MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 283


25 marzo 1944

   [Nello stesso giorno è stato scritto, su un altro quaderno, il capitolo 18 dell’opera L’EVANGELO]

   Dice Gesù[226]:
   «Quello che il mio antico figlio prudentemente, per il santo timore di Dio, non volle fare, resistendo alla tentazione che Io gli avevo mandato per prova, lo chiedete voi ora, non per tentazione mia ma per rigurgito del vostro spirito ribelle e guidato dalle forze del Male, istigato dal vostro Nemico che amate più di quanto non amiate Me, vostro Signore Altissimo sopra il quale nessun altro è.
   Chiedete un segno. Lo chiedete col vostro cuore impuro e col vostro labbro bestemmiatore. E perciò lo chiedete in modo che è irrisione verso la mia potenza, che è negazione dell’esistenza mia. Mi provocate a mostrarmi con un segno perché dubitate del mio esistere.
   Anche al tempo del Figlio mio i giudei lo provocarono a dargli un segno[227] sulla sua Natura, perché negavano in cuor loro che Egli fosse il Figlio di Dio. E l’unico segno che li fece accorti del loro deicidio fu quello che venne dopo la morte del mio Verbo. Castigo imperdonato per coloro che furono sordi e ciechi ai prodigi e alle parole del mio Cristo.
   Non avete un segno del Dio vostro perché Io non mi manifesto a chi mi nega. In cambio avete i segni molteplici di chi adorate come schiavi. Egli, il Nemico, li moltiplica i suoi segni e voi, già prossimi al tempo dell’adorazione della Bestia[228] apocalittica, ne rimanete sedotti e giudicate che il creatore di tali segni sia più grande di Me. Sia l’unico che esista. Vi dite: “Chi è Dio? Che è?”, e nell’interno vostro vi rispondete, a giustificazione delle nequizie vostre: “Dio non è”.
   Io son chi sono[229]. Sono talmente superiore a voi che nessuna manifestazione mia sarebbe ormai compresa dal mondo disceso nelle tenebre e nella stoltezza più spaventose. Ciò che credete progredire è il vostro regresso verso i crepuscoli dei primi tempi nei quali gli uomini, perduto Dio e il suo Paradiso, furono di ben poco superiori alle bestie e spinsero la loro corruzione ad un punto che mi decise a sterminare la razza di cui avevo sdegno.
   La fine sarà come il principio. Il cerchio si salda innestando i due monconi tenebrosi l’uno all’altro. Il nuovo diluvio[230], ossia l’ira di Dio, verrà con altra forma. Ma sarà sempre ira. Fedele alla mia parola, Io non manderò più il diluvio. Ma lascerò che le forze sataniche mandino il diluvio delle sataniche crudeltà.
   Avete avuto la Luce. Ve l’ho mandata, la mia Luce, perché la parabola dell’umanità fosse illuminata da Essa. Ve l’ho mandata perché non si potesse dire che ho voluto tenervi nel crepuscolo dell’attesa. Se l’aveste accolta, tutta l’altra parte del cerchio che unirà il cammino dell’uomo, dal suo sorgere al suo finire, sarebbe stata illuminata dalla Luce di Dio e l’umanità sarebbe stata avvolta da questa Luce di salvezza che vi avrebbe condotto senza scosse e dolori nella Città della Luce eterna.
   Ma voi avete respinto la Luce. Ed Essa ha brillato al sommo del cerchio e poi sempre più è rimasta lontana da voi, che siete discesi per l’altro cammino non dicendo[231] ad Essa: “Signore, resta con noi ché la sera dei tempi sopravviene e noi non vogliamo perire senza la tua Luce”. Come nel corso del giorno, voi uomini siete venuti incontro alla Luce, l’avete avuta e poi siete tornati nelle tenebre. Essa, la mia Luce, il mio Verbo, è rimasto come Sole fisso nel suo Cielo dove è tornato dopo che, non la morte, ma il vostro respingerlo lo hanno riportato.
   Essa, la mia Luce, il Verbo mio, è rimasto Maestro per quei pochi che lo amano e che hanno accolto la sua Luce in loro. E nessuna tenebra la può spegnere poiché essi la difendono, questa Luce, loro amore, a costo anche della vita. Per questo loro amore fedele avranno la Vita in Me, perché già possiedono il mio Emmanuele, hanno perciò già Dio con loro[232]. Quell’Emmanuele che la Vergine a Me congiunta ha concepito e partorito. Unico segno dato da Dio alla casa di Davide, al regno di Giuda, per farlo sicuro della sua durata che sarebbe stata eterna se il mio popolo non avesse respinto il mio Emmanuele.
   Nella profezia del mio profeta è detto[233]: “Egli si ciberà di burro e miele finché non sappia rigettare il male e scegliere il bene”.
   Per la sua sapienza, perdurante in Lui anche nella sua condizione di Uomo in cui si era annichilita la sua Natura divina, sotto l’esigenza di un amore tanto grande da essere per voi incomprensibile – amore che lo spinse ad avvilire Se stesso, l’Infinito, nella miseria circoscritta di una carne mortale – Egli ha sempre saputo discernere il Bene dal Male. Non aveva necessità di anni per giungere al possesso della ragione e della facoltà di discernimento. E se, per non violentare l’ordine, volle seguire le fasi comuni della vita umana, sotto quell’apparenza di incapacità infantile, di semi-incapacità fanciullesca, Egli celava i tesori della sua Sapienza infinita.
   Ma quella parola profetica sta a dire che si sarebbe cibato di umiltà e nascondimento sino al momento in cui, venuta la sua ora, sarebbe divenuto Maestro d’Israele, Maestro del mondo, Testimonianza mia, Difensore della causa del Padre, e come fiamma libera dal moggio avrebbe brillato nella potenza della sua Luce e della sua Natura messianica, usando dolcezza coi buoni, severità coi malvagi, scuotendo, irrigando, fecondando i cuori, dando all’uomo – non a Sé che di tal dono non aveva bisogno – il discernimento per conoscere il Bene dal Male, levando ogni dubbio, ogni nebulosità in proposito.
   Egli è venuto a perfezionare la Legge ed a rendervela chiara col suo insegnamento, seguibile col suo esempio. È venuto, e tanto ha amato il Bene e respinto il Male che ha accettato di morire perché il Bene trionfasse nel mondo e nei cuori e il Male fosse vinto dal suo Sangue divino.
   Non più burro e miele per il mio Cristo giunto alla sua virilità. Ma aceto e fiele. Aceto e fiele nell’ultima ora, preceduto dal metaforico aceto e fiele di tre anni di vita pubblica sempre contrastata dai suoi nemici e resa difficile dalla pesantezza dei suoi amici e discepoli.
   Il labbro del mio Cristo è contristato ancora dal fiele e dal­l’aceto di questa razza proterva. Ed il Padre è contristato del dolore del suo Figlio. E la sua pena si muta in ira per voi, uomini senza più spirito fedele al Dio vostro. Il Sacrificio che si ripete sugli altari della Terra non è più per voi salvezza. Ma come dal Golgota il Sangue del Figlio è caduto sui suoi uccisori gridando a Me il suo dolore e provocando la mia punizione, così ora ricade su voi, ipocriti e bestemmiatori, negatori e viziosi, odiatori di Dio e dell’uomo vostro fratello, e vi marca a sangue e fuoco per la condanna.
   La Terra urla come creatura impaurita dai mostri che l’abitano; l’Universo trema di orrore alla vista dei delitti che coprono la Terra; Io, Dio vostro, fremo d’ira divina per la vostra corruzione di carne, di mente, di spirito. Né la pietà del Salvatore, né quella della Vergine e dei Santi, placano col loro pregare l’ira mia.
   Veramente, come ai tempi di Mosè, Io dico[234]: “Coloro che han peccato contro di Me li cancellerò dal mio Libro e se venissi fra voi una volta sola vi sterminerei”. Veramente Io dico che solo ai figli che mi restano Io parlo come ad un amico, perché per la loro fedeltà hanno trovato grazia al mio cospetto e mostrerò loro il mio Bene e avrò misericordia di loro. E più benigno ancora che con il mio servo Mosè, poiché il Figlio mio santissimo vi ha portato la benignità sua ed ha instaurato il Regno della Benignità, Io, senza attendere il giorno del vostro venire al Cielo, farò brillare in voi la Faccia del mio Cristo, o miei figli fedeli che mi adorate con santo rispetto e con amore figliale.
   Amatela, perché chi l’ama ama Me. Amatela perché è la salvezza vostra. La Stella non è spuntata unicamente per Giacobbe[235]. Ma per tutti coloro che amano Dio con tutte le loro forze. E la Stella-Cristo, dopo le lotte della Terra, me li condurrà al Cielo dove il vostro posto è preparato, o voi benedetti per i quali il mio Verbo non ha preso Carne invano ed il mio Cristo non è inutilmente morto.»
   Dopo tanto tempo ho riudito la voce del Padre. Credevo fosse Gesù, che da stamane mi faceva sentire di avere a parlare su questo brano di Isaia, non commentato nel novembre, quando il Maestro mi commentò i Profeti. Invece era l’Eterno Padre. Ne sono beata, per quanto il dettato sia severo per l’umanità in genere.
   Voglia il Padre aumentare sempre più il mio amore per Lui, in modo che io pure giunga al Cielo.
   Dopo aver scritto questo dettato mi sono messa a riposo, erano ormai le due antimeridiane del 26; ho rivisto non in una visione, ma come vivesse nella mia stanza, la Mamma. Era tanto che così, per me sola, non la vedevo, e ne ero tanto addolorata. Mi sono addormentata sentendomela vicina proprio come una mamma e mi sono destata sorridendo ancora alla dolce presenza che è tuttora presente.
   Come è bella! Sempre più bella quanto più la si guarda e la si ama!

   [In data 27 marzo è stato scritto, su un altro quaderno, il capitolo 19 dell’opera L’EVANGELO]

[226] Dice Gesù, invece è l’Eterno Padre che parla, come annota la scrittrice alla fine; antico figlio è Acaz, di cui si parla in Isaia 7, 10-16, che è il rinvio messo dalla scrittrice accanto alla data.
[227] un segno, come si narra in Matteo 16, 1-4; Marco 8, 11-13; Luca 11, 29-32.
[228] Bestia, vista in Apocalisse 13.
[229] Io son chi sono, come in Esodo 3, 14.
[230] diluvio, con riferimento a Genesi 6, 5-22; 7; 9, 11.
[231] dicendo, come i discepoli di Emmaus in Luca 24, 29.
[232] Dio con loro, poiché il significato del nome Emmanuele è “Dio con noi” (Matteo 1, 23).
[233] è detto, in Isaia 7, 15.
[234] dico, come in Esodo 32, 33-34.
[235] per Giacobbe, come è detto in Numeri 24, 17.