MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 305


4 maggio 1944

   Dopo una notte di agonia fisica, tale da far tremare chissà quanti e chissà come di quelli che sanno predicare tanto bene la rassegnazione e la giocondità – quando però loro non sono nel caso di quelli a cui prodigano la predica – odo la voce di Maria. Non la vedo. La odo. Ma il miele paradisiaco scende subito in me.

   Dice Maria:
   «Tra fratelli possono ancora avvenire rigori, incomprensioni e conseguenti lacrime. Il fratello maggiore si vale della sua primogenitura per essere esigente verso i minori. Ma una madre buona non è mai rigida, incomprensiva, sorda al soffrire dei suoi nati. Il suo cuore di madre si fende tanto al pianto del primo come a quello dell’ultimo figlio. Il suo seno è guanciale per la carne della sua carne, sia la prima nata o l’ultima nata. Le sue mani si congiungono supplici in favore di quel figlio che soffre per il rigore di un suo fratello, né si dà pace se non vede placato il maggiore e consolato il minore.
   Ciò in chi è madre di carne e sangue. Ma io sono la Madre. Non da carne e sangue mi siete nati ma dal mio spirito congiunto a Dio in nozze eterne e dal mio dolore.
   Bambina mia, mi hai sentito dire271: “Sarò una lupa per difendere la dottrina del mio Figlio”. Ma come mi sarei fatta lupa, io, l’Agnella del Signore, per quanto era eredità del mio Gesù, così so erigermi a difesa, come madre che difende la sua prole, contro qualunque cosa possa assalire per uccidere una mia creatura.
   Io ti difendo, Maria. Non piangere. Sei sotto il mio manto. Chiudi gli occhi per non vedere né il rigore di Dio né la ferocia degli uomini. Non parlare. Non muoverti. Non lo potresti, povera bambina mia, senza aumentare il tuo dolore, senza aumentare la tua resistenza.
   Ti è stato detto272 di fare almeno una preghierina arida arida di accettazione al sacrificio. No. Sarebbe inutile ipocrisia e ti avvelenerebbe l’anima più di quanto gli avvenimenti non l’abbiano fatto. Io voglio meno ancora. Voglio solo che tu ti abbandoni a me.
   Dormi sul seno mio. Guarirai. Taci. Io parlerò per te. Amami. Sono il tuo conforto. Sono la Mamma. La Mamma Dolorosa. E tu sei poco dissimile al mio Gesù quando mi fu posto morto in grembo. Ma risorgerai, bambina mia. Perché io lo voglio.»

[271] mi hai sentito dire, nella preghiera dell’alba pasquale, scritta il 21 febbraio e riportata nell’opera “L’Evangelo come mi è stato rivelato” (capitolo 616, brano 14).
[272] Ti è stato detto forse dal Padre Migliorini, a giudicare dallo scritto del 2 maggio.