MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 399


13 settembre 1944

   Dice Gesù:
   «Non è illusione del tuo occhio. Realmente tu vedi splendere sul volto agonizzante e sanguinoso del tuo Gesù del Getsemani quel sorriso che vi fiorì quando l’angelo di Dio portò, nella tenebra che mi avviluppava tutto, una luce soprasostanziale, la quale mi permise vedere, nei secoli futuri, i volti di coloro che mi avrebbero amato.
   Il calice di conforto, il metaforico calice dato dall’angelo592 al mio spirito attossicato del calice espiatorio, altro non fu che l’illuminazione futura di tutto il bene che avrebbe dato la mia morte, opposto a tutto il male che la mia morte non avrebbe vinto, e di tutti i cuori che mi avrebbero amato. Allora sulle lacrime fiorì un sorriso, sulle angosce scese una sicurezza. Il sacrificio, pur restando tremendo, diviene sopportabile quando si sa che è utile. Io ora lo sapevo. E sorridevo a questo sapere.
   Vedevo anche te, piccolo Giovanni… Ora ti mostro il sorriso d’allora per darti conforto.»
   Nota mia.
   Come già quindici giorni or sono, guardando la pagella di iscrizione fra i Servi di Maria che lei mi ha data, ho visto, sul volto di Gesù nell’Orto, fiorire un sorriso così bello, così bello! Il viso se ne fa luminoso. Par che dica: “Io son felice!” e sorrida ad un suo segreto interlocutore – forse il suo stesso io – al quale è dolce, come a compagno fedele, dire, dopo l’angoscia della persuasione di tanto inutile sacrificio, la pace della persuasione dell’utilità del sacrificio.
   Ed io, guardandolo, mi dicevo: “Che scherzi che fa la vista! Guarda qui se devo vedere Gesù sorridere in questo momento d’agonia!”. Ma vede cosa risponde Gesù? Non mi sono ingannata, allora!
   Sia benedetto per quel sorriso, perché… non ne posso proprio più… e se dicessi tutto quello che mi urla dentro… disubbidirei a lei e al consiglio della Mamma593. Perciò taccio. Ma tacere non vuol dire strozzare quelle voci. Non si possono strozzare perché ogni minuto, con le sue sofferenze fisiche, con il suo vuoto morale, con la necessità sempre più forte di avere lei presso il mio morire, le fa rinascere.
   Ah! Signore!…

[592] angelo, stando a Luca 22, 43.
[593] consiglio della Mamma dell’11 agosto sulla “perfezione del distacco”.