MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 368


25 luglio 1944

   Ieri nessun dettato. Riposo per le mie povere spalle, rotte dal molto scrivere dei giorni passati. Ma non assenza di favori celesti.
   Tanta pace per prima cosa, e poi presenza visibile dei miei Amici del Cielo e le loro carezze e, sensibile anche ad altri, quel profumo di rose che talora è schietto come vi fossero cespi di rose appena colte in camera, talaltra pare fuso con un odore tenue di iodio o di aceto come se le rose fossero appassite un poco sul loro stelo. Il profumo viene lentamente, in principio è appena una sfumatura, poi si afferma e cresce venendo come a ondate, talora intensissime, talaltra meno forti. Poi dilegua come è venuto.
   Generalmente è odore di rose. Ma qualche volta è complesso come vi fossero cardenie, gelsomini, violette, mughetti, gigli e tuberose. Non sento mai odore di garofani, di giaggioli, giunchiglie e fresie o altri fiori. Solo quelli che ho nominato sopra.
   Penso sia portato da qualche “Amico” o venga con la benedizione di Padre Pio493. Ma non so di preciso. E lo saluto ogni volta con un ringraziamento dicendo: “Chiunque tu sia, grazie per la tua sensibile protezione”. Perché io mi sento protetta quando sono fra quelle fragranze, ancor più del solito. Come fossi fra le braccia di chi mi ama con la perfezione di un santo.
   Adesso, prima di scrivere quello che ho scritto, ho preso la Bibbia e l’ho aperta a caso. Mi si è aperta all’incontrario. Pensi lei se era a caso! E, girato il libro nel senso giusto, vedo: Cap. 30 dell’Esodo: L’altare dei profumi.494
   Gesù mi dice: “Lascia aperto lì. È la lezione di oggi. Prima scrivi tu sui profumi che ti mando e poi parlerò Io su quelli che voglio tu mi mandi”. Ho scritto e attendo.
   Dice Gesù:
   «Ad ogni anima che mi ama Io dico: “Fai del tuo cuore un altare su cui profumi il tuo amore davanti alla mia Santità”. Ma ai miei prediletti do più minuto comando. Perché vi voglio perfetti. Lo voglio per amore e lo voglio per giustizia. Ogni dono esige un ricambio. Io vi ho dato oltre misura. Voi dovete darmi senza misura.
   Comprendimi come voglio tu sia, sotto la metafora dell’altare biblico.
   Come deve essere il tuo cuore: altare del profumo? Di materia preziosa all’interno e all’esterno e in ogni sua parte.
   Nel legno di setim è nascosto il significato della preziosità, dell’incorruttibilità, della resistenza e della leggerezza. Questo legno, prezioso per la sua poca quantità e per le sue doti, era dotato di queste qualità. Prezioso perché scarso e raro in tronchi tanto robusti da poter essere squadrato in blocchi di un metro di altezza per mezzo di lato. Incorruttibile all’azione dell’acqua e dei tarli per la sua durezza che aumentava più diveniva vecchio, come si faceva più prezioso il colore che dalla tinta di un giallo paglia carico diveniva piano piano sempre più scuro sino a parere nero come l’ebano. Resistentissimo perciò all’azione deleteria dell’umido e dei tarli, era particolarmente usato per quegli oggetti che per il loro uso si voleva fossero preservati da rapida usura. Gli oggetti sacri per primi. Nello stesso tempo era di un peso leggero più di altri legni, meno resistenti ma molto più pesanti. Atto perciò ad essere usato in oggetti che all’occorrenza dovevano essere trasportati a braccia per rispetto.
   Il tuo cuore deve essere così. Prezioso perché formato dall’amore e dall’unione con Dio e dalla generosità nell’amore. Incorruttibile all’azione deleteria del senso e della tentazione, dell’insidia satanica, i tre tarli dell’anima, perché l’amore generoso e l’unione rendono le fibre del cuore incorruttibili all’azione disgregatrice che viene dall’esterno. Come può entrare altro in un cuore che è pieno di Me? Come può entrare corruzione dove è saturazione di Colui che non ha mai conosciuto in eterno ciò che sia corruzione? Come può entrare Morte là dove ha dimora il Vivente?
   Durissimo, fortissimo, resistentissimo deve essere il tuo cuore. Un blocco su cui come ala di mosca inutilmente scorrono le forze avverse. Tu sei di Dio. Su ogni tua fibra è il mio sigillo. Nessun altro segno vi deve essere. Irrobustisciti sempre più nell’amore e nell’unione per rendere sempre più resistente il tuo cuore a tutto ciò che non è il tuo Dio.
   Leggerissimo sia nel contempo. Non imprigionato da nessuna radica di umanità, non appesantito da nessuna materialità, né da convenzioni meschine. Non avvilire mai il tuo spirito e la tua fede con piccinerie. Sono due cose celesti e devono esser conservate in atmosfera soprannaturale.
   Molto ti ho dato perché molto tu mi dia. Molto ti ho insegnato perché tu mi serva con sapienza. Non lo dimenticare. Come Io ti ho presa, te meschina, per portarti molto più su di dove non meritavi di venire, così tu devi con ogni studio evitare di scenderne, anzi devi con le tue forze di volo cercare di sempre più salire. Non avere paura di non essere capace. Io ci sono che veglio e aiuto. Tu mettivi tutta la tua volontà.
   Quadrato il tuo spirito come pietra angolare. Le virtù siano i lati e le facce di questo tuo spirito divenuto altare del profumo per Me. E si appoggi su base di sacrificio: questo il lato che posa al suolo. Sulla misera Terra che va salvata col sacrificio. Abbia i quattro lati che salgono fatti di temperanza, fortezza, giustizia e prudenza, e il lato superiore, quello opposto alla base, fatto di carità. La carità viene dal Cielo e tende al Cielo. La carità è pietra dell’altare sul quale si consumano le oblazioni in omaggio a Dio e in propiziazione dei fratelli. I due corni siano la speranza e la fede.
   E come si conviene alle tre teologali virtù e alla dignità dell’altare, sia tutto ricoperto d’oro finissimo. Ogni molecola dell’oro è data da un tuo atto d’amore e di sacrificio. Sacrificio e amore: l’amalgama prezioso che riveste di splendore l’altare del cuore. Tutto in oro deve essere ciò che ha attinenza a Dio. Il tuo olocausto, profumo gradito a Dio più di quello di tutti i fiori della Terra, deve essere offerto su utensile degno del Signore. L’oro, dunque, che l’uomo ha pervertito come metallo facendone strumento di delitto, ma che l’anima vuole, spiritualmente, possedere per offrirlo al culto di Dio.
   La cornice deve essere data dalla tua vigilanza che sorveglia sempre perché non si abbia ad affievolire il fuoco profumato del tuo amore. Gli anelli sono la tua buona volontà, le stanghe la tua prontezza a servire Iddio, lasciandoti portare dove Egli vuole.
   E terrai costantemente questo altare davanti a Me. Davanti all’Arca della Testimonianza di Dio che è il tuo Salvatore, Verbo del Signore velato da carne umana. Attraverso questo velo Io ti parlerò. Perché ancora devo usare mezzi atti alla tua condizione di vivente. Quando sarà il tempo della tua pace, allora parlerò al tuo spirito ed esso mi comprenderà unicamente col mirarsi nella luce del Cielo.
   “E Aronne brucerà sopra di esso un profumo”.
   Chi è Aronne? Ma Io! Io sono il tuo Sacerdote e Pontefice, ed Io sull’altare che tu mi hai preparato brucio mattina e sera il profumo di soave fragranza della tua immolazione d’amore. Mattina e sera, cioè sempre. Tu mi devi fornire questo incenso perché Io lo consumi. Per te, per i tuoi fratelli e per gloria di Dio, lasciati ardere.
   Vi sono in oriente piante di preziosi aromi, le quali più ne danno più sono ferite e scorticate dall’uomo. Se vengono lasciate senza ferite non hanno nulla di diverso dalle altre piante. Fronde verdi e scorza rugosa e senza profumo. Ma se il ferro apre ferite, ecco che, come lacrime spremute dal dolore, gocciano stille di balsami che servono per profumare gli oli e preservare dalla corruzione. E la pianta deve esser sempre ferita per dare, dare, dare sino alla sua morte. Se la lasciano stare, la ferita si rimargina e le preziose stille non gemono più.
   Medita e impara.
   Su questo altare nessun altro profumo o oblazione o vittima deve esser posta. Ma unicamente il profumo della tua carità, l’oblazione di te stessa, vittima offerta alla Carità divina per carità di tutti.
   “E una volta all’anno” è detto nell’Esodo “Aronne farà l’espiazione col sangue offerto per il peccato”. Ma Io ti dico: “E ogni volta che Io voglio farò col tuo sangue, spremuto e sparso sotto il coltello del Dolore, Io farò sacrificio di espiazione per i peccati del mondo”.
   Non ti lamentare. Io salgo ogni giorno, mille e mille volte al giorno, sull’altare per esser consumato. Non vi è minuto, non vi è secondo durante la giornata nelle sue 24 ore, nel quale non vi sia, in un punto del globo, un altare sul quale non splenda, elevata, l’Ostia innocente. Voi siete ancora per questo mio perpetuo e continuo olocausto; altrimenti da tempo l’ira del Padre vi avrebbe distrutti, perché il vostro male supera la pazienza infinita di Dio.
   Cosa dice il sacerdote all’altare? “Pro me et omni humano genere”. Questo è il pensiero del sacerdote mentre offre e immola. Anche il tuo: “Per me e per tutto l’umano genere Gesù si è immolato. Io pure per tutto l’umano genere mi immolo con Lui, in Lui, per Lui”. E ogni tua angoscia, ogni tuo tormento, che non è disperazione perché tu continui a sperare in Me, ma ha già sapore di disperazione tanto è aspro, pensa – e pensalo sempre, ogni volta che angoscia e tormento ti ardono e trapassano, ti stritolano e inchiodano con strumenti di fuoco – che servono a dare all’umano genere una grazia.
   Non è sterile spasimare. Non è neppure spasimare egoista che dia bene a te. È spasimo con cui comperi doni di grazia ai disgraziati che non sanno amare e pregare, o non lo sanno fare come va fatto. Perciò quando più spasimi di’ a te stessa: “Con questo si annullano delle vere disperazioni. Grazie, mio Dio, di usarmi per questo”.
   Va’ in pace, piccolo Giovanni. Dove è carità e amore là è Dio, ha detto495 il grande Giovanni. Perciò Io sono con te e tu con Dio perché hai compreso l’amore.»

[493] Padre Pio è P. Pio da Pietrelcina, il famoso cappuccino stimmatizzato di San Giovanni Rotondo (1887-1968), oggi santo. La scrittrice, che ne era devota, lo ha già menzionato il 13 maggio 1943.
[494] L’altare dei profumi è trattato in Esodo 30, 1-10.
[495] ha detto, sostanzialmente, in 1 Giovanni 4, 7-21.