MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 302


1 maggio 1944

   Vedo, e subito lo riconosco, il mio S. Francesco d’Assisi.
   Lo vedo due volte. La prima al mattino. Sta in piedi nella povera tonaca non marrone ma di un grigio-marrone come piuma di tortora selvatica. È scalzo, a capo nudo, e già stigmatizzato. Vedo nettamente le piaghe nel palmo delle mani scarne. Sta con le braccia piegate al gomito e ben strette al corpo, con le mani all’altezza delle spalle, come un sacerdote quando dice: “Dominus vobiscum”267. Perciò vedo bene le piaghe nel palmo. Mi guarda con dolcezza compassionevole. Non parla.
   La seconda volta, a sera, torna e lo vedo meglio ancora. Ha il viso tanto scarno da parere quasi triangolare. I capelli, rasati in tondo, mettono una riga lievemente ondulata, brizzolata nel suo castano chiaro, sulla fronte alta e pallidissima. Ha gli occhi di un castano chiaro, mesti e buoni, fortemente incassati nelle orbite, naso lungo e sottile, guance pallidissime e magre, allungate da una barbetta rada tagliata a punta. Sorride, ma senza letizia. Un sorriso che vuole unicamente incoraggiare. Parla. Lentamente. Con voce ben intonata ma come stanca.
   Mi chiede, accennando con la mano piagata: “Ti piacciono i miei ulivi?”.
   “No” rispondo.
   “Eppure… A me piacevano tanto perché mi ricordavano il nostro Signore Gesù nella sua Orazione268”.
   “Tu, Padre, vi vedevi in mezzo Gesù. Io non vedo più nulla e mi dànno solo tristezza”.
   “Sforzati, figlia, a trovarvi pace e gioia. Io l’ho detto, e soffrivo tanto, allora, perché ero disilluso io pure degli uomini e, direi, del consenso di Dio sulla mia opera: ‘Beati quelli che fanno la volontà di Dio e per Lui sostengono ogni tribolazione’. Prova a raggiungere questa dolorosa beatitudine. È la stigmatizzazione dello spirito, e fa più dolore di questa, vedi?, che mi apre le carni. Lo so. Ma prova. Piangi e prova. Ho sofferto tanto anche io e di tante cose. Mi affezionavo anche io. Ero pieno di nostalgia anche io. Ho sentito anche io ricadere su me la preghiera che avevo fatta, in certe ore. Ho avuto ore in cui non ho saputo che gemere. So cosa sia il dolore tuo. Ma ti dico: sforzati a trovare, in tutto il dolore, pace e gioia. Dopo viene la gioia e la pace. Sii buona. Ti starò vicino. Ti benedico con la mia benedizione269: ‘Il Signore abbia di te misericordia, volga verso di te la sua faccia e ti dia pace. Ti dia la sua benedizione’”.
   Non è molto. Ma è già uno spiraglio di Cielo che viene a me. Non avevo mai visto né udito il Santo che venero tanto e, se lei ricorda, me ne ero stupita. È venuto in questa desolazione a consolarmi un pochino…

[267] Dominus vobiscum, come in nota al 23 marzo.
[268] Orazione sul monte degli Ulivi: Luca 22, 39-46.
[269] benedizione tratta da Numeri 6, 24-27.