutto passato: il dolore, il disgusto, lo sconforto di ieri? Non è tutto annullato dall’onda di gaudio che ho versato su te? Come potresti fare senza di Me, povera anima che vivi di questo mio pane: della mia Parola, più che del pane di grano di cui ti sfami? Non sai che quando uno è preso nel mio gorgo d’amore non può più uscirne, non vuol più uscirne? Ma tu lo sai. E se come in cielo d’aprile sorgono delle nubi, esse non sono che acqua lustrale che fa più fulgido il sole e più bella la terra.
   Vieni, vieni come i piccolini[131] di ieri. Vieni a mettere il tuo capo sui miei ginocchi. È la posa dei bimbi e degli amorosi. Quella che ebbe Maria redenta che beveva la Vita ascoltandomi. Vieni e non avere mai paura. Io sono con te.»

   [Seguono, dell’opera L’EVANGELO, il capitolo 44 in data 9 febbraio e il capitolo 601 in data 10-11 febbraio]

[127] parla di tre fanciulli in Daniele 3, 8-97.
[128] già spiegato il 30 giugno 1943, per esempio, e il 23 e 30 ottobre dello stesso anno.
[129] ho parlato nel 1943, il 21 e 28 luglio e il 5 e 10 novembre, con accenni anche il 1° agosto e il 29 dicembre dello stesso anno.
[130] bestie apocalittiche, come in Apocalisse 11, 7; 15, 2; 19, 19; 20, 10; e diffusamente in Apocalisse 13; 16; 17.
[131] i piccolini della “visione” cui si accenna anche all’inizio e che è stata messa nell’opera maggiore; Maria redenta di cui si parla in Luca 10, 38-42.