MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 339


16 giugno 1944

   Ore 6,30. Festa del Sacro Cuore di Gesù

   Come è buono il Signore!
   Ieri sera avevo un’ora di Getsemani. La sofferenza morale era tale e tanta che faceva reazione anche alla sofferenza fisica, che voleva risolversi nel quotidiano sopore e collasso. Non ero, no, in collasso ieri sera! Ero, al contrario, eccitatissima. Gesù aveva lasciato andare il suo pulcino394 e, non più sostenuta dai suoi vanni d’Aquila, io precipitavo, toccavo il fondo, il buio, la cupezza della desolazione.
   Da questo buio, da ogni parte di esso, sorgevano i fantasmi del dubbio sulla verità di ciò che mi avviene, del timore di rappresaglie umane per me e per chi mi dirige, e lo sconforto di esser senza direzione spirituale e medica, proprio ora che sono sempre più vicina alla morte, e torturata da tali sofferenze morali e fisiche che io provo continuamente l’agonia o per l’una o per l’altra delle mie cinque malattie principali, o per il tedio e la ripugnanza per quanto mi circonda qui395, sacerdote per primo, così… diverso da come io penso e desidero il sacerdote, e spasimo al pensiero di non riavere più il bene di tornare a casa mia… Oh! quante cose su un cuore!
   La più torturante era la voce che mi diceva: “Sei una illusa. Non ti salvi e non salvi. Ti danni. Sarai scomunicata dagli uomini e maledetta da Dio”. Ma anche le altre!… Un cespuglio di spine… Sentivo la pazzia salire dal cuore al capo… Non era disperazione, perché sentivo Gesù e me lo sentivo Amico pietoso. Ma era desolazione fortissima. Avevo paura che si risolvesse in un delirio. Invece – perché quando c’è Gesù si può formare la tempesta, ma non può sommergerci – ha servito unicamente a tenermi desta per fare l’ora di adorazione notturna, insieme a Paola e Marta.
   Dopo – era ormai passata la mezzanotte – Marta mi dà la sua Filotea396 perché le cerchi il punto per le preghiere di oggi. Cerco e trovo la Devozione al Sacro Cuore. Guardo così, tanto per fare, le note introduttive e, con un tuffo al cuore che mi sommerge tutte le larve di tormento e fa emergere una grande pace, leggo della prima apparizione di Gesù a Margherita Maria.
   Io non so che ben poco di questa santa. So che era Visitandina, che le apparve Gesù, che fu combattuta dai superiori e diretta da La Colombière397 e che soffrì molto. Non di più, e per averlo sentito dire dodici anni fa, quando ero nell’Azione Cattolica. Mi ricordavo che ci era stato detto che Gesù le era apparso su una pianta di nocciolo. Perciò, quando il 1° giugno ho avuto la visione dell’apparizione di Gesù a Margherita Maria, l’ho descritta come la vedevo, è naturale, ma mi pareva errata perché vedevo che ciò avveniva nel coro invece che sul nocciolo. E naturalmente diffidavo più che mai di me. Ebbene, per confortarmi, ieri sera Gesù mi fa trovare, descritta su quel libro che non è mio e che io non uso mai perché… non mi piace, l’apparizione così come io l’ho vista, fin nei particolari uguale.
   “Che inezie!” diranno certuni. Provare ad essere nel mio caso e nel mio stato per poter capire se sono o non sono inezie! Per me è stato il colpo di timone che mi ha levato dal fortunale e riportata in porto. L’Aquila mi ha ripreso nei suoi vanni ed è rimasta soltanto la sofferenza fisica, atroce. Ma di questa non ho paura.
   Penso le stesse cose di ieri: che potrei avere astio di nemici alla mia missione, che non ho presso un vero sacerdote, che forse non vedrò più la mia casa, che mi sento morire in questo luogo, a me micidiale in tutto… Ma le penso fra le braccia di Gesù e allora… non fanno dare di volta la testa.
   Certo che la mia povera testa è una palla di vetro soffiato ed è appesa a un filo di ragnatela. Il minimo urto può spezzare per sempre la mia ragione che da troppo tempo e da troppe cose è soggetta a continue burrasche. Ma voglio sperare. Dico insieme al beato Eymard398: “Fate che io speri contro ogni speranza, o mio Signore. Voi farete ogni cosa perché mi manca ogni umano appoggio e sono tra le tenebre più fitte”.

   [Dell’opera L’EVANGELO seguono – “più tardi, ore 10,30” – il capitolo 430 e, in data 19 giugno, una parte (brani 6-12) del capitolo 596]

[394] pulcinovanni d’Aquila… riprendendo le immagini del secondo “dettato” del 14 giugno.
[395] qui, cioè a Sant’Andrea di Còmpito, come già precisato in una nota al 2 giugno.
[396] Filotea, cioè il libro di preghiere Manuale di Filotea del sacerdote milanese Giuseppe Riva (anno 1901).
[397] La Colombière, cioè Claudio de la Colombière, sacerdote della Compagnia di Gesù (1641-1682), beato. Per Margherita Maria Alacoque rimandiamo al 2 giugno, dove è descritta la “visione” avuta la sera del giorno prima.
[398] beato Eymard, dal 1962 santo, è Pietro Giuliano Eymard, apostolo dell’Eucaristia (1811-1868).