MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 318


18 maggio 1944

   Ascensione di N. Signore. Ore 8 (solari)301

   Mentre prego ho la vista intellettuale di un immenso drappo di porpora che un numero sterminato di angeli, stando inginoc­chiati con profonda adorazione, tengono steso, per uno degli orli (diciamo così), su tutta la Terra.
   Ho detto “porpora” per dire il suo colore. Ma la seta e la porpora più belle sono simili a cotonate di poco conto rispetto a questo tessuto, che non è tessuto, perché il mio interno ammonitore mi avverte che è il Sangue preziosissimo del Nostro Signore, che gli angeli continuamente estendono su tutta la Terra perché i suoi meriti scendano negli animi e di fronte a tutto il creato, perché tutto il creato adori il Sangue che un Dio ha sparso per amore delle sue creature.
   Non vedo altro. Ma è visione di tale bellezza che mi assorbe ogni altra sensazione, annulla il dolore e la spossatezza fisica vivissimi, conforta ogni speranza, ravviva ogni letizia.
   Contro quel fulgente azzurro del cielo paradisiaco, rispetto al quale il nostro più azzurro cielo è cosa sbiadita, stanno le fiamme angeliche: luci incandescenti in forma umana, perle e argento fusi e accesi per divenire aspetti di corpi sensibili alla mia pesantezza umana, aspetti di una così perfetta bellezza che mi fan sdegno le figurazioni d’arte più belle. Melozzo e l’Angelico, Tiziano e Dolci, Perugino e Guercino e ogni pittore d’angeli, se sono nella gloria di Dio, devono inorridire di sé confrontando queste angeliche perfezioni coi loro abbozzi informi e così, così avviliti alla nostra umanità.
   E, più splendido di tutti questi zaffiri del cielo paradisiaco e queste perle accese degli angeli, il velo del Sangue preziosissimo, rubino che è fluido, velluto che è liquido, colore che è voce, voce che è Grazia. Grazia per noi.
   Guardo e adoro. Finché Gesù parla.
   Dice Gesù:
   «I soliti spiriti difficili – Io li chiamo: “increduli razionalisti” – troveranno un’incongruenza questo dettato. Parlare del Sangue oggi che è la commemorazione della mia Ascensione al Cielo! Perché?
   Perché così Io voglio. E se lo voglio è segno che non è incongruente, perché Io non faccio mai nulla di illogico. Del resto, non parlo per questa zavorra cieca dell’umanità, turba di idoli privi d’anima, raffigurazioni della superbia e della stoltezza. Parlo per i miei figli. E specie per te, Maria.
   Siamo stati separati quaranta giorni. Li ha contati il tuo dolore e il tuo amore. Oggi, giorno di separazione302 commemorativa dai discepoli, Io torno, povera violetta della mia croce, sommersa e arsa dal sale del suo pianto ma sitibonda del mio Sangue per vivere. Non c’è che il mio Sangue che ti fa vivere. Non c’è che la mia Voce che ti consola. Non c’è che la mia Presenza che ti fa felice. Eccomi che sono con te.
   Piangi? Non piangere. Ascolta. Quanto hai visto intellettualmente è ciò che avviene realmente.
   Il mio Sangue non cessa di effondersi sulla Terra. Da venti secoli esso splende, testimonianza di amore, in faccia al creato e, come rugiada, scende ovunque è una croce che dice: “Qui è terra di Cristo”.
   Gli angeli di ogni singolo credente, anzi di ognuno che porti il nome di “cristiano”, nella loro angelica natura non fanno che tessere voli fra Cielo e Terra per attingere dai tesori divini per ogni singolo loro custodito. Né qui cessa l’operazione angelica, perché anche l’altro innumero popolo angelico per ordine eterno adora per coloro che, non cristiani, non adorano il vero Dio, e prega il mio Sangue di effondersi su tutte le creature per essere da esse adorato.
   Adorano giubilando gli angeli dei giusti, uniti all’anime dei medesimi che anticipano dalla Terra l’adorazione che sarà eterna. Adorano sperando gli angeli di coloro che cristiani non sono, sperando di poter divenire loro custodi nel segno della Croce. Adorano piangendo gli angeli dei peccatori che non sono più figli di Dio. E piangendo ancora supplicano il Sangue che per sua virtù redima quei cuori. Adorano infine gli angeli delle chiese sparse per la Terra, portando a Dio il Sangue elevato ad ogni Messa in ricordo di Me.
   Il Sangue scende e il Sangue sale con ritmo incessante. Non vi è attimo del giorno in cui non ascenda il mio Sangue a Dio e in cui non discenda dal trono di Dio sulla Terra.
   Non vi hai mai riflettuto, Maria. Ma la Messa ripete i tre punti più importanti della mia vita di Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato.
   Quando, alla Consacrazione, le specie divengono Carne e Sangue, ecco che Io mi incarno come un tempo. Non nel seno della Vergine. Ma nelle mani di un vergine. Ecco perché nei miei sacerdoti richiedesi verginità angelica. Guai ai profanatori che, col corpo insozzato da unione carnale, toccano il Corpo di Dio! Ché se il corpo vostro è tempio dello Spirito Santo e perciò deve esser conservato santo e casto, il corpo del sacerdote al cui comando Io scendo dal Cielo per divenire Carne e Sangue, e come nella cuna poso nelle sue mani, deve essere più illibato del giglio. E col corpo la mente, il cuore, la lingua.
   Nell’Elevazione è la Crocifissione. “Quando sarò elevato303 trarrò tutto a Me” e quando da un altare Io vengo elevato ecco che meco traggo tutti i palpiti dei presenti, tutti i bisogni, tutti i dolori, tutte le preghiere, e con essi mi presento al Padre e dico: “Eccomi. Il Consumato d’amore ti chiede, o Padre, di dare per questi ‘miei’ tutto, perché tutto Io ho dato per essi”.
   E quando viene consumato il Sacrificio con la consumazione delle Specie, ecco che Io torno al Padre mio dicendovi: “Io vi benedico. Sono con voi sino alla fine del mondo” come il mattino dell’Ascensione.
   Per amore mi incarno, per amore mi consumo, per amore ascendo. Per perorare in vostro favore. È sempre l’Amore quello che regna nelle mie opere.
   Medita la Messa in queste luci che Io ti illumino. E pensa che non vi è attimo del giorno in cui un’Ostia non sia consumata per amore di voi e un Sangue consacrato per aumentare le celesti piscine in cui si mondano gli spiriti degli umani, si sanano le infermità, si irrigano le aridità, si fecondano le sterilità, si fa di Dio304 ciò che era dell’errore.
   Contempla il mio Sangue che dopo essersi effuso in dolori strazianti ascende al Padre gridando305 per voi: “Padre, nelle tue mani confido questi spiriti miei. Padre, non li abbandonare. Io, l’Agnello eternamente immolato, lo voglio per loro”. E ripeti a te stessa, per annullare anche il ricordo del dubbio passato: “Per questo il mio cuore si rallegra e la mia lingua giubila e anche il mio corpo riposa nella speranza, perché Tu non hai lasciato l’anima mia nell’inferno del dolore. Ma per amore del tuo Sangue mi hai rese note, più ancora di or non è molto, le vie della vita e mi ricolmerai di gioia con la tua Presenza”.
   Sono, con poche modifiche, le parole di Pietro306 dopo la Pentecoste. Dille con anticipo di qualche giorno. Hai bevuto tanto fiele, povera Maria. Consola il tuo cuore col miele delle parole eterne.
   Ti benedico, come gli undici, prima di ascendere.»

[301] solari, cioè dell’ora solare (non legale).
[302] separazione attestata in Marco 16, 19; Luca 24, 51; Atti 1, 9. L’origine dell’appellativo di “violetta” è presentato nel primo degli scritti dei “Quaderni”, quello del 22 aprile 1943.
[303] Quando sarò elevato…”, come in Giovanni 12, 32; “Io vi benedico. Sono con voi…”, come in Matteo 28, 20 e, per la benedizione, in Luca 24, 50-51.
[304] si fa di Dio, cioè diventa di Dio, si converte a Dio.
[305] gridando, come in Luca 23, 46.
[306] parole di Pietro in Atti 2, 26-28, prese da Salmo 16, 9-11.