MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 403


18 settembre 1944

   Penso che quest’anno ho perso le assoluzioni e benedizioni generali francescane e servite della Natività di Maria Ss., del­l’Addolorata e delle Stimmate di S. Francesco, e me ne rammarico.
   Ed ecco che Gesù mi dice:
   «E tutto quello che da Me fluisce su te non avrà potere di assoluzione e benedizione? Come una pioggia di grazia fluisce la parola e l’amore dalle mie labbra, dal mio cuore, dalle mie mani su te. Ne sei tutta irrorata, o mia violetta della Croce.
   Ti do la mia carità. Ti ho detto603 che la più grande delle indulgenze è quella della carità che copre la moltitudine dei peccati. Per tutti i cristiani. I quali, però, devono fare un atto di fede continua e di carità continua per credere di poter godere di questa indulgenza e per meritarla. Ma tu! Tu hai davanti il tuo Signore che ti ama, ne odi la parola che ti assicura del suo amore. Non hai che stargli di fronte, amando, per esser certa che l’indulgenza totale scende su te di minuto in minuto e ti fa monda.
   Amarmi è facilissimo per chi mi ha così. Non è vero? Or dunque, di che ti rammarichi?
   Io voglio che tu umilmente segua la via comune e ti rivolga ai miei ministri per averne quelle indulgenze e assoluzioni che ho deferito a loro di dare in mio nome. Ma quando qualche motivo ti preclude questo mezzo, non te ne affliggere. Hai il desiderio di averle, umilmente riconoscendo i tuoi bisogni di povera creatura. Il desiderio sincero, lo sai, ha quasi valore di realtà e talora lo ha del tutto.
   E poi hai Me. Il tuo Dio, il tuo Gesù, il tuo Maestro, il tuo Amore. Questo tuo Dio, questo tuo Gesù e Maestro e Amore, è Sacerdote eterno, generato tale dal Padre. È il Sacerdote dei sa­cerdoti. Ogni bene spirituale che viene a voi della Terra scende dalla mia cattedra di Pontefice supremo.
   Io sono che opero, Io sono che applico, Io sono che dono. Io sono: Gesù, Dio Figlio di Dio, Redentore del mondo. Io. Dal mio petto aperto, dalle mie membra frante e forate da flagelli, spine e chiodi, dal mio cuore spezzato da un delirio di amore per voi, viene ciò che monda: il Sangue e l’Amore. Io sono che regno. Io sono che amo. Io sono che assolvo. Io, al quale il Padre ha deferito ogni giudizio.
   E tu hai Me. Stai dunque lieta. Ecco: Io alzo la mia mano trafitta e ti benedico e assolvo, mia piccola voce. Ti assolvo e benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.»

[603] Ti ho detto, al termine del “dettato” del 4 agosto. L’appellativo di “violetta della Croce” ha avuto origine dalla “visione mentale” descritta il 22 aprile 1943, il primo degli scritti dei Quaderni.