MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 394


29 agosto 1944

   Ricevo una lettera di P. Migliorini dentro una di P. Pennoni581 e vedo che le mie angosce non erano infondate. Ne ho consolazione e pena. Quando finirà questa agonia?
   Mi viene detto: “Vedi che è stato bene non essere a Camaiore? Se eri là…”. Ma rispondo: “Morire stilla a stilla con sofferenze quali io ho qui per clima, e acqua, e cibo, ecc. ecc., e per desolazione per la mancanza di quello che con la sua parola è la mia pace dopo Gesù, non è peggio che morire in una sola volta?”.
   Come si vede che non è capita la mia tragedia più vera! La nostalgia di un ambiente e di una vicinanza, ultranecessari al mio caso speciale, mi consuma più della febbre, ma si dice: “È stato bene non esser là”. Per me è male. Sono soggetta ad un logoramento triplo, decuplo di quanto avrei avuto là, per la lontananza da casa e per la fatica della mia missione. Ma ancora e sempre non si capisce in pieno il mio caso.
   Credo comprendere quale è il 4° voto di P. Pennoni. È quello di cui vi è maggior necessità nel mondo, che non sarà reso alla quiete – non parlo neppure di gioia, dico solo quiete – con l’odio e l’intransigenza, ma col sacrificio di molti, perché gli altri infiniti imparino a guardare l’amore. Guardare sarebbe già qual­cosa… e ora non sanno fare neppure questo.
   Ricordo una lontana visione invernale582 della Madonna vestita a lutto che scansa fiori sporchi e ne coglie di spezzati e mi dice: “Sono anime sacerdotali martiri o colpevoli di eresie politiche e umane”. Le due lettere ricevute parlano di persecuzioni ai sa­cerdoti buoni e di assenteismo colpevole di sacerdoti spenti nella loro fiamma, prima tappa verso l’eresia sacerdotale. E dentro mi suonano tutte le parole di Gesù ai sacerdoti…
   Nella notte, ecco, risento le campane a morto. Sono le ore 1,30, sono seduta sul letto e dico la corona delle sette allegrezze583 di Maria. Ben sveglia e con 37,5, temperatura perciò che non può darmi delirio essendo la più bassa che io ho. Ma le campane ci sono, le sento a sinistra, ben nette e distinte nei loro tocchi funebri, ripetuti per tre volte.
   Che vorranno dirmi? La mia morte? Non ne ho altro ribrezzo che questo: morire qui e senza il mio Padre spirituale.
   [Nello stesso giorno è stato scritto, sul quaderno “tutto nuovo”, il capitolo 7 dell’opera L’EVANGELO, seguìto, con date del 30 e 31 agosto e del 2 settembre, dai capitoli 8, 9 e 10 della stessa opera]

[581] P. Pennoni è P. Pietro M. Pennoni, anch’egli dei Servi di Maria (ma in seguito uscirà dall’Ordine) del Convento di Viareggio, il cui Priore era Padre Migliorini. Il successivo accenno a Camaiore rimarca il dolore della scrittrice per non esserle stato concesso di andare come sfollata a Camaiore anziché a Sant’Andrea di Còmpito. La nostra nota sullo sfollamento è al 24 aprile.
[582] lontana visione invernale, del 17 dicembre 1943.
[583] sette allegrezze, illustrate nel “dettato” di Maria Ss. del 13 maggio.