MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 360


13 luglio 1944

   Dice Gesù:
   «Non soltanto la morte del peccatore è orribile. Ma anche la sua vita. Non bisogna illudersi sul loro aspetto esterno. È una vernice, una tenda messa a coprire la verità. In verità ti dico che un’ora, soltanto un’ora della pace del giusto – non dico neppure un’ora del gaudio di un prediletto che posa sul mio seno, dico del giusto – è incalcolabilmente più ricca di felicità che non la più lunga vita di peccato.
   L’apparenza è diversa? Sì, è diversa. Ma come agli occhi del mondo non appare la ricchezza di gioia di un mio santo, così anche agli occhi del mondo non appare il baratro di inquietudine e di scontento che è nel cuore dell’ingiusto e che, come da cratere di vulcano in eruzione, erutta continuamente vapori acri, corrodenti, velenosi, che sempre più intossicano quello sciagurato. Sì, per cercare di soffocare l’inquietudine, colui che non agisce nel bene cerca darsi le soddisfazioni che possono appetire al suo animo traviato. E perciò soddisfazioni di male, perché dal suo fermento non può venire che veleno.
   Ecco la chiave che spiega certe vite così oscure, in cui l’oscurità cresce di giorno in giorno come per caduta di balzo in balzo nei baratri più profondi. È il peso stesso delle loro azioni di fuori Legge – parlo della mia Legge, sulla quale del resto si appoggiano tutte le leggi umane volte a contenere gli uomini entro delle regole di morale – che li trascina sempre più in basso.
   Coloro che vedono – poiché già assurti in Dio possono vedere l’invisibile agli occhi dei viventi – inorridiscono nel contemplare la perfezione nel male dei peccatori ostinati e impenitenti. La loro morte, come dice445 il salmo, è un orrore. Un orrore che li scaglia all’altra Vita perché sprofondino in un Orrore più grande.
   Vi sono i giganti del peccato anche perché la loro posizione sociale li fa già giganti nella società. Ma vi sono anche i grandi nel peccato che sono confusi nella folla e non si distinguono esternamente per opere speciali, ma dentro sono corrotti da quelle colpe che gridano contro Dio e contro il prossimo.
   Quante! I buoni, quando per grazia speciale riescono a conoscere spiritualmente, ne hanno orrore come di una putrefazione. E realmente sono putrefazione che altera colore e tratti e che ammorba col suo fetore in cui è sensibilissimo l’odore di Satana e dell’Inferno.
   Ma ricordatevi, o voi tutti buoni, il vostro Maestro. A voi fanno ripugnanza? A voi? E a Me, Puro e Santo, che dovevano fare? Schifo. Eppure li ho amati sino a morirne per tentare di salvarli.
   Amateli dunque dell’amore più grande: di quello che supera tutto per salvare. Non salvate? Non importa. Voi amate ugualmente quell’anima soltanto perché è opera di Dio. Imbrattata ora dagli escrementi di Satana? Detergetela con una costante rugiada di soprannaturale amore. Di vero amore. Perché spoglio di ogni umana attrattiva, anzi eroico perché resiste nonostante che la vostra umanità, e anche la vostra anima, si sentano rivoltare dal suo verminaio fetido.
   Se la salverete, ne avrete gioia grande. Se non la salverete, il merito sarà ugualmente vostro e lo troverete perché voi avrete amato secondo il mio comando446

----------------------1915" class="calibre13">Lo stesso 13 luglio 1944. Giovedì sera, ore 21.

Dice S. Teresa del Bambino Gesù:
   «Sì, sono proprio io che vengo a passare con te quest’ora di agonia e a passarla ricordando Gesù, il cui volto si altera sotto il sudore sanguigno e comincia ad assumere l’espressione dolorosa che è quella che ci fa delirare di amore compassionevole noi, sue piccole vittime e spose.
   Sono io. Vengo anche io a carezzarti. È la mia ora. Perché quando stanno per iniziarsi i “grandi silenzi”, che sono i tocchi di perfezione dell’Artefice divino alla nostra anima, è necessario avere vicino un’amica che li conosce.
   Non avere paura. Il nostro Gesù è morto anche di sete447… Oh! divina sete! Eppure, pur non potendo quasi più parlare per le fauci asciutte, ha detto le parole che salvano. E ha detto la preghiera che salva: “Padre, perdona loro”, “Oggi sarai meco”, “Nelle tue mani affido lo spirito mio”. Quasi muto per la sete e per l’agonia, quasi cieco per la crosta di sangue sulle palpebre e per la morte vicina, ha saputo dire le orazioni che salvano e vedere ancora la volontà del Padre e adorarla.
   Non occorre fare molto quando si è prossime all’immolazione, piccola sorella. Basta saper restare fedeli. E vedere Dio oltre la crosta del dolore che ci impiaga il cuore, e dire a Dio che lo si ama ancora, sempre
   Non avere paura. Dio è contento di te. Mi manda a dirtelo. Credi di non essere una “bambina nell’infanzia spirituale448”? Lo sei. Perché fai tutto con semplicità. Anche le tue imperfezioni. E non cerchi di velarle con astuzia di adulto per vestirle di una falsa veste di giustizia. Sei una “piccola” nella via che io ho insegnato, perché a Gesù piacciono i “piccoli” e ha detto449 che di essi è il regno dei Cieli. E sei “vittima”. Una adulta, dunque. Perché lo spirito che volontariamente sceglie d’esser immolato, anche fosse di creatura fanciulla, è spirito adulto.
   Ieri ti chiedevi cosa è il “duplice amore” che io ho chiesto per me. Per te è questo, sorellina: esser bambina e amare Gesù con semplicità di pargolo, ed esser vittima e amarlo con eroismo di martire. Con Lui nella povera culla di paglia, con Lui sulla ruvida croce. Sempre con Lui. Per non lasciarlo mai solo. Per farlo sorridere. Per bere il suo pianto e morire con Lui.
   Come ti ama! Ti ha dato i suoi due letti più santi: la culla sulla quale veglia la Madre, e la croce sulla quale sta curvo tutto il Cielo. Sono i posti dove il suo amore ti chiama in divino appuntamento d’amore. Da lì prenderai il volo per il Cielo.
   Ora riposa, sorellina. Io sto qui a pregare con te. Ma credi che basta amare, amare molto, e basta dire solo: “Gesù, io ti amo!”, e dirlo con vero amore, per essere non solo giustificati ma amati da Dio di un amore di predilezione.
   Felici quelli che ad ogni palpito del cuore sanno dire: “Io t’amo”. Spireranno con questa professione d’amore nella mente, nel cuore e sulle labbra. Ed essa aprirà loro il Paradiso. Perché Dio ama chi lo ama e si dà a chi lo ama.»
   Ero incerta, sentendo queste nuove carezze di una mano gentile ma più lunga di quella di Maria. Non so neppure se più lunga, ma diversa certo e nella forma e nella pesantezza e nel modo di carezzare. Non vedevo che la mano coperta sin quasi sul dorso da una larga manica marrone. Una bella mano affusolata, ma proprio mi pare più lunga di quella della Mamma. Me la sentivo sfiorare il capo di tanto in tanto. Ne ero felice. Il mio soffrire fisico, che è molto forte, si consolava a quel tocco. Ma non osavo dire a me stessa: “È santa Teresina”. Mi ero sbagliata anche ieri mattina. Ma quando non è stata solo carezza ma anche vista della mano, non ho avuto più dubbi.
   Però non ho visto altro. Le mani e la voce, molto bella e dolce, e una grande pace, una sicurezza, un senso caldo di amicizia… non so spiegare bene. Le sue parole, poi, mi hanno fatta ancor più felice.
   Sto tanto male da ieri nel pomeriggio, per il cuore. Mentre ieri mattina, dopo la venuta della Mamma, ero così sollevata anche fisicamente che ho persino cantato una canzone d’amore a Gesù che mi sono fatta io sia di parole che di musica. Ma non importa. Sono molto contenta di aver avuto visita della mia prediletta santina, tanto contenta che il dolore fisico mi pare un nulla…

[445] dice in Salmo 34, 22 secondo la neo-volgata. La versione antica, che corrisponde a Salmo 33, 22 (come annota la scrittrice accanto alla data) era la seguente: La morte dei peccatori è orribile, e quelli che odiano il giusto ne porteran la pena.
[446] comando, come quello espresso in Giovanni 13, 34-35.
[447] di sete, come si legge in Giovanni 19, 28. Per le citazioni successive: Luca 23, 34.43.46.
[448] infanzia spirituale, come nelle osservazioni della scrittrice successive al “dettato” del 23 giugno.
[449] ha detto in Matteo 19, 14; Marco 10, 14; Luca 18, 16.