MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 315


15 maggio 1944

   Mezz’ora dopo aver ricevuto il dettato, sono andata in fin di vita per gravissima crisi cardiaca ribelle ad ogni rimedio. Ma non mi importava… Avevo il cuore contento per le parole della Mamma. Dieci crisi al giorno, all’ora, magari, piuttosto che ottima salute e lo stato spirituale del mese [dal] 10-4 [al] 10-5!!!
   Da sabato compio una speciale penitenza per i poveri disperati. Mi hanno sempre fatto pena, anche prima di questa prova tremenda. Ma ora poi!… Perciò tutti i giorni, finché avrò vita, compirò una speciale offerta a Dio per i miei “fratelli disperati”. Perché Dio li levi da quel rogo di spasimo in cui si dibattono, arsi e furenti, e dia loro le sue rugiade, la sua pace, la fede, la speranza, la carità.
   È troppo orrendo non amare Te, non sperare in Te, non credere in Te, non sentirti più, mio Dio! Non lo fare, non lo fare con nessuno. Vieta a Satana e al mondo di indurre gli uomini in disperazione, fortifica gli spiriti, anche se sono indegni, fortificali per pietà perché possano non disperare. Puniscili con altre sventure, se sono indegni della tua benignità. Ma questa no, questa tortura no, Padre mio!
   Dirò anche, se appena posso, quelle giaculatorie che mi ha detto di dire, in quei giorni tremendi, P. Migliorini: “Mio Gesù e Dio, aiutami”, “Mio Dio, salvami. Io credo in Te”. Le ho sempre dette anche quando ero impazzita di dolore. Del dolore dell’abbandono di Dio.
   E qui voglio spiegare una cosa per non essere fraintesa. Non è che io mi sia ribellata al mancare delle manifestazioni straordinarie. Non le ho mai desiderate; non le ho mai pretese da quando mi sono state concesse. Dio le dà gratis, né alcuno dei suoi figli può imporgli di concedergliele. Ma l’abbandono che mi ha fatto soffrire è stato sentirmi separata da Dio.
   Prima di queste manifestazioni, per tutta la mia vita, anche quando ero io che mi allontanavo da Lui perché ero imperfetta al sommo, me lo sentivo vicino il mio Dio. Sentivo d’esser vegliata da Lui e che ogni mio atto buono, ogni preghiera, ogni sacrificio era subito accolto da Lui. Era lì, chinato su me proprio per raccogliere queste mie briciole di bene. Anche se non mi esaudiva, mi dava sempre la sensazione d’essermi presso perché la sua pace era in me, intorno a me per lo meno, e avevo la sensazione di non esser mai sola.
   Ora tutto questo era sparito. Non c’era più Dio. Non c’era più Cielo. A chi rivolgere la mia preghiera? Mi pareva che il Paradiso fosse un mito. Il firmamento, oltre il quale figuriamo esser Dio e il suo Paradiso, era per me spopolato… Pregavo il Nulla… Chi non ha provato questo, non sa che sia l’orrore. Altre volte sentivo che Dio c’era. Ma per maledirmi. Credo che sia ciò che provano i dannati quando vedono il loro Dio nel giudizio particolare e quando lo vedranno in quello universale. Terrore di Dio punitore e maledicente i suoi offensori. Anche questo, chi non l’ha provato non sa che sia.
   Oggi, domenica, per esempio, io non ho avuto dettati di sorta. Ma sento che il Paradiso è intorno a me e sono quieta e soprannaturalmente lieta. Sento che il mio pregare sale a Dio, che il mio amare si bacia con l’amare di Dio…
   Mille sofferenze, ma questa unione con Dio, anche se velata, è una cosa che non accascia ma esilara. È come uno, che è cieco, in una stanza. Non vede e non sente rumore intorno a sé. Ma sa che se egli ha un bisogno, basta dia una piccola voce e c’è presso a lui chi lo soccorre subito, e ciò lo rincuora. Non so se riesco a dare l’impressione giusta.
   Penso, e sono certa di non errare, che questa stanza in cui soffro tanto perché non è quella dove tanto Paradiso si è manifestato alla mia miseria, mi diverrà cara se in essa splenderà l’occhio del mio Signore. Più che cara: sacra. Ma già l’amo un poco perché ora vi sento la sua pace. E vi ho udito la parola di Gesù e Maria. Prima no. I primi giorni l’ho odiata e ne avevo paura… Non vi sentivo Dio.
   E se non sento Dio, io ho paura di tutto.