MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 353


5 luglio 1944

   Ore 10

   Dice Gesù:
   «Sii buona e paziente, anima mia. Se sai rimanere buona e paziente ti farò un grande regalo. Quale a ben pochi nei secoli ho fatto.
   Persuaditi, anima mia. Nessuno ti può amare come Io ti amo. L’uno fallisce e disillude per una cosa, l’altro fallisce e disillude per un’altra cosa. Solo Io non manco mai e non disilludo mai. Persuaditi, anima mia.
   I piccoli affetti e i piccoli conforti umani possono servire per le piccole anime. Ma quando una è stata scelta da Dio, e non per suo merito ma per dono dato gratuitamente da Colui che la vuole cessa di essere una piccola anima e viene nutrita con un midollo che fa del suo piccolo un grande, allora le piccole cose non servono più. Ossia servono per rallegrare come i fiori lungo un sentiero.
   Ma non sono, neppure i più abbondanti, profumati, bei fiori, grano che nutre. Non è vero? Sono diletto. Si guardano, si sorride loro, perché sono puri e buoni, più buoni ancora degli animali che sono sempre più buoni dell’uomo. Si colgono qualche volta per avere una compagnia che non tradisce e una carezza semplice nel suo intento che è solo di consolare. Si odorano per dimenticare i fetori che escono dalle concupiscenze umane, dagli egoismi, dalle menzogne. Nessuno ama tanto i fiori come coloro che sono buoni e infelici, coloro che sono destinati a sorte sovrumana. Perché nei fiori leggono parole di bontà di Dio e perché appunto nei fiori possono trovare la bontà che non trovano altrove, la compagnia che consola senza secondi fini, la fragranza che ricorda l’aura dei Cieli. Ma di fiori non si potrebbe vivere. Ci vuole del pane.
   Così sono le piccole cose per un “vero spirito”. Sono i fiori. Intrecciati anche a molte spine. Che vuoi farci! Nascono sui sentieri della Terra. Là dove l’uomo passa sporcando della sua traccia carnale e dove Lucifero semina le sue sementi di odio.
   Sono ben diversi dai fiori dei “miei” sentieri. Li han fatti nascere il pianto mio e di Maria, li han fecondati il mio Sangue e quello dei miei corredentori, anche il tuo, anima vittima. Essi sono fiori eterni. Ci si giunge attraverso un baluardo di spine: il mondo. Ma poi… oh! poi! Che pace! Io, che amo, ogni tanto ne colgo uno, di questi miei fiori, e ve lo porto oltre il baluardo perché non voglio vedervi piangere senza che da Me abbiate conforto, Io che so cosa è il dolore d’esser redentore e disamato.
   Persuaditi, anima mia. Tu non sei più una donna. Sei la mia… non serva come tu ti dici, non schiava come ti professi, ma “sposa”. E solo lo Sposo ti può capire, amare e darti quei conforti che ti sono realmente bastevoli.
   Su, dunque. Vieni. Dove lo trovi un petto che ti sia più sicuro guanciale del mio? Dove un cerchio di braccia che ti facciano asilo più sicuro? Dove una bocca che ti dica parole e ti sappia baciare con maggior dolcezza della mia bocca? Dove un cuore che sappia ritmare i suoi palpiti col tuo, soffrendo se soffri, gioendo se gioisci, come fa il mio?
   Vieni dunque. Qui! Da qui escono i dolci tormenti che ti feriscono per darti la mia impronta di crocifissa e i dolci torrenti di fuoco che ti consumano per portarti pura al Cielo. Da qui è giusto che escano anche i dolci flutti dell’amore per sommergerti in una dolcezza che medica tutte le ferite aspre degli uomini. Le mie no, le mie non vanno medicate. Sarebbe distruggere il dono più bello che anima possa ricevere.
   Ma di’: cosa è il dolore di una mia ferita? Spasimo che dissenna? No. È spasimo che aumenta intelligenza e forza. Solo le ferite umane fanno realmente male perché il loro dardo è cosparso di veleno d’odio. I miei dardi hanno, sopra, il miele del­l’amore e nel ferire indìano.
   La mia pace sul tuo dolore.»

   Più tardi, ore 12, appena finito di pregare

   Dice Gesù:
   «Cosa devi fare? Quello che ho fatto Io. Tacere e perdonare. È per questo che ti presto il mio sguardo.
   Nessun microscopio e nessun raggio elettrico o radiologico è potente come il mio occhio per vedere il vero aspetto delle creature. Si disilludano tutti quelli che credono che Io-Uomo non conoscessi le persone. Non c’era latebra in loro che non mi fosse chiara e visibile come pagina di libro aperta ed esposta a chiara luce. Con quest’occhio ti faccio guardare, quando voglio, perché tu possa conoscere.
   Vi sono anime abissali. Può mai esservi, in un abisso, luce? No. Nelle profondità marine o in quelle terrestri non vi è che tenebra. Talora un ricordo di luce. Ma generalmente tenebra assoluta. In essa vivono ancora esseri ciechi. Ciechi appunto perché per loro inutile sarebbe la vista, fasciati di tenebre come sono. Più che inutile, sarebbe tormentosa perché soffrirebbero di non vedere. Sono ciechi per loro destino e nel loro destino è ancora amore.
   Negli uomini vi sono dei ciechi (di spirito), ma non per loro destino e tanto meno per volontà d’amore. Sibbene per loro mala volontà.
   La Luce brilla per tutti gli uomini. La Voce chiama tutti gli uomini. La Verità è pronta ad istruire tutti gli uomini. La Via è aperta a tutti gli uomini. La Vita vuol darsi a tutti gli uomini. La maggioranza degli uomini si chiudono occhi e orecchi per non vedere la Luce, per non udire la Voce; si allontanano dalla Verità che ammaestra; prendono vie che sono l’opposto della Via; si condannano a effimera esistenza respingendo la Vita. Sono abissi di tenebrore.
   Bisogna per loro dire le mie parole435: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. È l’unica loro attenuante. Non sanno. Se sapessero esattamente quello che fanno, e lo volessero continuare a fare, non basterebbe l’inferno a punirli.
   Ma sono abissi. Risponderanno di esser voluti rimanere abissi nonostante che Io e i miei corredentori si sia fatto di noi stessi rete che scende fin nell’abisso, accettando l’amaritudine delle tenebre, noi, figli della Luce, per portare a loro un ricordo di Luce, invogliarli di essa, portarli ad essa.
   Estrarli dalle tenebre. Ecco l’opera dei redentori. Anche quando ci sembra di esser nelle tenebre, noi che tenebre non siamo – perché per avere l’eroismo di essere redentori occorre esser tutti accesi, tutti uno con la Luce – abbiamo sempre tanta luce in noi da parere fulgore rispetto alle vere tenebre degli spiriti ciechi. Dovrebbero amarci per la luce che portiamo loro. Ci odiano invece proprio per questo. Oh! ma non importa! Noi risaliamo dal loro abisso al nostro abisso. Perché anche noi siamo in un abisso. In Dio: abisso di Perfezione. Noi risaliamo. E perdoniamo. Non solo. Preghiamo che siano perdonati e che abbiano desiderio di Luce. Il desiderio è il primo scalino dell’ascesa verso la Luce.
   Oh! sii generosa! Noi siamo tanto ricchi e loro sono così miserabili! Noi siamo uni col Padre e di Lui possediamo le spirituali dovizie, eterne dovizie. Essi… essi, avessero anche tutti i tesori del mondo, sono miserabili perché non hanno che fumo e polvere che il vento sperde. Non hanno il Padre nostro.
   Sii generosa. La generosità della sofferenza, e della rinuncia stessa, sono quisquilie rispetto a questa perfezione di generosità che è spogliarsi da ogni fermento umano per guardare, compatire, perdonare e amare i fratelli che, credilo, anche se per orgoglio mostrano un volto sicuro, felici e sicuri non si sentono.
   Qui. Su questo cuore che ti ama, una lacrima, un bacio e un perdono per i tuoi poveri fratelli. Ora tutto duole meno. Non è vero?
   Sono molto diverse le mie parole da quelle che ieri ti voleva suggerire il Nemico. Non è vero? E anche la dolcezza, il riposo attuale, è ben diverso da ciò che provavi ieri quando egli ti girava intorno. Sentivi l’acre del suo fiato, eri bruciata dal suo odio, soffrivi perché non sei ad esso amica e ti fa ribrezzo. Ma ora, senti? Questo è quello che emana da Me: tuo Dio. Pace. Dolcezza. Bontà.
   Sta’ sicura. Hai meritato questa doppia effusione d’amore perché ieri hai amato la Verità al di sopra di ogni calcolo umano.
   Va’ in pace, o mia benedetta. L’amore di Dio è sempre con te.»

[435] parole, che sono in Luca 23, 34.