MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 361


14 luglio 1944

   Dice Gesù:
   «Ascoltami bene, figlia, perché la lezione di oggi è molto difficile.
   L’uomo, ogni uomo, ha in sé l’immagine che Dio ha ideato per l’Uomo. Ma non tutti gli uomini hanno in sé la somiglianza con Dio.
   È detto450: “Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza”. Come può dunque essere che taluni abbiano la sola immagine? E come possono avere l’immagine di Dio se Dio è incorporeo, purissimo Spirito, Luce infinita e sempiterna, Pensiero operante, Forza creativa, ma non corpo?
   Quanta ignoranza vi è ancora fra i credenti! Ignoranza conseguente e ignoranza non conseguente.
   È ignoranza conseguente quella che viene da una istruzione veramente primordiale, da una istruzione religiosa che si ferma all’a b c della Religione, causata da lontananza da centri religiosi o da – il che è molto colpevole da parte del colpevole – da noncuranza di ministri che non consumano se stessi nel far conoscere Dio ai propri agnelli, pastori idoli451 che Io guardo con volto severo.
   Questa ignoranza non leva il Cielo a coloro che la posseggono. Perché Io sono giusto e non faccio accusa ad uno spirito, se so che l’ignoranza di costui non è volontaria. Ma anzi lo guardo per la fede, e se vedo che si è retto, con quel filo di scienza di Dio che gli hanno dato, come avesse molto saputo, lo premio come premio un dottore santo. Non è sua colpa se poco sa. È suo merito se del poco sa farsi una forza in queste poche, lineari idee: “Dio è. Io son suo figlio. Mi rende tale l’obbedire alla sua Legge. E ubbidendo giungerò a possedere Iddio in eterno per i meriti del Salvatore che mi ha reso la Grazia”. Lo Spirito di Dio si sostituisce con idee di luce nell’illuminare il credente che il suo pastore trascura o che è in zone dove raramente è il pastore.
   Ma vi è anche l’ignoranza non conseguente. Quella di chi, potendo, non vuole istruirsi o, dopo essersi istruito, trascura e torna ignorante perché così vuole che sia per comodo suo. Dimenticare la Verità è necessario a chi vuol vivere da bruto.
   Questa ignoranza Io la maledico. È uno dei peccati che attirano il mio sdegno senza perdono. Perché? Perché è ripudio a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
   Un figlio che non vuole conoscere nulla del padre, o che conoscendolo vuole (e giunge) a dimenticarlo, che figlio è? Ribelle non dico alle voci soprannaturali, ma anche alle voci del sangue. Inferiore perciò ai bruti che, finché sono, per età, sottoposti al padre, lo riconoscono e lo seguono. Quale ribellione sia poi quella rivolta ad un Dio che è Padre per la carne e il sangue e per l’anima e lo spirito, lascio a voi pensarlo.
   Ripudiano il Figlio perché, senza pensiero per il sacrificio del Dio-Figlio che si è incarnato per portare la Verità all’uomo, oltre che la Redenzione, annullano in sé ogni voce di questa Verità per vivere nella loro menzogna.
   Ripudiano lo Spirito Santo perché la Verità è sempre unita alla Scienza, ed è la Scienza che con la sua luce vi fa comprendere le verità più sublimi. Io l’ho detto452: “Io me ne vado e molte cose avrei ancora da dirvi, ma per ora non siete capaci di comprenderle. Ma quando sarà venuto lo Spirito di Verità vi ammaestrerà d’ogni vero e compirà l’opera mia di Maestro rendendovi capaci di capire”.
   O eterno Divino Spirito, che così ci ami che per gloria del Padre sei sceso a purissimo sponsale per generare il Redentore e che, essendomi uguale, mi sei divenuto generatore, Tu procedente da Me e dal Padre! O eterno Divino Spirito, che per gloria del Figlio hai effuso il tuo Fuoco e continuamente l’effondi perché la Parola sia compresa e le creature da uomini divengano dèi vivendo secondo la Grazia e la Parola! Mistero del nostro Amore! Inconcepibile poema che solo nel Paradiso sarà conosciuto in pieno dagli eletti!
   Io l’ho detto453: “Sarà perdonata ancora la bestemmia contro di Me. Ma non sarà perdonato chi bestemmia contro lo Spirito Santo”. Che bestemmia viene usata verso di Lui? Il disamore che si esplica col rifiutare di accogliere la Verità illuminata da Esso.
   E torniamo al principio del dettato.
   L’ignoranza diffusissima fra i credenti dà idee errate sulla immagine con Dio. Non immagine fisica. Dio-Spirito non ha volto, non ha statura, non ha struttura. Ma l’uomo ha l’immagine che per l’uomo Dio Creatore ha ideato.
   Non aveva certo bisogno il Potente e l’Infinito di ottenere l’uomo da una evoluzione secolare di quadrumani. Il quadrumane fu quadrumane dal momento che fu creato e fece i primi lazzi sugli alberi del terrestre paradiso. L’uomo fu uomo dal momento che Dio lo creò454 dal fango e, cosa non fatta per nessun altro creato, gli alitò lo spirito in volto.
   La somiglianza con Dio è in questo spirito eterno, incorporeo, soprannaturale che avete in voi. È in questo spirito, atomo dell’infinito Spirito, che rinchiuso in angusta e precaria carcere attende e anela di ricongiungersi alla sua Sorgente e condividere con Essa libertà, gioia, pace, luce, amore, eternità.
   L’immagine persiste anche là dove non è più somiglianza. Poiché l’uomo rimane fisicamente tale agli occhi degli uomini anche se agli occhi di Dio e dei soprannaturali abitatori dei Cieli e di pochi eletti della Terra appare col suo nuovo aspetto di demone. Col suo vero aspetto da quando la colpa mortale lo priva della somiglianza con Dio, non avendo in lui più vita lo spirito.
   L’uomo senza la Grazia, che la colpa leva, non è più che il sepolcro dove si putrefà lo spirito morto. Ecco perché alla risurrezione della carne gli umani, pur avendo tutti una comune immagine fisica, saranno dissomigliantissimi fra di loro. Di aspetto semidivino i beati, di aspetto demoniaco i dannati. Allora trasparirà all’esterno il mistero delle coscienze. Terribile cognizione!
   L’uomo tanto più si rende somigliante a Dio quanto più vive nella Grazia e accresce questa, di per sé già infinita, coi meriti del suo vivere santo. Occorre sforzarsi a raggiungere la perfezione della somiglianza. Non la raggiungerete mai perché non può la creatura essere simile al Creatore; ma vi avvicinerete, per quanto vi è concesso, a questa soprannaturale Bellezza.
   Io l’ho detto455: “Siate perfetti come il Padre mio”. Non vi ho messo limite di perfezione. Più voi vi sforzerete a raggiungere questa perfezione e più i diaframmi dell’umano cadranno come muro assalito da forze vittoriose, e diminuiranno le distanze, e crescerà la vista, e aumenterà la capacità di intendere, comprendere, vedere, conoscere Dio.
   Ma occorre tendere ad essa con tutte le vostre forze, con tutte le vostre generosità. Senza “voltarsi indietro”456 a guardare ciò che si lascia. Senza fermarsi mai. Senza stancarsi. Il premio giu­stifica l’eroismo, perché il premio è tuffarsi nel godimento del­l’Amore, avere perciò Dio come lo avrete in Cielo.
   O beatifica unione e possesso meraviglioso! È vostro, figli fedeli. Venite e saziatevene!»
   Mi ero prefissa di scrivere questa mattina la continuazione della mia gioia di ieri sera. Ma appena iniziato il giorno Gesù ha dettato e perciò lo faccio solo ora.
   Dopo aver fatto l’ora di agonia con Gesù nell’Orto, mi sono messa giù quieta, pensando alle belle mani della mia santina457. Non potevo, del suo aspetto, pensare che alle mani, non avendo visto che quelle. E, come una bambina, avevo un grande desiderio di vedere se è proprio come appare nei ritratti annessi alla sua autobiografia. Ma non speravo di vederla. Invece, come un quadro che si illumina piano piano, ella si è svelata. Dopo le mani, le braccia, un poco stese verso me come per gesto d’abbraccio, e poi il corpo e ultimo il volto.
   Sì, i ritratti, i primi specialmente – perché ora, tocca e ritocca, l’hanno quasi svisata – le somigliano. Però trovo che la fanno più rotonda d’ovale che non sia. Io la ritrovo molto nell’ovale smagrito degli ultimi momenti. Forse perché il viso spiritualizzato che ho visto pareva consumarsi nella fiamma luminosa che sprigionava.
   Sorrideva colla bocca e cogli occhi. Molto bella e giovane, con due fossette agli angoli della bocca e due occhi, di un grigio tendente al pervinca, bellissimi. Non mi è parsa molto alta. Su per giù come è Paola, ma lo sembra di più per l’abito lungo e per il portamento dignitoso, regale direi. Non aveva mantello, né crocifisso coperto di rose. Sembrava come sarà stata durante le sue occupazioni monastiche, col solo e semplice abito marrone scuro e soggolo bianco sotto il velo nero. Ha proprio le mani più lunghe di quelle di Maria, ma molto belle. Si è lasciata guardare con un sorriso soave e pregare con un sorriso di promessa. Poi se ne è andata e a me non è rimasto che il ricordo e un tenue profumo nell’aria.
   Penso che a me, per me, sono apparsi ben pochi santi: S. Giovanni molte volte. S. Giuseppe una volta in gennaio (visione del Paradiso) e più volte negli orrendi giorni dal 10 al 24 aprile. Poi S. Francesco una volta, qui, ai primi di maggio, mi pare. E ora S. Teresa del Bambino Gesù. Gli altri li ho visti in visione e per lutti458. Ah! no. Anche S. Agnese quando mi ha dettato le sue parole. E basta. A certuni parrà che ne vedo molti. Ma non mi pare. In oltre un anno di… missione speciale (dirò così) ne ho visti, per me, soltanto cinque: sei se vi unisco Nennolina. E quelli che prego sempre: S. Francesco e Teresina, dopo oltre un anno di dettati, e nessuno dei due come generalmente si raffigurano.
   Sono molto contenta, sa? Ieri sera, mentre la guardavo, le dicevo: “Un petalo, un petalo solo delle tue rose per dirmi che mi viene fatta grazia” e non sarei stata per nulla stupita di trovarlo per davvero. Invece ho sentito solo, dalla parte dove era la santa, un lieve odore di rosa dopo che ella se ne era andata.
   Lei e S. Francesco sono stati i miei maestri quando cominciavo a ricercare Gesù. Non ho avuto per degli anni altre guide. E ora che penso esser prossima alla fine, anzi al principio, sono molto felice di sentirmeli vicini. Mi aiuteranno a comprendere Gesù. La serenità è ancora in me, nonostante fisicamente soffra tanto.
   Non è bello che in preparazione della festa del Carmine io abbia avuto la visita di Maria, Regina del Carmelo, e della santina del Carmelo?
   Penso che il 16 luglio 1897 la Comunione alla serafica Teresina le fu portata come viatico e che fu salutata dal canto che io canto spesso:

   Tu che il mio nulla ben comprendi, o Dio,
   di abbassarti non temi fino a me…
   Sacramento adorato! Nel cuor mio
   scendi, nel cuor mio che anela a Te.
   Vo’ che la tua bontà, dolce Signore,
   mi faccia dopo ciò morir d’amore.
   La voce ascolta del mio gran desìo,
   discendi nel cuor mio…

   Io allora avevo pochi mesi: quattro. Ora forse ne avrò quattro da vivere, da attendere la Vita. Ma non ho gli stessi sentimenti di Teresa, sebbene più imperfetti? La stessa sete di Eucarestia, lo stesso desiderio di morire d’amore, la stessa unica speranza: Gesù?
   Vorrei, non per desiderio di umana lode, ma per amore di Dio, essere come la santina. Faccio quanto posso. Oh! no! Non mi pen­to d’essermi data all’Amore, anche io non me ne pento. Mi spiace solo d’essermici data troppo tardi e molto male, e mi dolgo solo che l’Amore mi consumi così lentamente.
   Io non ho voce per farmi udire dal mondo. Ma se ne avessi vorrei dire a tutti: “Non abbiate paura di darvi a Gesù, all’Amore soave e misericordioso. Egli ripaga con tali dolcezze la nostra donazione che non vi è parola atta a spiegarla. Ogni raffronto è riflesso di luce tremolante di un lumino rispetto al grande sole. E per le piccole anime che hanno peccato e ora tornano a Dio, o per le piccole anime che non sanno fare grandi cose, non c’è che questa via da seguire per raggiungere coloro che non errarono o che seppero toccare le vette dell’eroismo penitenziale: darsi all’Amore e lasciare che Lui faccia… Faccia ciò che vuole di noi e in noi. Ci farà fare sempre molto di più di quello che faremmo da noi, anche con molti anni di vita austera e generosa”.
   L’Amore! Che Maestro! Che iniziatore! Che purificatore! Io non ho che questa moneta: il mio amore dato all’Amore. E con questa, non per mio merito ma per la misericordia del mio Amore, sono certa di conquistarmi il Cielo.
   Come sono certa che le cose straordinarie che mi accadono non sono certo monete di conquiste per me, ma anzi… contromonete, perché possono indurmi alla superbia. E io le devo ricevere con umiltà, con vero riconoscimento che non sono per me ma per tutti. Io sono soltanto il canale per cui scendono ed ho l’obbligo di santificarmi sempre più per esser degna di riceverle senza profanarle con un contatto impuro. Un dono perciò non scevro di pericolo.
   Mentre, quando amo con tutte le mie forze e per amore del­l’Amore mi sacrifico, oh! allora sono sicura di non errare! Anzi sarà proprio questo amore l’assoluzione mia sulle imperfezioni che posso avere in ogni campo. E cresca, cresca, cresca per essere la mia salvezza eterna.
   Signore, non ti chiedo la gloria delle visioni, ma ti chiedo la grazia di amarti sempre più.

[450] È detto in Genesi 1, 26-27.
[451] pastori idoli, come in Zaccaria 11, 17 (idolo secondo la volgata, stolto secondo la neo-volgata).
[452] l’ho detto in Giovanni 16, 12-15.
[453] l’ho detto in Matteo 12, 31-32; Marco 3, 28-29; Luca 12, 10.
[454] lo creògli alitò…, come si legge in Genesi 2, 7.
[455] l’ho detto in Matteo 5, 48.
[456] voltarsi indietro, come in Luca 9, 62.
[457] santina è santa Teresa del Bambino Gesù, che le si è manifestata il 13 luglio.
[458] lutti è lettura incerta (potrebbe leggersi anche tutti ma non avrebbe senso). Le varie apparizioni possono essere rintracciate attraverso gli indici. Paola, menzionata più sopra, è come sempre Paola Belfanti.