MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 281


22 marzo 1944

   Dice Gesù:
   «Il dettato di ieri[220] attira il seguente.
   Le famiglie che non sono famiglie, e che sono origine di gravi sciagure che dall’interno della cellula familiare si irradiano a rovinare le compagini nazionali e da queste la pace mondiale, sono quelle famiglie nelle quali non domina Dio, ma bensì dominano il senso e l’interesse e perciò le figliazioni di Satana. Create su una base di senso e di interesse, non si elevano verso ciò che è santo, ma, come erbe malsane nate nel fango, strisciano sempre verso terra.
   Dice l’angelo a Tobia[221]: “Ti insegnerò chi sono coloro su cui ha potere il demonio”.
   Oh! che in verità vi sono coniugi che dalla prima ora del loro coniugio sono sotto il potere demoniaco! Vi sono, anzi, sin da prima d’esser coniugi. Vi sono da quando prendono la decisione di crearsi un compagno o una compagna e non lo fanno con retto fine, ma con subdoli calcoli nei quali l’egoismo e la sensualità imperano sovrani.
   Nulla di più sano e di più santo di due che si amano onestamente e si uniscono per perpetuare la razza umana e dare anime al Cielo.
   La dignità dell’uomo e della donna divenuti genitori è la seconda dopo quella di Dio. Neppure la dignità regale è simile a questa. Perché il re, anche il più saggio, non fa che amministrare dei sudditi. Essi genitori attirano invece su loro lo sguardo di Dio e rapiscono a quello sguardo una nuova anima che chiudono nell’involucro della carne nata da loro. Direi quasi che hanno a suddito Dio, in quel momento, perché Dio, al loro retto amore che si unisce per dare alla Terra e al Cielo un nuovo cittadino, crea immediatamente[222] una nuova anima.
   Se vi pensassero, a questo loro potere al quale Dio subito annuisce! Gli angeli non possono tanto. Anzi gli angeli, come Dio, sono subito pronti ad aderire all’atto degli sposi fecondi ed a divenire custodi della nuova creatura. Ma molti sono quelli che, come dice Raffaele, abbracciano lo stato coniugale in modo da scacciare Dio da sé e dalla loro mente, e da abbandonarsi alla libidine. E sopra questi ha potere il demonio.
   Che differenza c’è fra il letto del peccato e il letto di due coniugi che non si rifiutano al godimento ma si rifiutano alla prole? Non facciamo dei funambolismi di parole e di ragionamenti bugiardi. La differenza è ben poca. Ché, se per malattie o imperfezioni è consigliabile o concesso non concedersi figli, allora occorre saper essere continenti ed interdirsi quelle soddisfazioni sterili che altro non sono che appagamento del senso. Se invece nessun ostacolo si frappone alla procreazione, perché fate di una legge naturale e soprannaturale un atto immorale svisandola nel suo scopo?
   Quando qualsiasi riflessione onesta vi consiglia di non aumentare la prole, sappiate vivere da sposi casti e non da scimmie lussuriose. Come volete che l’angelo di Dio vegli sulla vostra casa quando fate di essa un covo di peccato? Come volete che Dio vi protegga quando lo obbligate a torcere disgustato lo sguardo dal vostro nido insozzato?
   Oh! misere le famiglie che si formano senza preparazione soprannaturale, le famiglie dalle quali è stata sbandita, a priori, ogni ricerca di Verità e dove anzi si deride la parola della Verità che insegna cosa e perché è il Matrimonio. Misere le famiglie che si formano senza nessun pensiero all’alto, ma unicamente sotto l’aculeo di un appetito sensuale e di una riflessione finanziaria! Quanti coniugi che, dopo l’inevitabile consuetudine della cerimonia religiosa – consuetudine ho detto, e lo ripeto, perché per la maggioranza non è altro che consuetudine e non aspirazione dell’anima ad avere Dio con sé in tal momento – non hanno più un pensiero a Dio e fanno del Sacramento, che non finisce con la cerimonia religiosa ma si inizia allora e dura quanto dura la vita dei coniugi, secondo il mio pensiero – così come la monacazione non dura quanto la cerimonia religiosa, ma dura quanto la vita del religioso o della religiosa – e fanno del Sacramento un festino e del festino uno sfogo di bestialità!
   L’angelo insegna a Tobia che, facendo precedere con la preghiera l’atto, l’atto diviene santo e benedetto e fecondo di gioie vere e di prole.
   Questo occorrerebbe fare. Andare al matrimonio mossi da desiderio di prole, poiché tale è lo scopo dell’unione umana, e ogni altro scopo è colpa disonorante l’uomo come essere ragionevole e ferente lo spirito, tempio di Dio, che fugge sdegnato, e aver presente Dio in ogni ora. Dio non è carceriere oppressivo. Ma Dio è Padre buono, che giubila delle oneste gioie dei figli e che ai loro santi amplessi risponde con benedizioni celesti e con l’approvazione di cui è prova la creazione di un’anima nuova.
   Ma questa pagina chi la comprenderà? Come avessi parlato la lingua di un pianeta sconosciuto, voi la leggerete senza sentirne il sapore santo. Vi parrà paglia trita, ed è dottrina celeste. La deriderete, voi, i sapienti dell’ora. E non sapete che sulla vostra stoltezza ride Satana che è riuscito, per merito della vostra incontinenza, della vostra bestialità, a volgervi in condanna ciò che Dio aveva creato per vostro bene: il matrimonio come unione umana e come Sacramento.
   Vi ripeto, perché le ricordiate e vi regoliate su esse – se ancor lo potete fare per un resto di dignità umana sopravvivente in voi – le parole[223] di Tobia alla moglie: “Noi siamo figli di santi, e non possiamo unirci come i gentili che non conoscono Dio”.
   Siano la vostra norma. Ché, se anche siete nati là dove la santità era già morta, il Battesimo ha sempre fatto di voi dei figli di Dio, del Santo dei santi, e perciò potete sempre dire che siete figli di santi: del Santo, e regolarvi su questo. Avrete allora “una discendenza nella quale si benedirà il nome del Signore” e si vivrà nella sua Legge.
   E quando i figli vivono nella Legge divina ne godono i genitori, perché essa insegna virtù, rispetto, amore, ed i primi a goderne dopo Dio sono i fortunati genitori, i coniugi santi che hanno saputo fare del coniugio un rito perpetuo e non un obbrobrioso vizio.»

[220] Il dettato di ieri, che è la seconda parte del capitolo 37 dell’opera maggiore e riguarda la sacra Famiglia.
[221] Dice l’angelo a Tobia e, più sotto, come dice Raffaele sono riferiti a Tobia 6, 16-22 della volgata. Nella neo-volgata il testo corrisponde a Tobia 6, 16-19 e si presenta in termini molto diversi.
[222] immediatamente, cosicché la creazione (e infusione) dell’anima è simultanea al concepimento del corpo.
[223] parole che, nella volgata, si leggono in Tobia 8, 5. La successiva citazione è da Tobia 8, 9 della volgata (8, 7 della neo-volgata, ma con termini diversi).