MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 306


5 maggio 1944

   Sono da ieri in grembo a Maria. E come ci sto bene! Non è un modo di dire. Mi sento proprio sulle sue ginocchia. Mi tiene seduta verso sinistra di modo che appoggio il fianco destro sul suo cuore e il capo verso la sua spalla. Mi cinge col braccio sinistro e ogni tanto mi dice: “Sta’ a tuo agio. Riposa”. Oh! mi pare, ma è ancora più dolce, di esser tornata a quelle rare ore in cui mamma mi prendeva in grembo e mi faceva tanto felice!
   Ho tanto male fisico, la soffocazione, l’enfisema, l’insufficienza cardiaca aumentano sempre più; questa notte sono andata proprio al limite della vita con extra-sistole numerose e pulsazioni ridotte a 46 al minuto, non respiravo più, sudavo freddo, la vera agonia. Ma la Mamma mi aveva detto: “Sta’ a tuo agio”, e io mi sentivo in braccio a Lei, mi ero rannicchiata nel nido del suo grembo, del suo braccio e del suo manto, e non avevo paura neppur della morte.
   Dopo l’atroce agonia di questi 25 ultimi giorni, agonia spirituale rispetto alla quale è una bazzecola questa fisica che soffro ora, la mia agonica sofferenza della carne diventa uno scherzo perché è annullata, anzi è resa beata dalla pace che si riversa in me dal contatto con Maria.
   No, non è, non può essere un inganno il mio. Il dolore, la nostalgia, il desiderio della mia casa ci sono ancora, c’è l’atroce ricordo del sofferto, c’è la sensibile, duratura sensazione del­l’abbandono di Dio. Queste ci sono ancora. Ma sono in grembo a Maria. Le posso sopportare. È come se un anestetico celeste attutisse in me la sensibilità morale dolorifica e inoculasse un senso di euforia paradisiaca.
   Che tu sia benedetta, Maria, Madre mia! Tu mi salvi! Salvami ora e nell’ora della morte. Mamma, tienimi sul tuo grembo e sarò salva sino alla fine.