MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 295


24 aprile 1944

   Mi riprende la ribellione. Dovrei dire: la Ribellione, perché è Satana che mi sbatacchia con ira per svellermi da Dio e portarmi alla pazzia spirituale prima, fisica poi.
   Lascio la mia casa alle 15,30…262 e il mio spirito ferito a morte resta là. Maria-portavoce non c’è più. Lo strumento di Dio è stato spezzato dalla inesorabilità di Dio. Nessuno può capire ciò. Nessuno. E dicono tutti parole di prammatica, sostengono tutti tesi senza senso che sono “controtesi”, perché i fatti con la loro realtà brutale le annullano e ne fanno brillare più che mai l’irrealità.
   Pure nella mia ora tremenda, fra sofferenze totali che solo Dio [sa] – se pure Dio si occupa ancora del verme che ha schiacciato, del povero verme che si credeva destinato a divenire farfalla per l’amore che lo nutriva [portandolo] all’Amore e che invece fu rigettato con ribrezzo dall’Amore – io spremo ancora una preghiera per la pace, per Paola, e per piegare Dio ad avermi misericordia. Nulla.

[262] Lascio la mia casa alle 15,30… a causa dello sfollamento imposto per la guerra e che si protrarrà fino a dicembre. Di quell’evento è utile fare una cronistoria:

   Già dal 29 luglio 1943 erano a Viareggio, dapprima sistemati in casa Valtorta e poi in una pensione vicina, alcuni dei parenti Belfanti, sfollati da Reggio Calabria. Essi erano Giuseppe, cugino della mamma della scrittrice, sua figlia Paola e Anna, detta Titina, seconda moglie di Giuseppe e matrigna di Paola. Ad essi era venuto ad aggiungersi, in una sera dell’autunno 1943, il giovane Luigi, detto Gigi, figlio di Giuseppe e fratello di Paola, sfuggito ai tedeschi e in cerca di un sicuro rifugio. Fu allora che si pensò per la prima volta a S. Andrea di Còmpito (frazione del comune di Capànnori in provincia di Lucca), dove Marta Diciotti aveva delle conoscenze e dove si trasferì subito il giovane Gigi, per rimanervi fino al marzo del 1944, quando gli capitò un mezzo di fortuna che lo portò a Roma, prima tappa del suo ritorno a Reggio Calabria.

   Il 10 aprile 1944 una persona amica venne in casa Valtorta ad avvisare, in via riservata, che sarebbe stato decretato lo sfollamento obbligatorio per i cittadini di Viareggio, da effettuarsi entro la fine del mese. Quando, dopo alcuni giorni, la notizia ebbe la sua conferma ufficiale, Maria Valtorta e Marta Diciotti, con i tre della famiglia Belfanti, erano già intenti a predisporre il trasferimento a S. Andrea di Còmpito, ritenuto un luogo adatto per la precedente esperienza. Era stata scartata Camaiore, località che Maria avrebbe preferita.

   Il 24 aprile 1944, verso le ore 15.30, Maria partiva su una vecchia “Balilla” noleggiata, non avendo voluto rischiare la richiesta di un’ambulanza al Comando tedesco. L’inferma veniva sistemata alla meglio sul sedile posteriore dell’auto, e Paola le sedeva accanto. Le accompagnava, seduto accanto all’autista, il Padre Migliorini, che si era premurato di portare con sé l’olio santo. Insieme con loro partiva anche Anna, detta Titina, che però prendeva posto sul camion che trasportava la mobilia di casa Valtorta. Marta e Giuseppe, invece, partirono cinque giorni dopo, andando in treno fino a Tassignano e raggiungendo a piedi S. Andrea di Còmpito, dove il gruppo familiare, con la cagnetta Toi e la gabbia degli uccellini, si ritrovò alloggiato in casa dei coniugi Settimo ed Eleonora Giovannetti.

   Il Padre Migliorini, ripartito già il 25 aprile per fare ritorno al suo convento di Viareggio, si sarebbe recato qualche volta, durante gli otto mesi dello sfollamento, a S. Andrea di Còmpito per visitare la sua assistita, alla quale portava spesso la s. Comunione il parroco del luogo, Don Narciso Fava. Maria ricevette visite anche da Padre Pennoni (da Viareggio), da Padre Fantoni (da Lucca, latore di notizie del P. Migliorini), da suor Gabriella, stimmatina (da Camaiore), oltre che da persone che si trovavano colà sfollate: amici viareggini (come i Lucarini) o nuove conoscenze, di cui fornirà un elenco nello scritto del 25 novembre.

   A S. Andrea di Còmpito, tra nascoste manifestazioni e complesse sofferenze, che gli scritti qui pubblicati documentano, l’inferma Maria Valtorta continuava la sua missione di scrittrice iniziata un anno prima e che cominciava ad arricchirsi delle prime “visioni” della grande opera sul Vangelo.

   Per varie necessità, Marta Diciotti si recava di tanto in tanto a Lucca, con una specie di diligenza oppure a piedi. Fece una prima capatina a Viareggio il 24 settembre 1944, in compagnia di Enzo Lucarini, e vi tornò ancora ai primi di ottobre e di novembre, riportando notizie sullo stato della casa e sui danni della guerra.

   Il 10 novembre 1944 poterono ripartire Giuseppe, Anna e Paola Belfanti, che intrapresero il difficile viaggio di ritorno verso Reggio Calabria.

   Il 21 dicembre 1944 una lettera del Padre Migliorini, portata dal confratello P. Fantoni, avvisava che era stato predisposto il tanto sospirato ritorno a casa, che infatti Maria e Marta poterono realizzare tra varie traversie due giorni dopo, il 23 dicembre, su un’ambulanza di fortuna, preceduta dal camion che riportava parte delle loro masserizie. Il Padre Migliorini le attendeva a Viareggio.

   Nel febbraio 1945 Marta Diciotti sarebbe tornata a S. Andrea di Còmpito per prendere ciò che era rimasto della mobilia.