MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 392


25 agosto 1944

   Niente dettato o visione oggi. È venerdì e anche questa volta è Gesù che ci pensa a farmelo fare questo quarto venerdì del­l’Addolorata.
   I frutti da ricavare dalla considerazione del quarto dolore sono la pazienza nelle tribolazioni per imitare il Paziente curvo sotto la sua croce, vita senza colpe per non aumentare il peso al Suppliziato e il dolore della Madre per quel peso, e affetto di compassione per Gesù e Maria.
   Da ieri, subito dopo la terza visione e dettato del ciclo del­l’infanzia di Maria, scritta già con molta fatica per il soffrire fisico che si fa sempre più acuto, e per il caldo tropicale e per gli effetti del caldo sui miei mali, ho proprio avuto da esercitare la pazienza nelle tribolazioni. Avevo sete di cose gelate per il mio sangue che voleva rompere le vene, e l’acqua m’era fuoco; avevo bisogno di silenzio per la testa che batteva come una campana, e c’era un continuo baccano; avrei avuto bisogno di non pensare… e pensavo che era un anno che avevo visto578 uscire di stanza mamma e non più rientrare. E dietro questo pensiero tutto il rosario degli altri, delle preoccupazioni, della segregazione in questo… chiamiamolo solo: paese, tenendoci in cuore l’aggettivo che io gli applico istintivamente. La febbre era tanto alta che mi dava sensazioni di delirio. Vedevo ombre mostruose e sentivo cose strane. Ho persino sentito suonare a morto, come per funerale solenne, le campane di Viareggio. Ma sa come le sentivo bene le voci di S. Paolino e S. Andrea?! Ho detto a Marta: “Ma che hanno queste campane che suonano a morto?”. Nessuna risposta perché, essendo le due di notte, Marta dormiva beatamente.
   Oggi è come ieri… Pazienza! Si capisce che il pomeriggio di giovedì e il venerdì li devo passare a questo modo. Pare impossibile – non è vero? – che con la dolcezza di quella visione così soave della felicità materna di S. Anna e con l’armonia del suo canto che mi suona dentro, io possa soffrire tanto. Ma è così. Non perdo il ricordo della gaudiosa scena vista, ma è l’ora di soffrire e soffro.
   Sono i giorni e le ore in cui leggo e rileggo le mie litanie sulla bontà e, ora, anche la preghiera che mi ha dettata il 19 c.m. Gesù. Se non credessi che queste due preghiere sono una vera verità, tutta verità, ci sarebbe da sentirsi impazzire constatando come sono trattata da Gesù. Ma so perché mi tratta così e perciò sto quieta. Mi basta che non si nasconda più come in aprile. Quello non lo sopporto.
   [In data 26 e 27 agosto è stato scritto, sul quaderno “tutto nuovo”, il capitolo 5 dell’opera L’EVANGELO]

[578] avevo vistomamma…, come ha già scritto il 9 agosto, dopo il “dettato”. Ricorda la morte dei genitori nello scritto che segue al “dettato” del 21 giugno.