MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 303


2 maggio 1944

   Il Serafico mi aveva un poco calmata. Arriva la lettera di P. Migliorini il quale, per volere pretendere l’impossibile da un essere, respinge questo essere in piena bufera.
   Mi avvedo che le teorie sono lo schermo che si eleva e nasconde la realtà e l’unione e l’assonanza fra due spiriti. Chi per bontà di Dio, che gli ha dato un organismo privo di energia nervosa, di impulsi, ecc. ecc., e che perciò270 si è accomodato facilmente nella nicchia del “così è e così deve essere”, non può assolutamente capire chi ha ben altre molle al suo strumento e vibra anche a tocchi leggeri. Vibra sino a spezzarsi a tocchi rudi. Ciò che basta per Tizio non serve per Caio. Anzi è cagione di maggior dolore, pericolo, eccitazione, ribellione per Caio.
   Non bisogna ancorarsi, Padre, alla teoria come ad una boa. Bisogna disancorarsi e mettersi nello stesso mare in cui la navicella di un’anima, presa nel gorgo di un rigore che la spezza, si trova sbattuta e disalberata. E capire cosa è per quell’anima il doloroso disinganno che succede al suo fidente amore, che si sentiva così certo della condiscendenza di Dio ad una petizione che nessuno può trovare illecita.
   Credere per puro atto di fede è sufficiente per salvarsi. E spero di poter continuare a credere. Ma credere per convinzione d’amore è calamita che attira al vertice del Cielo. E come conservare ciò, quando il nostro amore viene letteralmente sbriciolato, indefessamente sbriciolato, mano a mano che lo riuniamo perché è la nostra vita e sappiamo di morire senza di esso, da una inesorabilità che alla non-grazia concessa unisce anche l’abbandono più assoluto?

[270] e che perciò dovrebbe essere omesso per correttezza sintattica.