MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 277


16 marzo 1944

   Dice Gesù:
   «Voglio farti considerare, e con te a molti, una virtù dalla quale vi è venuto un gran bene. Il più grande bene, mentre dal suo contrario vi è venuto tanto male: il più grande male. Te ne ho già parlato, ma la tua sofferenza non ti ha fatto ricordare le parole. Te le ripeto perché mi preme che le abbiate.
   Avendovi amato infinitamente, Io volli essere il vostro Redentore. Ma non lo fui unicamente per la Sapienza, non per la Potenza, neppure per la Carità. Queste sono tre caratteristiche, tre doti divine, che agirono tutte e tre nella Redenzione del genere umano, perché vi istruirono, vi scossero coi miracoli, vi redensero col Sacrificio.
   Ma Io ero l’Uomo. Essendo l’Uomo, dovevo possedere quella virtù la cui perdita aveva perduto l’uomo e redimervi con quella. L’uomo s’era perduto per aver disubbidito al desiderio di Dio. Io, l’Uomo, vi ho dovuto salvare ubbidendo al desiderio di Dio.
   Dice Paolo[200] che Io “avendo con forti grida e con lacrime offerto preghiere e suppliche, nei giorni della mia vita mortale, per salvare l’uomo da morte spirituale, fui esaudito per la mia riverenza”. E aggiunge che, giunto alla perfezione per aver imparato (ossia compiuto per obbedienza) divenni causa di eterna salute per tutti quelli che mi sono obbedienti.
   Paolo, con parola che lo Spirito fa vera, dice dunque che Io, Figlio di Dio fatto Uomo, raggiunsi la perfezione con l’obbedienza e potei esser Redentore per questa. Io, Figlio di Dio. Io raggiunsi la perfezione con l’obbedienza. Io redensi con l’obbedienza.
   Se meditate profondamente questa verità, dovete provare quello che prova uno che, prono su un’alta insenatura marina, guarda fissamente la profondità e la immensità del mare e gli pare sprofondare in questo liquido abisso di cui non conosce profondità e confine.
   L’obbedienza! Mare sconfinato e abissale nel quale Io mi sono tuffato prima di voi per riportare alla Luce coloro che erano naufragati nella colpa. Mare in cui devono tuffarsi i veri figli di Dio per essere redentori di se stessi e dei fratelli. Mare che non ha solo le grandi profondità e le grandi onde, ma anche le spiagge basse e le lievi ondette che sembrano scherzare con la rena del lido, così care ai bambini che giuocano con esse.
   L’obbedienza non è fatta unicamente di grandi ore in cui obbedire è morire, come Io ho fatto, in cui obbedire è strapparsi da una Madre, come Io ho fatto, in cui obbedire è rinunciare alla propria dimora, come Io ho fatto lasciando il Cielo per voi. L’obbedienza è fatta anche di minuscole cose di ogni ora, compiute senza brontolii, man mano che vi si presentano.
   Cosa è il vento? Turbine sempre che curva le cime degli alberi secolari e li piega, li spezza, li abbatte al suolo? No. È vento anche quando, più leggero di carezza materna, pettina le erbe dei prati e i grani che incespano e li fa ondulare appena come rabbrividissero lievemente nella cima dei verdi steli per la gioia d’esser sfiorati dal vento leggero. Le piccole cose sono il vento leggero dell’obbedienza. Ma quanto bene vi fanno!
   Ora è primavera. Se il sangue[201] non la bruttasse, come sarebbe dolce questa stagione! Le piante, che sanno amare e obbedire al Creatore, stanno mettendo la veste nuova fatta di smeraldo e come spose si fasciano di fiori. I prati sembrano un ricamo, un velluto trapunto di fiori, i boschi una felpa profumata sotto una volta di creste verdi e canore. Ma, se non ci fossero i tenui venti d’aprile e anche le pazze ventate di marzo, quanti fiori rimarrebbero senza fecondazione e quanti prati senza acqua! Fiori ed erbe sarebbero perciò nati per morire senza scopo. Il vento spinge le nubi e li irrora così, il vento fa baciare i fiori, porta ai lontani il bacio dei lontani e con la sua gaia corsa da ramo a ramo, da albero ad albero, da frutteto a frutteto, feconda e fa che quei fiori divengano frutto.
   Anche l’obbedienza spicciola a tutte le piccole cose che Dio vi presenta attraverso agli avvenimenti del giorno fa quello che fa il vento con le piante e l’erbe dei prati e degli orti. Di voi, fiori, fa frutti. Frutti di vita eterna.
   Beatissimi quelli che, presi dal turbine dell’Amore, e del loro amore, consumano il sacrificio totale di sé, i piccoli redentori che mi perpetuano, i quali compiono l’obbedienza somma bevendo il mio stesso calice di dolore. Ma beati anche quelli che, non avendo ardire di dire al turbine dell’Amore: “T’amo, eccomi, prendimi”, sanno piegarsi al vento lieve dell’Amore, che sa graduare le forze dell’uomo suo figlio e dare ad ognuno quel tanto di pressione che sia possibile a sopportare.
   Vi pare, o figli, e mai come ora vi pare, che la prova sia tante volte superiore alla forza vostra. Ma è perché voi vi irrigidite. È perché siete superbi e diffidenti. Volete fare da voi e non vi abbandonate a Me. Non sono un carnefice. Sono Colui che vi ama. Sono un Padre buono. E se non posso annullare la Giustizia, aumento in compenso la Misericordia. Tanto più l’aumento quanto più cresce la Giustizia per la marea di delitti, di bestemmie, di disubbidienze alla Legge che copre la Terra.
   Naufragate in essa. Innocenti, quasi innocenti, colpevoli, grandi colpevoli, naufragate in essa. Ma, se per gli ultimi il fondo del naufragio sarà nel fondo di Satana (fin dalla vita col dilaniamento di una coscienza che li morde e non dà pace nonostante fingano di averla), per le altre due categorie il fondo sarà nella mia Misericordia, è in essa per i quasi innocenti, ed è nel mio Cuore per gli innocenti. Ma Misericordia e Cuore sono già Cielo e per questi, dopo i conforti sulla Terra che non nego loro – e tu lo sai – è pronto il Cielo.
   Un’altra cosa ho detto al tuo spirito, e il tuo spirito non ha potuto farlo scrivere alla tua carne sfinita, e te la ripeto.
   In tutto questo mio insegnamento non vi è lezione o visione data senza che Io segua un mio disegno educativo, che voi non comprendete o comprendete in ritardo e parzialmente. Se meditaste con lucidità di intuizione, vedreste che le lezioni che vi do coi dettati o con le contemplazioni del portavoce sono sempre in rapporto con eventi prossimi a venire. Faccio così per darvi soprannaturale aiuto. Queste pagine, dato che il mondo non si imbesti completamente, faranno molto bene alle anime anche in futuro, perché contengono insegnamenti di Scienza eterna; ma per voi, viventi in questa ora fatale, sono anche una guida e un conforto per le ore che vivete.
   Anche voi, come i primi cristiani di Paolo[202], “siete divenuti un po’ deboli nell’intendere… e avete ancora, di nuovo, bisogno che vi insegnino i primi rudimenti della parola di Dio, ridotti ad aver bisogno di latte e non di solido cibo”. Bambini siete tornati, non per l’innocenza e la semplicità, non per la fede sicura, ma per la vostra incapacità di camminare nella fede e di comprendere le sue verità.
   Siete tanto retrocessi! Le parole della Giustizia non sono che suono che percuote il vostro orecchio e talora neppure lo percepite. Non ne fate cibo di Vita. Non ne potete fare, perché non lo assimilate. Il vostro spirito, per un colpevole vostro indifferentismo, per una colpevole vostra simpatia con la colpa, è colpito da infantilismo e non ha più quel succo che lo rende capace di fare, del cibo robusto degli adulti nella fede, il suo nutrimento. O non avete religione, o avete una religione fatta di una coreografia di pratiche e di sentimentalismo.
   Ma lo sapete cosa vuol dire: “Religione”? Vuol dire seguire Dio e la sua Legge, non solo cantare dei begli inni, fare delle belle processioni, delle belle funzioni, andare a prediche eleganti, esser il membro A o B della tale associazione. Tutte cose che vellicano il vostro sentimento. E nulla più. Religione vuol dire fare dell’uomo-animale l’uomo semidio. Occorre annullare, attraverso alla religione, l’animalità nelle sue svariate forme che vanno dalla carne al pensiero. Giù la gola, giù la lussuria, via l’avarizia, abbasso l’accidia, sia uccisa la menzogna e la superbia. Siate casti, caritatevoli, umili, onesti, siate insomma come Dio vuole e come Io vi ho insegnato ad essere. Allora sarete adulti nella religione, nella fede, sarete uomini fatti, aventi “dalla pratica addestrate le facoltà al discernimento del bene e del male”.
   È per questo che Io, lasciando da parte l’insegnamento elementare, vengo a istruirvi sul più perfetto, perché voglio portarvi ad esso. Sarete pochi: coloro che hanno fame di Giustizia, fame di Verità, fame di Sapienza. Ma per questi, miei benedetti, Io do un pane che li aiuta a sempre meglio gustare l’altro Pane che sono Io-Eucarestia. Anche nella mia vita pubblica ho fatto precedere il pane della Parola al pane del Sacramento. È sempre quello che deve preparare a Questo. La Chiesa docente c’è per questo. Per perpetuare il mio ministero di Maestro e farvi capaci di trarre dal Sacramento il massimo del potere vitale.
   Guai però a coloro che, dopo esser stati illuminati, preferiscono tornare nelle tenebre. Guai a quelli che, dopo aver gustato questo cibo celeste, preferiscono i bocconi di Satana. Guai a quelli che, dopo esser stati fatti coscienti del Vero dallo Spirito Santo, tornano bruti, profanando se stessi. Non è possibile che, precipitati, tornino a penitenza. Ché se Io tanto perdono alla debolezza dell’uomo, sono inesorabile per chi vuole rimanere nel Male dopo avere eletto il Male per suo re spontaneamente.
   E voi, ai quali do a gustare la dolcezza della parola di Dio che si effonde nuovamente per sopperire a troppa mutezza sacerdotale, a troppa cenere tiepida là dove dovrebbe esser fuoco vivo, che si effonde per neutralizzare nei miei discepoli novelli il veleno di Satana che circola sulla Terra, voi ai quali sollevo anche veli sui segreti del mio giorno d’Uomo e sui misteri del secolo futuro, siate degni del dono. Divenite spighe granite e non arida paglia pronta per il fuoco. Spighe per il grano eterno. Rinascerete in Cielo.
   Oh! Gioia di esser fuori dal mondo! Gioia d’esser dove è Dio! Quando, esalato lo spirito, Io ho potuto tornare a vedere il Padre[203], ho gustato una beatitudine come da eternità mai avevo gustata. Ed essa perdura perché so, ora, cosa vuol dire esser separato dal Cielo, da Dio. Tutte le esperienze ho patito in Me. Per potervi difendere presso l’Altissimo. Ma in verità vi dico che la mia stessa beatitudine sarà la vostra quando sarete qui, fuori dall’esilio, con Me, presso il Padre, nella Patria dell’Amore.
   Dell’Amore, figli. Là dove non è più odio e delitto, più pianto e terrore.»
   «Hai capito, ora, il perché dei conventi di clausura? La loro ragione d’essere?
   Non tutti hanno tempo di pregare, presi come sono nella vita attiva. Vero è che l’attività onesta è già preghiera e perciò sono giustificati coloro che òrano lavorando. Ma molti sono i bisogni dell’uomo e molti uomini sono che non pregano affatto. Per tutti coloro che non vogliono o non possono pregare in maniera che ogni giorno abbia quel numero di omaggi che la Divinità richiede (pensate che in Cielo non ha sosta il Gloria a Dio), pregano i claustrati. Pregano Dio per onorarlo, lo pregano per placarlo, lo pregano per impetrarlo. Sono le braccia alzate sopra coloro che combattono, e chiedono per tutti.
   Tu sei nella tua casa la piccola claustrata che preghi per tutti. Ma la tua carità deve essere vasta quanto il mondo. Più ancora: quanto tutto il Creato, e invadere anche il Cielo.
   Cominciare anzi da questo.
   Pregare per dar lode e riparazione a Dio bestemmiato da tanti.
   Pregare per chi non prega.
   Pregare per la Chiesa.
   Pregare per il Sacerdozio senza il quale, tornato allo splendore di un martire Lorenzo[204], divenite sempre più idolatri.
   Pregare per la società umana, che venga a Dio se vuol salvarsi.
   Pregare per la patria, che abbia pace e bene.
   Pregare per chi soffre, per chi ha fame, per chi è senza tetto.
   Pregare per chi dubita e sente che la disperazione lo abbranca.
   Pregare, pregare, pregare.
   Per ultimo, pregare per te.
   Non abbiate paura. Se anche, voi che pregate per tutti, non pregate per voi, Io prego per voi il Padre. State tranquilli.
   Le anime oranti nel mondo, quelle che della loro infermità sanno fare non un ozio forzato ma un’attività santa, sono le piccole clausure che Io spargo come fiori nel mondo per aiutare le grandi clausure; e con questa somma di preghiere instancabili placare il Padre e dare sollievo all’umanità.»
   Ed ora, Padre, le dirò che sono commossa per la bontà di Dio, dalla quale è venuta la sua. È stato Gesù che glielo ha ispirato. Lo desideravo tanto d’esser nel Terz’Ordine dell’Addolorata. Se non fossi stata fin da bambina devotissima di S. Francesco d’Assisi e non avessi avuto molte penose esperienze con sacerdoti dei Servi di Maria, quando nel 1926 decisi di entrare in un Terzo Ordine mi sarei rivolta a quello dell’Addolorata o del Carmelo. Perché volevo esser di Maria anche quando… ero una capretta, come dice Gesù[205]. L’amavo male conoscendola poco, ma istintivamente andavo verso di Lei. Ora, da quando l’ho vista soffrire, l’amo come amo suo Figlio: “con tutte le mie forze”, e si era acuito il desiderio di esser dell’Addolorata. Tacevo, ma avevo la spina del desiderio infissa in gola.
   Grazie a Gesù e alla Mamma che glielo hanno detto, e grazie a lei che ha capito. Già è inutile. L’ho detto dallo scorso anno che la Madonna Addolorata ha agito sempre prepotentemente con me. Ha voluto che fossi diretta da un suo figlio[206], ha voluto per il suo altare il lavoro fatto per altri altari, ora vuole che io muoia con la sua veste. Ebbene: speriamo che voglia dal Figlio suo quello che chiedo per tutti (la pace) e quello che chiedo per me: la salvezza della povera anima mia. E così anche lei avrà la sua Fernanda Lorenzoni[207].
   E ora basta, altrimenti mi svengo.

[200] Dice Paolo in Ebrei 5, 7-9. Accanto alla data, la scrittrice aggiunge il rinvio a Ebrei 5, 7.8.12.14; 6, 1.4.6.8.
[201] il sangue, quello sparso a causa della seconda guerra mondiale, allora in corso.
[202] Paolo, di cui si riporta l’esortazione che leggiamo in Ebrei 5, 11-14.
[203] tornare a vedere il Padre e, poche righe più sotto, esser separato dal Cielo, da Dio, sono espressioni analoghe a quella riferita in Giovanni 16, 28: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” e alla formula del Credo: “discese dal Cielo, … è salito al Cielo, siede alla destra del Padre”. L’inscindibile Trinità di Dio è affermata nel “dettato” del 4 gennaio e diffusamente negli scritti valtortiani. Tuttavia, in una nota che figura nell’opera maggiore, la scrittrice precisa che, pur essendo ancora “una cosa” col Padre, il Verbo [fatto Uomo] non era più nel Padre come avanti l’Incarnazione.
[204] martire Lorenzo, santo del terzo secolo. Arcidiacono, ricevette dal prefetto di Roma l’ordine di consegnare le ricchezze della Chiesa; ma egli distribuì tutto ai poveri, che poi mostrò al prefetto dicendogli: “Ecco i tesori della Chiesa”. Fu arrestato e arso vivo su una graticola.
[205] come dice Gesù alla fine del “dettato” del giorno precedente, ma anche nei “dettati” del 4 e 24 giugno 1943; con tutte le mie forze come al termine del secondo “dettato” dell’8 dicembre 1943.
[206] un suo figlio, poiché Padre Migliorini apparteneva all’Ordine dei Servi di Maria; il suo altare, quello dell’Addolorata nella chiesa di S. Andrea a Viareggio e al quale venne destinato un lavoro di merletto ad ago, eseguito dalla scrittrice per una tovaglia da altare.
[207] Fernanda Lorenzoni, terziaria dell’Addolorata (1906-1930).