MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 356


8 luglio 1944

   A conforto del mio dolorosissimo agonizzare di corpo – ammalatissimo come dieci anni or sono, senza avere più quelle riserve di forza che dieci anni fa aveva, quei conforti che dieci anni fa aveva e quel clima che mi ha permesso di sopravvivere – e agonizzare d’anima – così desolata, non appena cessa la voce del mio Gesù, che ne muoio – ho una candida e gloriosa visione441.
   Essa mi è presente da ore e mi blandisce lo spasimo, me lo rende sopportabile, tanto quello fisico, che è inenarrabile, come quello morale, ancor più incomprensibile e incompreso da chi mi sta presso.
   Vedo l’Assunzione gloriosa di Maria Ss. Non vedo da dove ha inizio. Io direi da una casa perché, spettatrice esterna, io vedo come un cubo coperto di calcina, come fosse una piccola casetta.
   Dal tetto, chiamiamolo così, dalla parte superiore insomma, vedo uscire una schiera di angeli. Luminosa, bella e commossa. Non cantano, né parlano. Paiono tutti assorti in una occupazione d’amore che li fa splendere di accesa letizia nel volto.
   Stanno curvi come su un’apertura, osservando. Poi spiegano le ali di perle e si pongono su due schiere. Il loro sorriso aumenta e aumenta la loro luce di gigli e perle fusi a diamanti, una luce che vince quella di una timida alba che appena s’è mostrata e che pare crescere stentatamente, nonostante la serenità del giorno, forse perché questa altra luce celeste la vince di molto. Direi che l’assorbe come assorbe il brillìo delle ultime stelle e l’estremo raggio della luna ancora visibile come un falcetto sottile nel cielo che schiarisce.
   Io ho messo molto a descrivere questa parte della visione, ma mi è parsa della durata di pochi minuti.
   Poi, come flutto che trabocca fuor da un argine superato, un intenso splendore erompe dal sommo del cubo calcinoso e teste d’angeli e ali e corpi di luce sorgono con esso. In mezzo a loro, fra le loro braccia, placida come creatura dormiente in un bel sogno, vedo la Madre nostra.
   È tutta vestita di bianco. Abito, velo e una larga striscia di tela sottile, che potrebbe essere la sua sindone, sono di un’unica tinta perlacea di lino finissimo e nuovo. Il volto non è più scuro delle tele. Pare fatto di bocci di magnolia e solo le ciglia sottili mettono due virgole un poco oscure su quel niveo colore. Le mani sono congiunte sul seno, all’altezza dello stomaco, con la punta delle dita volta verso gli inguini. Paiono far velo al Ventre santificato dall’Incarnazione di Dio. E sono anch’esse due petali di magnolie che riposano sulla neve delle vesti.
   Maria pare dormire. La testa, sostenuta da un angelo con la venerazione di chi porta una grande reliquia, è lievemente piegata verso destra. Un sorriso è rimasto su quel volto. Forse lasciatovi dall’ultimo pensiero d’amore.
   Gli angeli si elevano portando il sacro peso e gli altri si uniscono facendo corona. Maria sale nell’aria di turchese, verso l’ultime stelle e la pallida luna. E il mondo non sa che la sua Regina va a prendere posto sul suo trono.
   Posso seguire l’ascesa della coorte angelica che si fa sempre più numerosa perché angeli scendono ad incontrarla dai cieli sereni per una santa fretta di venerare la loro Regina. Vedo che man mano che la Terra si allontana e si avvicina il Cielo,… come è piccola la Terra! Un pugno di sudicia mota!… Vedo che man mano che la Terra si allontana e si avvicina il Cielo, il corpo di Maria perde la sua pesantezza di sonno e pare esser prossimo ad un destarsi. Anche il volto si colora lievemente come è quello di chi esce da uno svenimento, le labbra si socchiudono a respirare più profondamente e divengono più porporine.
   Quando nel cielo, tutto rosa ad oriente, balena il primo raggio di sole – e non corre verso la Terra ma saetta a ricercare nel cielo Colei che sale e la bacia e veste di un giallo-rosa di corallo delicatissimo, e la scalda col suo bacio, e la chiama col suo calore – allora Maria socchiude placidamente gli occhi, azzurri come il cielo che le è tanto vicino e che l’avviluppa del suo azzurro perché ormai il pugno di mota che è la Terra non è più visibile. Annullato con tutte le sue miserie.
   Maria apre gli occhi e vede gli angeli… Maria sorride e vede il sorriso angelico. Maria alza gli occhi, più in alto, più in alto, e vede la Gloria di Dio.
   E sorge… Gli angeli appena la reggono, standole intorno. Pare che ormai Ella non abbia più bisogno di sostegno per salire. È già la Regina dei Cieli e gli angeli non sono che le spirituali ancelle che le stanno intorno per servirla.
   Maria sale ratta e felice, portando le mani ora ad incrociarsi verso l’alto, in atto di adorazione. E la coorte angelica adesso canta con tutta la sua luce divenuta insostenibile.
   Anche Maria è ora una luce splendentissima. Velo, telo e veste non son più lino. Sono l’immateriale veste di diamante tessuto e misto a perle che sempre le vedo. La sua bellezza si accresce di una maestà non descrivibile. Pare ringiovanire di una eterna giovinezza. Non è più vecchia del suo Figlio e Signore, e accanto a Lui che le viene incontro fra coorti di angeli pare la Bellezza presso la Maestà.
   Il Cielo si chiude su questo corteo che entra fra incandescenti fiamme di amore e paradisiache armonie.
   Restami, visione celeste, restami presente! Non posso trovare conforto che in ciò che è oltre la Terra, perché sulla Terra per me non c’è più che dolore e solitudine. Restami presente nelle mie agonie perché io muoia guardando la Mamma, lo Sposo, e gli Amici che sanno comprendere e compassionare.
   Dice Maria:
   «Non temere. Dio sovviene divinamente.
   Dei tanti che mi avevano amata, uno solo era con me alla mia morte. Ma quella pausa fra la vita della Terra e quella del Cielo, che fu la mia Dormizione, non fu solitaria. Gli angeli vegliarono il mio sonno come tante madri vegliano una cuna. E quando nacqui al Cielo, come madri mi presero per portare la mia debolezza sino all’aura che abolì l’umanità nelle sue leggi di peso e mi fece simile nel corpo al mio amato Figlio glorioso.
   Li hai giustamente chiamati. Sono gli “amici” delle anime fedeli. E, fatti di natura angelica, sono capaci di capire ciò che gli amici della Terra malamente e non sempre intuiscono.
   Ti è stato levato l’angelo sacerdotale che era il tuo conforto. Ti è stato levato l’amico che ti capiva. Ti sono stati levati genitori e persone da cui avevi, sebben imperfetto, sollievo. Ma ancora qualcuna t’è rimasta. E Noi ti restiamo. Siine sicura. Solo una tua colpa potrebbe spopolare il luogo in cui vivi da questi esseri che non conoscono mutevolezza d’amore e che siamo Noi tutti del Cielo.
   Non piangere, figlia mia. Pensa che ogni ora che passa ti avvicina alla gioia.
   Ora dormi. Il tuo spirito è nel buio popolato di visioni d’oro che ti manda l’eterna Bontà, e di parole di Verità che la stessa divina fonte ti manda, così come era il mio nel suo ultimo sonno della Terra. Nel mio ultimo sonno. È più lunga questa tua sosta nel buio e nel silenzio umano. Ma cesserà nella luce e nei canti del Cielo.
   Non piangere, ché Noi siamo con te.»

[441] visione che si ripresenterà il 15 agosto e che, riscritta più ampiamente nel 1951, formerà il capitolo 650 dell’opera maggiore.