MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 287


7 aprile 1944

   [Precede il capitolo 607 dell’opera L’EVANGELO]

   Dopo, dalle 13 alle 16 (ora solare), sono rimasta abbattuta, non in sopore, ma in uno sfinimento così intenso che non potevo né parlare, né muovermi, né aprire gli occhi. Soltanto potevo soffrire. E senza nulla vedere, per quanto nel mio soffrire meditassi continuamente l’agonia di Gesù.
   All’improvviso, alle 16, vidi, mentre pensavo alla inchiodatura delle mani, vidi morire Gesù, unica cosa: morire. Girare la testa da sinistra a manca[251] in un’ultima contrazione, avere un ultimo profondo anelito, smuovere la bocca in un tentativo di parola mutata, dall’impossibilità di pronunciarla, in un alto lamento, che finisce in gemito per la morte che ferma la voce e rimanere così, con gli occhi che si chiudono e la bocca che rimane semiaperta, per un attimo colla testa ancor eretta, rigida sul collo come per interno spasmo convulsivo, e poi ricadente in avanti, ma verso destra. Niente altro.
   Dopo ho ripreso un pochino, ma ben pochino, di forza sino alle 19, ora solare, e poi giù da capo, in un sopore tremendo sino a dopo mezzanotte. Ma non c’è nessun conforto di visione. Sono sola anche io come Maria dopo la sepoltura. Non vista e non voce. E ne soffro tanto.
   Per consolarmi un pochino, le descrivo come vedevo bene Gesù ieri sera quando mi si illustrava nuovamente l’addio a Maria avanti la Cena.
   Gesù era già in ginocchio ai piedi della Madre e la teneva abbracciata alla vita posandole il capo sui ginocchi e alzandolo a guardarla alternativamente. La luce di una lucerna a olio a tre becchi, posata sull’angolo del tavolo presso al sedile di Maria, batteva in pieno sul volto del mio Gesù. La Mamma invece rimaneva più nell’ombra avendo la luce dietro la spalla. Ma Gesù era ben in luce.
   E io mi perdevo a contemplarne il volto e osservarne i più minuti particolari. E li ripeto una volta ancora[252]. Capelli divisi alla metà del capo e ricadenti in lunghe ciocche sino alle spalle. Ondulati per un buon palmo, poi terminanti in vero ricciolo. Lucidi, sottili, ben ravviati, di un colore biondo acceso che specie nel ricciolo finale ha decise tonalità di rame. Fronte molto alta, bellissima, liscia come una fascia, dalle tempie lievemente incavate sulle quali le vene azzurrine mettono lievi ombre d’indaco trasparendo sotto la pelle bianchissima, di quel bianco speciale di certi individui di capelli rosso-biondi: un bianco di latte di una sfumatura appena tendente all’avorio ma con un “che” lievissimo di azzurrino, pelle delicatissima che pare di petalo di camelia candida, così fina che ne traspare la più lieve venuzza e così sensibile che ogni emozione vi si disegna con pallori più intensi e rossori vivi.
   Ma Gesù io l’ho veduto sempre pallido, appena un poco tinto dal sole, preso liberamente nel suo treenne andare per la Palestina. Maria invece è più bianca perché è stata più ritirata in casa, ed è di un bianco più rosato. Gesù è di un bianco avorio con quel lieve riflesso all’azzurro.
   Naso lungo e dritto, con appena una lieve curva in alto, verso gli occhi, un bellissimo naso sottile e ben modellato. Occhi incassati, bellissimi, del colore che ho tante volte descritto di zaffiro molto scuro. Sopracciglia e ciglia folte, ma non troppo, lunghe, belle, lucide, castano scure ma con una microscopica scintilla d’oro al vertice di ogni peluzzo. Quelle di Maria sono invece di un castano chiarissimo, più sottili e rade. Forse appaiono tali perché tanto più chiare, così chiare da esser quasi bionde. Bocca regolare, tendente al piccolo, ben modellata, somigliantissima a quella della Madre, dalle labbra giuste di grossezza, né troppo sottili da parere serpentine, né troppo pronunciate. Al centro sono tonde e accentuate in bella curva, ai lati quasi scompaiono facendo apparire più piccola che non sia la bocca bellissima di un rosso sano che si apre sulla dentatura regolare, forte, dai denti piuttosto lunghi e bianchissimi. Quelli di Maria sono invece piccini ma regolari e uniti ugualmente. Guance magre ma non scarne. Un ovale molto stretto e lungo ma bellissimo, dagli zigomi né troppo salienti né troppo sfuggenti. La barba, folta sul mento e bipartita in due punte crespute, circonda, ma non copre, la bocca sino al labbro inferiore e sale sempre più corta verso le guance dove, all’altezza degli angoli della bocca, diviene corta corta, limitandosi a mettere un’ombra come di spolveratura di rame sul pallore delle guance. Essa è, dove è folta, di un color rame scuro: un biondo-rosso scuro. E così sono i baffi non molto folti e tenuti corti, di modo che coprono appena il labbro superiore fra il naso e il labbro e si limitano agli angoli della bocca. Orecchie piccole ben modellate e molto unite al capo. Non sporgono affatto.
   Nel guardarlo così bello, ieri sera, e nel pensare come l’ho visto sfigurato quando mi apparì, in molte volte, nella Passione o dopo la stessa, rendeva ancor più acuto il mio amore compassionevole per il suo soffrire. E quando lo vedevo tendersi e posare il volto sul petto di Maria, come un bambino bisognoso di carezze, mi chiedevo, una volta di più, come hanno fatto gli uomini ad infierire così contro di Lui, così dolce e buono in ogni suo atto e conquidente, col solo suo aspetto, i cuori. Vedevo le belle, lunghe, pallide mani abbracciare i fianchi di Maria, la cintura di Maria, le braccia di Maria, e mi dicevo: “E fra poco saranno trapassate dai chiodi!” e soffrivo. Che soffra è visibile anche ai meno osservatori.
   Oggi l’ho tanto desiderata, Padre, perché mi pareva che il cuore mi scoppiasse o cedesse alternativamente. E mi pare un secolo che non ricevo Gesù. Meno male che sono già le due antimeridiane del sabato e si avvicina l’ora della Comunione. Ma sono sola. Tace Gesù, tace Maria, tace Giovanni. Avevo sperato in lui, almeno. Niente. Silenzio assoluto e buio assoluto. È proprio la desolazione…

[251] da sinistra a manca è un evidente errore di distrazione, da correggersi in da sinistra a destra oppure da dritta a manca.
[252] una volta ancora, perché già descritti, per esempio, il 29 dicembre 1943.